La storia vera di Banca delle Marche – XIII puntata

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La “gaffe” degli elenchi telefonici

Nel frattempo iniziano i rapporti con i corrispondenti omologhi colleghi anconetani e quello destinato a collaborare con me sembra apprezzare molto la qualità e la quantità del mio lavoro, forse anche perché ha un grado maggiore rispetto a me e quindi è destinato a dirigere l’ufficio al posto mio! In primavera Paolo Pascucci, persona addetta al marketing e alla pubblicità, chiede la mia collaborazione in quanto deve definire il contenuto delle inserzioni pubblicitarie negli elenchi telefonici che saranno pubblicati in autunno e vuole sapere che cosa metterci. Concordiamo che per quell’epoca il CICR avrà sicuramente approvato il progetto (saranno passati quasi 11 mesi dalla sua presentazione!) per cui è opportuno preparare gli elenchi con la nuova denominazione sociale; previsione clamorosamente errata, perché in ottobre il CICR non si sarà ancora riunito, il progetto è ancora in forse e gli elenchi provocheranno il risentimento degli anconetani oltre a essere una rarità bibliografica, per contenere i numeri telefonici di una banca che non esiste e che non esisterà mai! I socialisti sono infatti contro un progetto che li vede estranei (anche se lo erano già da entrambe le casse coinvolte) e pure una parte della democrazia cristiana (in particolare l’ala fanfaniana) non è favorevole che sia Sposetti  a realizzarlo;  Amato si dimostra  in  tale circostanza un uomo di parte e continua a rimandare l’approvazione del progetto, cercando una soluzione che possa coinvolgere e favorire il suo partito. Le settimane passano e la decisione non arriva; intanto il direttore generale Panzacchi si è ammalato gravemente, per una infezione causata dai parassiti dei piccioni che frequentano le terrazze degli appartamenti all’ultimo piano del palazzo della Cassa. All’inizio di gennaio 1989 viene assunto un nuovo vicedirettore generale, Giorgio Galbiati, che i maligni, ma non solo, etichettano come contropartita per ottenere l’assenso al progetto della parte della Democrazia Cristiana che fa riferimento ad Amintore Fanfani. Non supererà il mese di prova, anche perché nel frattempo, il 16 gennaio 1989, il consiglio di amministrazione ha deliberato la rinuncia al progetto di assorbimento della Cassa di risparmio di Ancona, rafforzando così la convinzione di molti sulle motivazioni dell’assunzione di Galbiati. Il progetto passerà nelle mani della Cassa di risparmio di Pesaro, che tuttavia rinuncerà dopo pochi mesi e, infine, alla Cassa di risparmio di Verona, il cui presidente socialista riuscirà a realizzarlo, visto che il CICR si è finalmente riunito dopo ben 15 o 16 mesi. Che cosa ci ha lasciato la vicenda? Certamente il rammarico di una occasione perduta per arrivare alla Cassa regionale, tanto che alcune Casse marchigiane decideranno nei mesi seguenti di prendere altre strade e Jesi, Loreto, Fermo e Ascoli Piceno cederanno porzioni consistenti a banche nazionali, ma ci lascerà anche alcuni colleghi, come Pergolotti del servizio Estero o Aldo Poli del servizio Personale, ma soprattutto il direttore generale Roberto Maria Emidi, che sostituirà Panzacchi andato in pensione senza essere rientrato dalla malattia. Alcune trasformazioni mi riguardano direttamente: l’amico Sandro Nardi, mio omologo dell’ufficio del personale e con cui ho condiviso da anni la gestione del servizio, è stato colpito dalla SLA, la sclerosi laterale amiotrofica, allora ancor meno curabile e conosciuta di oggi, che lo ha rapidamente prima reso invalido e poi condotto prematuramente alla morte a soli 41 anni. L’ultima volta che ci siamo visti, nel salutarmi, con tono accorato, Sandro mi sussurra: “Carlé, pensaci tu!”, e anche il presidente Sposetti e il vicedirettore generale Aimone Cioli mi chiedono di passare a dirigere quel settore; malgrado ciò, dopo averci seriamente riflettuto, rispondo che non me la sento di affrontare un settore delicato, per il quale non ritengo di avere una preparazione adeguata e specifica, lasciando la segreteria, in cui dopo tanti anni mi trovo a perfetto agio; forse potrei farlo riunificando i due uffici, compensando così gli aspetti negativi con quelli positivi, ma mi rendo conto benissimo che è una provocazione e che non è realizzabile. Infatti non viene accolta e il settore viene affidato ad Aldo Poli, come già detto, ad Alessandro Bommarito, fatto venire dalle filiali, e a un nuovo capo servizio, Venturoli, assunto da un’altra banca e che non lascerà molte tracce del suo breve passaggio.

17 aprile 2017

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