Andrea Bacci e le XII pietre pretiose

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Andrea Bacci, (1524-1600) filosofo, medico e scrittore di Sant’Elpidio a Mare, fu autore di alcune opere particolari, tra cui: “Del Tevere”, “De Thermis” libro sulle qualità terapeutiche delle acque, “De Vinum Historia”. Non è citato su Wikipedia, l’interessante “Memorie istoriche della città di Cluana, detta oggi volgarmente di S.Elpidio”, dagli studiosi spesso consultato e commentato per le dichiarazioni del Bacci e per le ricostruzioni storiche. A cavallo tra il 1500 e il 1600, il centro Italia era in pieno dominio papale, e ancora attiva era l’inquisizione, perciò uno studioso che si accingeva a scrivere di storia doveva stare attento a non urtare la censura ecclesiastica e, specialmente,  il  prelato  di turno  cui il libro era dedicato come “sponsor”. Dopo le pagine introduttive piene di sonetti, prefazioni e lodi al prelato o signor finanziatore, il Bacci lamenta l’oblio della storia del Piceno, dove solo rovine e pochi scrittori ne rammentano un passato di gloria e ricchezza, “sicuramente” dovuto al passare di secoli pieni di guerre, pesti, incendi e terremoti. Nell’appassionata e meticolosa descrizione storica, ricorre ripetutamente il nome di Carlo Magno, che pare sia stato qui “due o tre volte” (cit.: quel gran Re calò due, o tre volte con grossissimi eserciti in Italia…) ma sicuramente si sarà trattenuto molto per poter fare tutte le cose descritte: rimise il Papa  in  sedia,  distrusse  il dominio de’ Longobardi, restaurò Roma e molte città d’Italia, sconfisse i Saraceni nella “nostra antica Cluana” (Sant’Elpidio). A pagina 132 (sempre su “Memorie istoriche…”) troviamo la descrizione di edifici a noi molto cari: si parla della erezione di Santa Croce all’Ete, dell’Annuziata a Montecosaro, e del “Palazzo di Re Carlo” verosimilmente San Claudio. Ma anche un altro testo riporta pressappoco le stesse cose, in un libro dove praticamente si parla di tutt’altro e questo argomento non c’entra niente: “Le XII pietre pretiose, le quali per ordine di Dio nella Santa Legge, adornavano  i vestimenti  del Sommo Sacerdote”. Curioso l’argomento, che tratta delle proprietà terapeutiche dei cristalli, cosa in voga oggi ma ancora di più nell’antichità, soprattutto tra la gente colta e dedita al culto, come dimostra questo scritto che possiamo affiancare a quelli sulla stessa materia di Ildegarda di Bingen. Quindi ancora più curioso che nella prefazione si  parli ancora di Carlo Magno e delle grandezze del Piceno: “chi bene osserverà le storie e le memorie antiche, troverà che questa nobile provincia non fu mai seconda a nessuna altra parte d’Italia, celebrata non solo per fecondissima di tutte le grazie della natura, ma generosa talmente d’uomini di valore, e bellicosa”. Una citazione inserita “trasversalmente” per far capire che il Piceno mai è stata una terra povera e di transito come la storia “ricostruita” vuol darci a intendere. Lui sa, ha visto, ha letto testi antichi originali, non può dire di più ma suggerisce ripetutamente al lettore del futuro di analizzare a fondo ciò che scrive, tra i commenti suoi personali, le citazioni, ma soprattutto, le incongruenze mai casuali ma volute. Il Bacci, come altri autori, sarà ancora conteso a lungo tra gli opposti  “dice il vero” e “dice il falso”, ma di sicuro merita di essere riletto, discusso e soprattutto capito in ciò che vorrebbe dire ma non può, per cui lascia trapelare qua e là i suoi messaggi.

Simonetta Borgiani

27 marzo 2017

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