Furbetti italioti

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Lei deve smettere di battere moneta” queste parole furono pronunciate dal cancelliere tedesco Helmuth Smith al nostro primo ministro allora in carica. Il cancelliere aveva centrato in pieno il sistema posto in atto del debito pubblico. Da ottimo economista e da onesto uomo di Stato, aveva compreso alla perfezione dove volevano arrivare i nostri politici. Le intenzioni erano più che palesi. L’inflazione della moneta registrava il 22% e furbescamente si emettevano buoni del tesoro al 12% di interesse. Rimaneva una differenza del 10% che costituiva la perdita di potere di acquisto della divisa che colpiva il povero risparmiatore. Autentico balzello che per anni aveva soffocato vere risorse economiche. Il debito pubblico, non sempre ma spesso, è servito ai nostri politici a far apparire un benessere puramente fittizio, ipocritamente falso. Siamo all’inizio e già si scoprivano molte intenzioni. Ogni mese “i portaborse” si recavano a Milano dai petrolieri a riscuotere regalie per le quali tre pretori genovesi sollevarono l’irregolarità. Furono subito redarguiti quali “pretori d’assalto”. Uno di questi, Adriano Sansa, ora giudice. Quel denaro fu giustificato così: “Non serviva per noi ma per il partito”. Non del tutto così. In animo e nelle intenzioni per un verso o per un altro, molto è venuto a galla. L’attore Alighiero Noschese, una sera in tv, in una sala ove l’argomento era politico, si sollevò da dove si trovava, figurando di essere il primo ministro, con la sedia attaccata al sedere. Chiarissima allusione confermata più tardi: questo tale, per approvvigionarsi i voti, pose in atto le pensioni baby a favore dei dipendenti del Ministero della pubblica istruzione e, non ad altri, concesse lire 500 in più nello stipendio mensile. Le due forme garantivano migliaia di voti. Tutti appagati, tutti contenti. Non è finita, bisognava attingere anche altrove. Per esempio la Cassa del Mezzogiorno, dai costi esorbitanti, il terremoto del Belice, non una casa è stata ricostruita e non è mancata una sbirciatina alla mafia. Il procuratore Caselli affermò che quel signore non era stato assolto per quel reato ma perché il reato era ormai caduto in prescrizione. Altro “signore” in carica, dall’eterno sorriso, studiò costantemente l’arricchimento proprio con leggi ad hoc, ad personam  e altri sistemi tendenti al proprio vantaggio, non esclusi quelli di servirsi di brillanti professionisti come Indro Montanelli ed Enzo Biagi, ai quali uno alla volta, propose la direzione del proprio giornale, lusingandoli con compensi da sogno, purché avessero accettato di fare da megafono, non tanto alle sue proposte, quanto alle sue disposizioni. Tutti e due troppo seri e bravi per accettare. Era tuttavia convinto che la forza dell’oro costituisse sempre la chiave di volta in ogni caso. Si è dimostrato intraprendente e furbo, ha saputo cavarsela aggirando leggi e quello che gli è piaciuto. Compresi i trastulli notturni immorali, le cui conseguenze si facevano poi sentire nei sonnellini schiacciati durante importanti riunioni internazionali. Ha saputo sapientemente tessere una ragnatela di amici dirigenti, posti all’apice di molte funzioni , stipendiandoli con denaro pubblico. Quando  ha avuto  bisogno di difendersi dai tribunali ha nominato due avvocati senatori , pagandoli con il denaro di Pantalone. Per altre motivazioni, invito a leggere gli scritti dei due bravi giornalisti del Corriere della della Sera, Giannantonio Stella e Sergio Rizzo, che hanno segnato con attenzione l’evoluzione degli innumerevoli privilegi degli onorevoli onorati. Per concludere mi riporto a fatti più recenti. È noto il comportamento dei dipendenti comunali di San Remo. Gli amici degli amici timbravano i cartellini di presenza a lavoro per altri che erano altrove. Giusta la punizione con l’espulsione e la restituzione del denaro percepito. A questo fatto indiscusso si collega parallelamente quello dei famosi “pianisti… onorevoli” degli onorevoli che pigiavano il pulsante della presenza dei colleghi occupati fuori dal Parlamento. Ma questi non hanno mai ricevuto una punizione, anzi sono stati assecondati e anziché restituire il denaro incassato, vengono premiati con laute pensioni e persino vitalizi. Vitalizi addirittura ereditabili! Coeredi che replicheranno: Benedetto sempre sia il caro “de cuius”! Ma chiudiamo con una lode dei solerti, bravi assessori, consiglieri di casa nostra, che, dopo un attento studiato esame, hanno aumentato da 200 a 720 euro l’interramento delle salme al cimitero. In merito non sono mancate critiche e mugugnii. La risposta non è mancata: “Non ti curar di lor ma guarda e passa”.

 

QUESTO È IL RISULTATO DEL COMPORTAMENTO

DEI FURBETTI ITALIOTI

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A Macerata, fino a pochi anni fa, erano sufficienti pochi metri di muro per le affissioni di aste fallimentari; oggi il muro è tutto occupato, anzi non basta più e le affissioni sono finite anche sul muro di fronte.

 

 

 

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