La storia di Macerata a piccole dosi, XLII puntata

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Liberamente tratta da “Storia di Macerata”,

origini e vicende politiche

di Adversi, Cecchi, Paci

 

Nuove dottrine politiche

 

Macerata scivola lenta verso l’anonimato

Ormai il ruolo politico di Macerata nelle Marche è inconsistente. La città riecheggia le pulsioni politiche nazionali fatte di socialismo, di clericali, di repubblicani e di radicali; in appoggio alle correnti nascono (e muoiono presto) pubblicazioni di parte, Associazioni e Circoli cattolici, comitati parrocchiali. I partiti non sono seriamente organizzati: c’è di tutto e ben confuso. Un fremito si ebbe nel gennaio del 1898 quando i maceratesi si levarono in tumulto, ma non fu per questioni meramente politiche bensì per un grave, quanto banale, aumento del prezzo del pane.

 

Il primo “inciucio” andò male

Alle elezioni amministrative del 1899 erano presenti più correnti politiche: socialisti, clericali, moderati e radicali. Per poter eleggere il Sindaco si fecero degli apparentamenti ambigui, infatti i clerico-moderati strinsero alleanza con i radicali pur di battere i socialisti. E così accadde che questi ultimi uscirono sconfitti dalla tornata elettorale a vantaggio dei primi che videro eletto il loro candidato a Sindaco, il Giorgini. Costui tuttavia non accettò la nomina ottenuta grazie a un “inciucio” e si dovettero rifare le elezioni nel gennaio del 1900. Altri tempi, oggi in politica accade di tutto e di più, anche nelle nostre Marche dove partiti politici in una zona si alleano con alcuni e in quella immediatamente prossima con gli oppositori di questi: un caos. Tornando alla elezione accadde che all’interno dei partiti popolari ci furono divergenze e ne trassero profitto i clericali che vinsero da soli.

 

Le prime “incoerenze”

Ancora nel 1900, in seguito alla morte del deputato Co-sta, i radicali e i socialisti, dopo un momento d’incertezza, proposero una candidatura eccellente, quella di Maffeo Pantaleoni, economista e uomo molto in vista. I moderati presentarono come candidato il marchese Sesto Ciccolini. Il 18 marzo le urne dettero una vittoria schiacciante ai partiti popolari e al loro Maffeo Pantaleoni. A Roma l’ostruzionismo socialista riuscì a far sciogliere le Camere per cui si dovette ricorrere a nuove elezioni. Dalla consultazione popolare (dal 1882 avevano diritto al voto tutti coloro che sapevano leggere e scrivere) del 3 giugno uscì di nuovo vincente Maffeo Pantaleoni che, poco dopo, iniziò a dare dispiaceri ai suoi elettori. Infatti, pronunciando un discorso a Bologna “cadde in idee e apprezzamenti errati, specie nei riguardi del partito Socialista”. Rinfocolò la dose in un successivo intervento alla Camera quando affermò che “solo i socialisti possono essere contrari alla libera concorrenza”. In questo periodo nascevano a Macerata l’Unione monarchica liberale (giornale ufficiale “L’Unione”) e una sezione del partito Radicale (giornale ufficiale “Il Risveglio”).

 

Come cade un Consiglio comunale

Il primo maggio del 1901 accadde un fatto che determinò la caduta del Consiglio comunale. Un anarchico parlò contro l’organizzazione operaia: si originarono dissensi e una mischia furibonda per un corteo pubblico non autorizzato per cui dovette intervenire pesantemente la forza pubblica. Il Consiglio, dominato dai clericali ma sistematicamente disertato dalla minoranza, si dimise e le nuove elezioni dettero la maggioranza ai radicali.

 

Le prime “contrapposizioni”

In questo periodo si cominciò a delineare la lotta tra i democratici cristiani e i socialisti. I primi, definiti dall’organo socialista “seminatori di zizzania”, costituirono un “Centro di studi sociali” e fondarono una “Unione rurale cattolica”; i secondi per non essere da meno contrapposero una “Lega di miglioramento”. Il 31 agosto i socialisti organizzarono un “Congresso operaio marchigiano” e il 20 ottobre i democristiani dettero vita a una “Riunione di contadini”.

continua

 

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