Cin cin Cincinnato!

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di Umberto

cincinnato

 

Brindiamo innanzitutto alla memoria di Cincinnato, nato nel 520 a. C., il quale fu uno strenue difensore delle tradizioni dell’antica Repubblica Romana, che basava le sue fondamenta soprattutto sul valore militare, l’attaccamento alla Patria, l’onestà e la serietà dei costumi. Stanco del conflitto tra patrizi e plebei preferì ritirarsi in campagna per fare il contadino. Contadino sì ma dotato di spiccato acume, non tanto politico, quanto organizzativo e militare. Cincinnato era un tecnico o un politico? Era soprattutto un tecnico, più precisamente un “tecnico militare”. A quell’epoca erano importanti gli strateghi militari, a differenza di oggi dove dettano legge banchieri ed economisti. Era in corso una preoccupante guerra tra Roma e gli Equi. Il Senato inviò i suoi messi da Cincinnato, il quale accettò la nomina a dittatore, così come previsto dalla Repubblica nelle situazioni di grave emergenza, con pieni poteri per un massimo di sei mesi. Ripose la zappa nel fienile, coordinò le operazioni militari, non prima di aver sospeso ogni attività legislativa e giudiziaria. Nel giro di sedici giorni (e non di sei mesi) sconfisse i nemici e ritornò a Roma attraversando il Tevere su una barca noleggiata a spese della Repubblica, senza grande accoglienza da parte della plebe che temeva una durata sine die della carica dittatoriale e, infine, fece ritorno al suo campicello, senza volere né onori né ricompense, felice per il dovere compiuto e per aver salvato la città, senza interesse alcuno verso il potere, inteso come servizio. L’immagine che i Romani volevano dare di sé era proprio quella di uomini capaci, integerrimi, votati alla causa pubblica ma pronti a rientrare nel privato ove fossero in là con gli anni, improduttivi o immorali. Parecchi dei nostri politici dovrebbero prendere esempio da costui, da Cincinnato e andare a… mi si perdoni… zzappà’ la terra!

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