Pinzìeri

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Libro singolare. Ho “espiato” (leggere la presentazione per capire…) e ho letto fino in fondo. Scritto in un bel dialetto, con termini appropriati alla bisogna, è composto da brevi considerazioni, quasi degli aiku, e da poesie più lunghe. Il tutto tocca con profondità e arguzia tante tematiche proprie della nostra società, non disdegnando passaggi importanti riguardanti la religione e la natura. Il tocco ironico pervade quasi tutte le pagine, almeno fino a che non si arriva a leggere la “Via Crucis”. Qui, potrebbe sembrare strano, ma l’uso del dialetto maceratese rende alla perfezione la drammaticità della situazione, riuscendo a trasmettere una forte emozione nel lettore. Sono quartine e terzine rapide, di rara efficacia; libere da inutili fraseologismi riescono a generare grande pathos. Otto versi, passato e presente: Cànepa – Se piandava / la cànepa, / se tissìa… / la vita se sognava. / Se pianda / la cànepa, / se fuma… / la morte se cunzùma.   

15 marzo 2017 

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