L’ orologio del ‘500

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Tratto da Macerata tra storia e storie

di Fernando Pallocchini

 torre-civica 1

Piazza Libertà: l’orologio della torre civica oggi

 

A questo punto vi narriamo la storia di questo straordinario orologio cinquecentesco, un vero capolavoro, un unicum mondiale che i maceratesi sperano di rivedere quanto prima, restaurato, di nuovo al suo posto originario.

 

L’avventura dell’orologio cominciò con la stipula di un contratto nel 1569… “Iulium de Raineriis, magnum et artifice fabrica novi horologii, avendo inteso che la Comunità di Macerata intende fare un horologio nella torre di piazza. torre-civicaPerò desiderando loro far cosa grata e lasciare memoria in città come essi, e suo padre mentre visse, hanno lasciato nei principali luoghi d’Italia e specialmente in Venezia, dove si trova fabbricato da detto loro padre l’horologio di S. Marco che è il più bello di tutta Italia. Si offeriscono di fare un horologio che è rara cosa in Lombardia non solo ma in tutta Italia. Non solo batterà et ribatterà l’hora, ma dimostrerà nelli suoi determinati tempi tutti li dodici Pianeti, il crescimento et scemamento di Luna con li gradi del Sole, et Luna, et nel battere ciascuna hora un Uccello di rame, o ottone chiamato Cesare batterà il becco in un piccolo campanino, al quale segno uscirà da una parte avanti la sfera di detto horologio dove si farrà una immagine della Madonna, primieramente un Angelo di legno ben fabricato, et dorato il quale nel’uscire sonarà la tromba, et avanti la immagine della Madonna se inchinerà, et de poi compariranno parimenti in giro li tre Maggi che avanti la Madonna se inchineranno, et se caveranno le corone che porteranno in testa, et da poi subito batterà l’hora, et rebatterà l’altra in un’altra campana di differente sono, et ancora che horologio di tanta importanza non si potesse fare se non con grandissima spesa di materia, ferri, et magistero, si offeriscono di fabricarlo in un anno per solo pregio di scudi 300 d’oro de quali per hora si contentano recevere solo scudi 50 per prepararsi de ferri et farlo sgrossare in Brescia…”. I Ranieri iniziarono immediatamente i lavori, mentre gli artigiani provvedevano all’ornamentazione e all’allocamento dell’opera. La rifinitura esterna all’orologio comprendente le parti in pietra fu eseguita da Angelo da Cingoli, autore anche dei colossali mascheroni, forse su disegno dei Ranieri stessi, entro il 1569. Così pure le statue lignee che vennero scolpite in Reggio Emilia, mentre i segni zodiacali vennero sbalzati, in rame, da Maestro Valerio da Atri. L’orologio fu posizionato alla fine del 1570. I Ranieri, che nel frattempo avevano costruito un orologio per la vicina Montolmo (ora Corridonia) e un meccanismo simile per la particolare torre-civicachiesa di San Salvatore (sconsacrata alla fine del ‘700), vennero liquidati solo nel 1588. La manutenzione nei primi decenni venne affidata a uno dei Ranieri che, però, impazzì. Poi passò a elementi locali come Pier Paolo Ciuffetti (1643) che, in quell’epoca, costruì un orologio per il campanile del Duomo. Addirittura un tedesco, tal Prezner, continuò in questo incarico nei primi decenni del ‘700; fu sostituito dal 1751 da Nicolò Paccamiccio o, meglio, Pagamici, che fu anche argentiere. I danni maggiori tuttavia furono arrecati dai giacobini che, nel 1799, manomisero il meccanismo per cui il “giro” dell’Angelo e dei Magi divenne aleatorio. Nonostante un restauro eseguito nel 1821 da Luigi Venturelli, e una sistemazione dei Magi, avvenuta nel 1846, l’orologio si fermò definitivamente nel 1855. Nel 1871 Mariano Trivellini, che aveva costruito l’orologio della chiesa romana di San Paolo fuori le mura, provò a ripararlo con poco successo, tanto che in città si canticchiava l’ironica strofetta “Lu reloju de Truillì / non vo’ jì, non vo’ jì / e per fallu caminà’ / ce vòle Sa’ Gnulià!” Una minuziosa descrizione è, nel 1885, a tre anni dal suo smontaggio dalla torre, del conte Giuseppe Pallotta: “Quest’orologio, collocato a mezz’altezza della base della Torre, formava il più bell’ornamento. La sua mostra architettata con fine gusto d’arte era appariscente ancora per la diversità dei marmi impiegativi. Fra due pilastri, sostenuti da una base ed una cornice, era racchiusa la sfera con i 24 numeri delle ore, lavorati in metallo dorato. Il fondo del quadrante era di rame, formato di più circoli concentrici e mobili, nei quali a rilievo erano disposti i segni dello Zodiaco dorati. La luna dipinta in chiaro compiva il suo giro intorno al sole che, in forma di paffuto mascherone con raggi d’oro, occupava il centro della sfera. Un ago di metallo dorato, che aveva il suo perno nella bocca pel sole, segnava le ore. Al di sopra, in alto compiva la decorazione un ornato che rappresentava la Vergine con il Bambino ed ai lati due nicchi dai quali uscivano e rientravano l’Angelo ed i Magi in atto di fare l’adorazione ad ogni scatto dell’ora. La Vergine stava seduta in lapide-v.emanueletrono sorretto da una mensola. Era dipinta al naturale con le vesti a lei proprie e la corona dorata in testa. L’Angelo in bianca veste e con ali d’oro era in atteggiamenti di suonare un’aurea tromba. I Magi dipinti in ricco costume orientale portavano in mano i vasi delle offerte. Questa macchina per imperizia dei moderatori venne di mano in mano deteriorando; il meccanismo non agiva più, ovvero agiva malamente, fino a che cessò di funzionare. Per la fama goduta quest’orologio, come dei più perfetti e speciali, anche in paesi lontani, i forastieri che fino agli ultimi tempi passavano per Macerata, si fermavano innanzi alla torre per attendere il suono dell’ora e veder passare i Magi; ma ne partivano disillusi perché quelle statue non si muovevano più”.

continua

 

Foto di Cinzia Zanconi

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