Il rosso fiore della violenza XXXI puntata

Print Friendly, PDF & Email

Il Commissario aveva una sola speranza: che Angela Barilatti decidesse un giorno di abbandonare il gruppo di sua spontanea volontà, poiché egli era fermamente convinto che lei vi partecipava per tutt’altri motivi che quelli politici. Ormai egli li conosceva bene, uno per uno, e cercava d’indovinare le loro prossime mosse. Di un fatto, comunque, era certo: che non si sarebbero lasciati sfuggire una occasione così ghiotta come quella prossima manifestazione sindacale per sferrare un altro duro colpo alle forze dell’ordine. Forse aveva ragione la bella giornalista a suggerire d’annullarla, ma era costretto ad ammettere che, una volta tanto, anche il Questore aveva ragione a volere il contrario, perché altrimenti i terroristi avrebbero sbandierato un tale annullamento, come una  propria vittoria strategica. Finito il gustoso pasto, il Commissario salutò cordialmente l’oste e rientrò in città. Passando davanti al palazzo dell’avvocato Barilatti, decise di fargli una visita di cortesia, sperando, nel frattempo, d’avere anche qualche novità relativamente alla figlia. La verità vera però era un’altra: aveva desiderio umano e altruistico di parlargli, di stargli vicino. Negli occhi spenti di quell’uomo malato, colmi di meraviglia e di dolore insieme, egli vi aveva visto una disperata e muta invocazione d’aiuto. Suonò alla porta. Aprì la vecchia Tata: “Buon giorno, vorrei vedere il Signor Avvocato, s’è possibile”. – “Buon giorno, Signor Commissario, si accomodi intanto nello studio, mentre vado ad annunciarla”. Il Commissario entrò nello studio e si attardò a guardare l’arredamento: mobili di gran pregio, antichi, quadri d’alta epoca e di ottime scuole, fiamminghe e italiane. Doveva essere certamente molto ricco e la constatazione stimolava ancor più la sua curiosità: la ragione che aveva spinto la figlia ad abbandonare quel dorato nido doveva essere non solo ideologica ma anche sentimentale. Sentì la porta aprirsi alle sue spalle e si girò: Beatrice gli andò incontro con un sorriso: “Buon giorno, Commissario Sirtori, che nuove ci porta?” “Purtroppo nessuna, Signora. Ero passato per avere noti-zie dell’Avvocato. Come sta?” – “Come vuole che stia, questa tragedia rischia di portarlo alla tomba”. Pensò il Commissario: “E tu erediterai tutto e, bella e giovane come sei, ti rimarrà tutto il tempo di spassartela!” Disse, invece: “Posso salutarlo?” – “Sarà un piacere, venga, venga, lo accompagno nella sua stanza”. Il malato era seduto in una poltrona, presso un’ampia vetrata che dava sulla strada. Il Commissario intuì subito che egli era in quella postazione per scrutare il via vai della gente giù in strada e con nel cuore la speranza di scorgere, prima o poi, il viso della sua Angela. Il dottor Sirtori ebbe una stretta al cuore. “Signor Avvocato, come sta?” – “La ringrazio di essere venuto a trovarmi, signor Commissario: ha avuto notizie di mia figlia?” Evitò di proposito di far cenno alla sua salute. “No, noi non abbiamo novità. Sappiamo, da ciò che combinano, che il gruppo è abbastanza determina-to”. – “Io mi rifiuto di credere che la mia Angela sia responsabile di tante rovine. Sono certo che vi partecipa, perché costretta e chissà che non la droghino!” – “Può an-che darsi. È proprio difficile sapere come stanno davvero le cose”. Rispose il Commissario. “Era così docile e affettuosa, così premurosa con tutti. Commissario, devo confessarle che io le ho taciuto di una lettera che Angela mi ha spedito all’inizio della sua fuga. In essa mi parlava di un fantomatico giovane uomo con idee rivoluzionarie di cui lei è follemente innamorata. Questa è l’unica e vera ragione della sua scomparsa. Angela è una ragazza molto romantica, all’antica e che ha sempre sognato d’incontrare nell’uomo della sua vita, una persona speciale. Io pensavo che questo fosse soltanto un suo sogno da cui, prima o poi, si sarebbe svegliata, ma purtroppo non è stato così”. – “Avvocato lei è un esperto penalista è sa bene quali sono le conseguenze per la sottrazione di documenti utili a un’indagine di polizia. Tenendo conto delle sue condizioni di salute, farò finta d’averla ricevuta solo adesso su mia personale richiesta. Lei non lo conosce questo fantomatico rivoluzionario?” – “No, non ne so nulla, Commissario. Se ne ho parlato è soltanto perché credo in lei, nella sua onestà di uomo e nella sua efficienza di pubblico ufficiale. Purtroppo io la lettera l’ho bruciata cinque secondi dopo averla letta. Neanche mia moglie ha avuto il tempo di guardarla. Per quanto riguarda poi le conseguenze delle mie azioni di padre, tradito e umiliato dall’unica figlia, non me ne preoccupo. Tanto, peggio di ciò che m’è già accaduto non mi può accadere! La prego soltanto che tutto ciò non interrompa il nostro rapporto di uomini civili, esperti delle contraddizioni di questo mondo”. – “Al punto in cui sono le indagini, una tale lettera non ci sarebbe stata di alcuno aiuto. La prego però, se lei tiene alla vita di sua figlia, qualsiasi altra informazione potrebbe essere utile proprio per il suo ritrovamento, per non parlare poi della sua salvezza!”   

continua

01 febbraio 2017

A 6 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti