Il rosso fiore della violenza XXVII puntata

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M. 1 giugno 1972.

Mario Amatissimo,

rubo il tempo al sonno per avere la calma e la libertà di poterti scrivere: tu sai come la pensano i miei circa la nostra relazione, ma io non cedo, né ora, né mai! Il diritto di scegliere l’uomo che vivrà accanto a me per tutta la mia vita è intangibile e non ci saranno né genitori, né tradizioni, né rispetto filiale che me lo potranno impedire. È ora che i nostri vecchi comprendano che il destino dei figli appartiene soltanto a loro! Il mio cuore non s’è sbagliato scegliendo te come compagno del mio viaggio terreno e, quindi, non badiamo più di tanto agli ostacoli che ci angustiano. Ho ancora sulle mie labbra il sapore dei tuoi baci e a volte sogno un cielo notturno, tutto stellato e screziato di luci multicolori, che illumina noi sopra una terrazza sospesa nel vuoto, mentre facciamo l’amore. Dio mio, com’è stato possibile che dopo tre anni di vuote relazioni, fatte soltanto di sospiri e di sguardi, mi sia accaduta la fortuna di poterti baciare! Il ricordo di quei baci, credimi, mi dà la forza di sopportare la tua lontananza. Il desiderio degli altri che verranno alleggerisce il peso del tempo e dello spazio che ci separano. Tieni duro, Mario mio! I sacrifici che tu sopporti oggi ti preparano a meglio godere quella felicità che certamente ci è riservata. Non aver paura per tuo padre. Sta bene, semmai è diventato più taciturno del solito. Troneggia sul suo panchetto davanti all’uscio di casa tua e tormenta la sua pipa come se fosse la sola causa della tua lontananza. E anche se parla poco, quello che dice ha sempre il peso e la chiarezza di una sentenza lapidaria. Tu già lo sai che gode la stima e l’affetto di tutto il paese e chiunque abbia un problema serio corre a consultarlo come si faceva anticamente con gli oracoli. Ha sempre e per tutti la risposta giusta. Passo spesso del tempo vicino a lui senza mai incrinare il suo silenzio, eppure ho la netta sensazione che mi parli lo stesso. Magari fosse mio padre! Sarei sicura di poter con-tare sul suo innato senso di giustizia: è limpido come l’acqua dei nostri ruscelli, immune da qualsiasi pregiudizio. Credimi, te lo invidio! Quando parla di te ha una luce negli occhi e un calore nella voce che commuovono. Ti vuole molto bene il tuo vecchio, sai? Perciò rispettalo sempre. La nostra campagna è tutta un fiore, già comincia a farsi udire qualche grillo anticipatore della prossima estate e il sole invita a lunghe passeggiate tra gli ulivi d’argento: io e la mia amica Gina ci rechiamo spesso nella chiesetta dell’Immacolata a portar fiori freschi davanti al quadro della Madonna che è sempre paziente e disponibile ad ascoltare le nostre preghiere. Dalla cima della collina ammiriamo l’azzurro del mare e sogniamo navi che ci portino lontano dalle famiglie e vicino ai nostri ragazzi. Tu sai che anche lei è costretta a lottare contro il divieto della sua famiglia a frequentare il suo innamorato. Ho desiderio di te e delle tue lettere!

Ti aspetto con ansia.

Tua per sempre! Carmela.

N. 15 settembre 1972

Carmela cara, sono disperato per aver perso, per colpa d’altri, quella tanto desiderata licenza. Il Colonnello comandante ha dovuto punirmi per essere corso in aiuto di quell’esaltato di Michele Cassa il quale, per aver voluto fare il cascamorto con una  ragazza di qui, ha scatenato un tale putiferio che è dovuta intervenire la Celere. Eravamo in pizzeria per mangiare qualcosa, quando una ragazza, molto bella a dire il vero, ma anche molto sfacciata, gli ha cominciato a fare gli occhi dolci. Quel matto non ci ha pensato più di tanto e s’è presentato al suo tavolo dov’erano alcuni ragazzi in abiti civili i quali, offesi, l’hanno coperto di schiaffi e d’insulti. Io e alcuni altri nostri colleghi siamo intervenuti per sedare la scaramuccia, ma ormai gli animi si erano scaldati e la violenza si è estesa a macchia d’olio, anche fuori del locale. In breve ne è scaturita una vera caccia agli allievi della scuola di polizia. Credimi, sono rimasto davvero colpito, costatando quanto odio c’è negli animi di questi cittadini contro di noi. Io non voglio coinvolgere le streghe e, sebbene l’accaduto ha avuto le caratteristiche della spontaneità, ciò nondimeno ho provato la sensazione che il tutto sia stato manovrato da qualcuno nascosto nell’ombra. Oggi, purtroppo, non accade più nulla che sia frutto del caso: la politica, questo strumento di riscatto dei miseri e di difesa dalle ingiustizie, sta diventando uno sporco mezzo di sobillazione in mano a gente sporca. Ho quindi capito che la Polizia, questo tanto decantato scudo dello Stato, non è poi tanto amata dai nostri cittadini. In questo disgraziato mondo pare si sia persa la virtù del perdono: chi colpisce per primo ha sempre ragione! All’accaduto è seguita ovviamente una severissima inchiesta che ha appurato la verità e così io ho perduto la licenza, ma a Michele Cassa è stata inflitta una punizione di trenta giorni di consegna e la perdita del diritto alla libera uscita per tutta la durata del corso. Sono dispiaciuto per te e per papà che tanto speravate in un mio prossimo ritorno, ma non dispiacetevene più tanto perché certamente ci sarà una prossima occasione. Per ora è importante che il corso si chiuda senza altri incidenti. Nell’attesa statemi vicini con il cuore come io lo sono a voi. Un bacio e un abbraccio ad entrambi.

Vostro amatissimo Mario.

 29 agosto 2016

 

 

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