Walter Filoni, padre e grande uomo

Print Friendly, PDF & Email

Premessa del Direttore in memoria di Walter Filoni: “È stato un caro amico, Walter, appassionato lettore de La rucola e, infine, prezioso collaboratore. Una persona abituata a dare, generosamente, tramite i suoi articoli, le sue positive esperienze di vita agli altri. Leggerete ancora suoi scritti…”.

 

Un grande uomo: questo potrebbe essere il titolo del profilo di babbo Walter. Risulta molto difficile poter esprimere oggi un profilo che possa far conoscere a fondo la vita e ciò che ha rappresentato per noi figli nostro padre Walter. Nato a Macerata in via Cairoli (le Casette) in pieno regime dittatoriale (era infatti il 1926), componente di una famiglia numerosa: era il secondo di quattro figli. Fin da piccolo è vissuto in un clima familiare difficile in cui la madre doveva essere a servizio di tutti e sgobbare sodo e il padre, a tratti violento, piuttosto assente, si curava poco della famiglia. Crescendo, gli eventi derivati dalla seconda guerra mondiale portarono presto a grosse difficoltà economiche e molto spesso era difficile riuscire a trovare da mangiare per tutta la famiglia. Nel 1941 durante il servizio militare, il fratello Franco (allora aspirante pasticcere) che aveva 19 anni, fu preso prigioniero in Africa settentrionale e poi trasferito in Inghilterra. Subito babbo capì che essendo ora lui il più grande, doveva darsi da fare e contribuire insieme con la madre a sfamare i fratelli più giovani. Fu così che a soli 15 anni iniziò a lavorare portando a spasso i cani dei padroni ricchi, piccoli servizi ai vicinati e quant’altro poteva essere utile a guadagnare qualche soldo. Contemporaneamente senza libri e solo con pochi fogli rimediati chissà dove, iniziava a frequentare la Scuola Agraria conseguendo successivamente il diploma a pieni voti. Sempre rimase in lui l’impronta della povertà della sua famiglia d’origine e spesso cercava in giro tutto quanto poteva essere utile, inventando a volte soluzioni geniali alla gestione di qualsiasi problema. La morte di sua madre (nonna Maria) a soli 45 anni che av venne  quando  babbo aveva compiuto appena 17 anni segnò per sempre il suo animo sensibile. Tutto da quel momento dipendeva da lui e la responsabilità era pesante. Crescendo si inventò di tutto pur di mantenere i suoi fratelli più piccoli: fece mille altri lavori tra cui l’operatore di cinematografo (proiettore che all’epoca aveva la lampada ad arco), il garzone di panetteria, il controllore presso l’Associazione Allevatori, il contabile presso cantieri edili, l’amministratore di alcune aziende agricole e tanti altro. Proprio alcuni di questi impegni furono il trampolino di lancio per proiettare Walter nel mondo dell’agricoltura attraverso la vincita di alcuni concorsi nazionali, per quindi accedere a un lavoro stabile. Nel frattempo era finita la guerra, il fratello Franco era tornato dalla prigionia e aveva iniziato nel 1950 la sua attività di noto pasticcere. Nel 1952 all’età di 26 anni, conosciuta una bella ragazza di nome Rosalba decise di mettere su famiglia dopo aver assistito in tutto la sua e aver avviato i propri fratelli alle loro occupazioni lavorative. Dopo poco nacquero Maria e Giovanni e per loro aveva un amore profondo, delicato e commovente: vedeva realizzato il suo ruolo di padre amorevole sempre attento a ogni necessità . Il suo senso profondo di giustizia, onestà e rettitudine ,a volte anche puntiglioso, lo portò a vincere un altro concorso presso il Servizio Repressione Frodi e così avere l’opportunità di prevenire e in qualche caso reprimere, situazioni di illegalità e truffa. Sempre curioso e instancabile lavoratore non ha mai cessato nella sua carriera professionale di essere uomo di buon senso e lealtà, di scoprire e cercare soluzioni a ogni problema. Il suo senso pratico unito all’estrema intelligenza e laboriosità metteva ognuno che lo incontrava a suo agio nella sua dignità. Da sempre aveva una voglia di cultura, di conoscenza, che spaziava dall’elettronica alla creazione di prodotti di consumo come il pane o il sapone. Aveva di continuo necessità di informarsi, capire l’evoluzione della politica, del lavoro, del sindacato, aveva sete di giustizia per l’umanità con un desiderio struggente di bonarietà per i più poveri… nei suoi molteplici articoli pubblicati su La rucola (rivista locale maceratese) comunicava e denunciava spesso la mancanza di attenzione proprio per i più indifesi. Insomma era l’uomo del dialogo, dell’accoglienza e della collaborazione. In questi giorni abbiamo riflettuto molto sul suo profondo insegnamento, per noi oltre che un padre amoroso, è stato un maestro dal cuore nobile: con lui se ne va un pezzo di storia vera, di realtà, di voglia di fare e sarà sempre ricordato nei nostri cuori come un grande uomo e ci mancherà veramente tanto: lascia un vuoto incolmabile di una vita vissuta a cavallo di due secoli.

3 giugno 2017

A 16 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti