La storia di Macerata a piccole dosi, XXIV puntata

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Liberamente tratta da “Storia di Macerata”,

origini e vicende politiche

di Adversi, Cecchi, Paci

 

Gravi intromissioni nell’amministrazione della città

 

Indebolimento politico dei Comuni

Le guerre antiturche e la lotta contro il banditismo fiaccarono economicamente i Comuni causandone l’indebolimento politico. Cercarono di mantenere i loro diritti e privilegi ma il Governo gradualmente glieli ridusse. Macerata, sede della legazione, risentì più degli altri di questo fenomeno. L’accentramento dei poteri si verificò a danno del Consiglio Generale da parte dei Consigli di Credenza e di Riformanza ma più grave fu l’intromissione governativa nell’amministrazione della città.

La successione dei Governatori

1558 – Il Governatore Cesare Brancaccio s’interessò ai lavori pubblici, alla viabilità interna ordinando di aprire una nuova strada e valorizzò l’Università. Il suo successore Loreto Lauri proibì ai Potestà di allontanarsi dal Comune senza il suo permesso.

1560 – Breve e scarno fu il governo di Giovanni Campeggio, vescovo di Bologna; il cardinale Cristoforo Madruzzo dimorò poco in città ma s’interessò della viabilità interna e fu apprezzato dai maceratesi che fecero scolpire il suo stemma sul pozzo di San Giorgio, sull’orologio e sugli architravi delle finestre del palazzo apostolico ma nel 1562 il cardinale Madruzzo impose la nomina a Consigliere di Credenza del suo medico Modestino Cassini.. Il suo vicelegato, Cesare Gambara, stampò i “Bandi Generali”, e si occupò anche lui della viabilità interna poi impose d’autorità la sua presenza in alcune sedute consiliari e il Consiglio, nonostante 7 voti contrari, lo dovette eleggere “protettore della città” insieme con il suo luogotenente Ferrante Ferri da Ascoli.

1563 – Al Gambara si “offrì” il 25% dei proventi giudiziari per il restauro del salone del Palazzo Apostolico; scarso rilievo ebbero i governi di Michelangelo Sorbolongo da Fossombrone e di Vincenzo Portico da Lucca.

1564 – Fu nominato Legato della Marca il nipote di Pio IV, il mondano e poco colto cardinale Mark Sittich von Hohenems o Altemps; nel 1566 divenne Governatore Vincenzo Portico, già vicelegato dell’Hohenems, che apportò innovazioni al Palazzo Apostolico.

1567 – Gli successe Alessandro Pallantieri che sistemò le strade e lottò contro il banditismo. Lese anche le preroga-tive della città convalidando, nonostante il voto contrario del Consiglio, la legge suntuaria e pubblicando gli “Ordines et decreta super magistratibus et conciliis in qualibet civitate terra et loco provinciae observanda”.

1569 – Il Governatore Giangirolamo Albani rafforzò l’autorità governativa a danno del Comune attraverso dei Bandi Generali ma si rese anche benemerito per la fabbrica di Santa Maria delle Vergini e per rilevanti lavori stradali. Durante il suo governo furono separati da Fermo e uniti alla Marca i castelli di Petriolo e di Torre di Palme.

1570 – Fu la volta del maceratese, oriundo fiorentino, Lorenzo Lenzi Vescovo di Fermo che vide passare Campofilone da Fermo alla Marca.

1571 – Per favorire un governo oligarchico, il Vescovo di Conversano Romolo Valenti stabilì che il Consiglio di Credenza potesse riunirsi anche con pochi consiglieri.

1575 – Fu nominato governatore Filippo Sega Vescovo di Ripatransone che volle la redazione di un documento amministrativo basilare: il bilancio.

1577 – Giunse il severo Monte Valenti che ordinò di restaurare il Palazzo Apostolico al Comune il quale impose una tassa di 1500 scudi. Gli succedette Nicolò Aragonia che ordinò una statistica della popolazione e la denuncia dei redditi; regolò pure le successioni nel Consiglio di Credenza entrando nel merito del governo cittadino.

1579 – Il Cardinale Buoncompagni faceva ammettere nel Consiglio un “fuori quota” scatenando una lite con i maceratesi che durò fino al 1580 (e oltre), quando il nuovo Governatore Francesco Biandrata dei Conti di Sangiorgio disapprovò questa forzatura.

1581 – Dopo la parentesi del Cardinale Alessandro Sforza che finì avvelenato in una congiura, toccò a Fabio Mirto Frangipane, arcivescovo di Nazareth che durò poco, tanto che nello stesso anno fu la volta del cardinale Marcantonio Colonna il quale stabilì la sua residenza a Recanati.

1583 – Fu nominato Hieronimo Bovio, Vescovo di Camerino, che “fece benigno governare”; gli successe Marsilio Landriano, un milanese rigoroso che favorì l’ampliamento del palazzo legatizio.

1585 – Fu la volta del napoletano Alfonso Gesualdo che dette disposizioni per l’annona e si preoccupò di raccomandare persone affinché entrassero in Consiglio, suscitando le proteste dei maceratesi subito zittite. Lasciò il posto al vicelegato Muzio Passamonti, fiacco e poco esperto, il quale venne sostituito nel 1587 da Giulio Schiaffinato che “fece bon governo; non fece troppa justitia de homini ma più presto se portò piacevolmente che con rigore”, però favorì una grave intrusione nel governo della città con l’invio di un visitatore apostolico per la revisione dello stato economico del Comune.

1588 – In sua vece venne Ottavio Bandini, fiorentino, e il Comune fu costretto a sottostare ad altre intrusioni e imposizioni; nel 1590 arrivò Domenico Grimaldi Arcivesco d’Avignone” che forzò l’aggregazione al Consiglio di Ercolani e di Pompeo Floriani, cari a Sisto V e al cardinale Peretti.

1591 – Prese possesso della legazione il cardinale Benedetto Giustiniani: “Arrivò de nocte accompagnato da gran numero de torce et de gente”.

 

In questo periodo il Consiglio reagì contro le forzose aggregazioni di nobili e deliberò che i Riformatori non potessero concedere cittadinanza né posti in Consiglio di Credenza senza l’autorizzazione del Consiglio Generale. Si stabilì di fare un “libro d’oro” delle famiglie nobili, di portare a 5 i Priori dei quali il primo era “Cancelliere”.

continua

 

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