VIA FRANCESCO CRISPI

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Tratto da Macerata tra storia e storie

di Fernando Pallocchini

Via Crispi
Via Crispi

Immediatamente sotto vicolo Cassini si snoda via Crispi, ulteriore “sfoja de la cipolla” detta anche dai vecchi maceratesi la via “de li frustati” e continuiamo, passeggiando, a scoprire altre vie, altre storie e personaggi noti e meno noti…

 

Via Crispi nasce dopo il 1400 a ridosso delle casupole di vicolo Cassini quando, per volere del capitano di ventura Francesco Sforza, Macerata viene cinta dai bastioni progettati dal Bevilacqua da Sanseverino. Da questa parte la fortificazione ingloba, oltre la piazza del mercato, anche il dirupo che viene spianato e la terra è addossata al muraglione andando a costituire i futuri orti del “vicolo degli orti”. Sulla spianata così realizzata sorge una fila di case di media grandezza. Dapprima la via fu chiamata “Strada dell’Incoronata” dalla chiesa di “Santa Maria Incoronata”, odierna di San Liberato. Con una serie di demolizioni successive la via comunica con il “Borgo vecchio”, oggi via Mozzi. Data la sua posizione via Francesco Crispi per lungo tempo ha avuto una vocazione ecclesiastica finalizzata a “percorso di

Via Crispi
Via Crispi

processioni”, solo negli ultimi tempi l’usanza è divenuta saltuaria per, infine, cessare. Nel 1400 la chiesa di S. Maria della Porta ospitava la congregazione dei “Flagellanti” e tutte le processioni religiose che partivano da qui, per il famoso detto popolare che “tutte le processioni rientrano per la porta da cui sono uscite”, qui rientravano, passando in via Crispi. I “Flagellanti”, per fare penitenza, in processione procedevano uno dietro l’altro, flagellandosi e, ben presto, la via fu rinominata dai maceratesi “de li frustati”. Particolarità voleva che l’ultimo della fila fustigasse e mai venisse fustigato: avranno fatto a turno per occupare quel posto? Ancora nel ‘700 la tradizione era tenuta in vita, solo nel Venerdì Santo, dalla Confraternita del Suffragio. Fino a 30 anni fa c’era la processione del Venerdì Santo con tutte le finestre ornate da drappi rossi, luminarie e petali di rose lanciati sui partecipanti. Oggi via Crispi è una tranquilla strada del Centro Storico con il flusso automobilistico devitalizzato, le case procedono in una lunga e unica soluzione, senza interruzioni e, stilisticamente, hanno una sobria e dignitosa eleganza che permette di mascherare bene l’età avanzata. Molte sono abitate da maceratesi di lungo corso, alcune ospitano extracomunitari e tante sono state riadattate per gli studenti . Quasi una “via dormitorio” nel senso che è sprovvista di ampi locali a piano terra destinati al commercio: solo piccole botteghe artigiane delle quali resta il ricordo essendo ormai del tutto scomparse. Solo alla fine, verso piazza Mazzini, troviamo un caratteristico ristorantino, la “Taverna di San Giuliano”; un circolo per anziani intimo e suggestivo sotto le volte ad arco. Fino a qualche anno fa, all’altezza di Piaggia della Biblioteca, le menti più fantasiose avrebbero udito il calpestìo nervoso di cavalli in attesa di uscire dalle stalle… siamo vicini alle sale a pianoterra del Palazzo dell’Antico Collegio dei Gesuiti dove c’era il Museo della Carrozza, una collezione oggi a Palazzo Buonaccorsi: ecco, le porte si spalancano ed esce, tirata da tre cavalli, una carrozza sportiva del 1880, una Ferrari (non Enzo ma Enrico) Grand Break de Chasse, elegantissima, sedili in cinghiale, corpo nero e ruote rosse, fanali grandi, rotondi, con camino a forma di pagoda. Le ruote rumoreggiano sull’acciottolato, la sagoma scompare in lontananza ed ecco apparire una Spider Phaeton costruita a Parigi, dalla ditta Vantelut, poi è la volta di una bassa Jardinière, adatta per portare le signore a fare un giro nel parco, subito dopo sfila un calessino elegantissimo trainato da un solo cavallo. Infine, maestosa, una Berlina tutta nera, l’interno ornato da cuscini in seta, usata per le lunghe percorrenze, una carrozza riservata alle Case Regnanti o alle grandi casate. Dove andrà così misteriosa… nella intrigante Roma papalina?

continua

 

Foto di Cinzia Zanconi

 

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