Necessità di comunicare con l’altro

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La profezia disse “1000 e non più 1000”, anno più, anno meno… ci siamo! Non ditemi che sono pessimista. Non mi sembra il caso. Dal mio abbaino, ovunque volga lo sguardo e porga l’orecchio alle voci, non prevedo l’arco-baleno. Volendo chiamare in causa i Testi Sacri, per quanto riguarda la comunicazione sembriamo la Torre di Babele… Non scorgo tanti spiragli di bontà, premura, condivisione col prossimo. Siamo in emergenza terremoto, ma non noto solidarietà. Anzi sembra sia scoppiata una epidemia di peste: “Ognuno per sé e Dio per tutti”. Sappiamo dai “social” che L’Aquila non è ancora agibile del tutto, che Amatrice lancia un sos perché è stata abbandonata, che I centri abitati attorno a Macerata sono inagibili e le persone si sentono trascurate, che il fiume Nera è straripato e non ha ancora un percorso rassicurante, che il monte Vettore ha la sua incredibile crepa! Chi può dire cosa prevede il futuro? Pensiamo di poter calcolare tutto? Con la Natura non si scherza! Sarebbe il caso di mettersi a costruire l’Arca di Noè, anzi, tante Arche di Noè: almeno loro non crollano. Infatti, come si può parlare di ricostruire su di un terreno ancora ferito e malato! Perché non si pensa a usare le strutture in legno, prefabbricate, specie per quanto riguarda tutte le scuole dell’obbligo e per i presidi sanitari d’urgenza? Pure le chiese sono chiuse per… prudenza. Quindi non rimarrebbe che andarsi a rifugiare… sotto i ponti! Ma anche questi crollano, anche senza terremoto. Come mai le piramidi sono ancora in piedi e il Colosseo resiste? Umilmente penso che tutti i progressi raggiunti dall’uomo, se progressi vogliamo chiamare, gli esperimenti pesanti che vengono eseguiti sul pianeta e dei quali mai conosceremo la vera entità e nemmeno la reale quantità. Sono progressi quelli che vogliamo raggiungere causando distruzione? La potenza divina è ben lontana da questi esperimenti! Dovremmo pensare a unire e superare le disuguaglianze oltrepassando le discriminazioni, l’intolleranza, il disagio sociale. Mi si permetta di riportare alcune righe del giornalista e scrittore triestino Pino Roveredo, che parlando di concetti reali e metaforici di “confini”, con riferimento a una città, Trieste, che è anche la mia città e che di questi confini ne ha vissuto anche amare esperienze. “Trieste è la mia terra, la mia anima, la mia storia. Trieste è l’incrocio, senza sorprese,  di razze,  culture, religioni e l’Accoglienza ( con la A maiuscola ) è una cultura da sempre. Trieste è l’agitazione meravigliosa e umorale della bora. Trieste è la libertà del mare, luogo anarchico, dove ricco e povero possono bagnarsi con lo stesso piacere”. Desidero solo sospingere i nostri animi perché si aprano verso il prossimo… Ho letto su fb e ho fatta mia questa definizione: l’amicizia anche in questo “social” non nasce a caso, essa nella sua essenza ha una ardente necessità di comunicare con l’altro emozioni, trepidazioni, notizie, pareri. L’amicizia è una dama esigente, che abita nel cuore e non ammette equivoci quando si parla di lei. E noto con orgoglio che i miei amici maceratesi sottolineano queste caratteristiche nella mia amicizia “social”. Ed è per questo che ora mi firmo, su fb, “la Dama nel Cuore”.

10 febbraio 2017

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