Al suo interno una cripta
romanica ben conservata
Tra le abbazie documentate dalla Fondazione Carima c’è, inserita nel piccolo abitato di Macchie, a pochi chilometri da San Ginesio, l’antica Santa Maria Macularum che apparteneva a un’abazia benedettina, il cui anno di fondazione, per l’ampio uso di materiale romano nella cripta, può essere ascrivibile tra l’ottavo e il nono secolo. 
Nel 1658, il cardinale Pallotta promosse per esigenze abitative il restauro dell’intero complesso che determinò il quasi totale rifacimento della chiesa e una integrale ristrutturazione dell’abazia. Attualmente è a navata unica con presbiterio sopraelevato suddiviso in tre parti da ampi archi. La scalinata immette alla parte superiore e la centralità è tutta del Cristo che, inserito nel contorno di un arco, domina la scena sotto una 
volta stellata dove campeggiano due raffigurazioni avvolte in ampi drappeggi. Ai lati due altari decorati a motivi floreali e marmorizzati. Nella sagrestia sono esposti un bel Crocifisso ligneo e una Madonna del latte da restaurare. La cripta, ben conservata, esprime i valori stilistici dell’architettura romanica; è absidata e si articola in sette piccole navate, coperte da volte a crociera con sesto leggermente rialzato impostate su 
colonnine, per lo più in laterizio, con capitelli a forma a tronco di cono con smussature angolari, privi di decorazione, eccetto due a motivi vegetali e animali. Un capitello, montato a rovescio, è identificato come un òmphalos decorato a rilievo con due sfingi. La presenza di materiale di epoca romana, evidente nei capitelli di tipo ionico e nelle colonnine a fusto marmoreo che circondano l’altare, una delle quali recante 
una iscrizione a lode di Costanzo II, conferisce grande preziosità e sacralità all’ambiente. La cripta denota una grande perizia costruttiva.
F.Pallocchini
