La storia vera di Banca delle Marche – XXII puntata

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Siamo alle ultime puntate, nuovi volti, nuove situazioni, acquisizioni importanti e una banca con più amministratori della Citybank americana.

 

Il consolidamento della nuova banca

L’impatto con la fusione jesina è certamente meno traumatico del precedente: i colleghi jesini sono molto più simili per carattere e modo di lavorare, la sede è bella e funzionale, anche se un po’ pomposa, insomma ci sono tutte le premesse per iniziare efficacemente e serenamente il lavoro di consolidamento dell’azienda. L’unificazione provocherà anche duplicazione o triplicazione di ruoli e quindi inizierà un’accurata opera di riposizionamento (per i più giovani) o di risoluzione del rapporto di lavoro (per i più anziani, che ne hanno la possibilità). Se ne va il direttore generale jesino, alcuni vicedirettori, compreso Tommaso Gozzetti, come già detto, passato alla Banca Apulia, e molti altri. Dopo alcuni messi cessa anche la coabitazione tra i direttori generali maceratese e pesarese; Roberto Maria Emidi, già condirettore generale, va in quiescenza, lasciando campo libero a Camillo Piazza Spessa: per me che ho una considerazione e una stima diverse da quelle di quasi tutti i miei colleghi, che accusano Emidi di aver danneggiato i maceratesi in occasione dei precedenti progetti, tentato e realizzato, di fusione, la sua uscita è un grosso rammarico, perché segna il termine di un’esperienza professionale esaltante, iniziata otto o nove anni prima con lui e con Sposetti. In compenso, inizia tra noi un rapporto amichevole e cordiale, non limitato dai ruoli ricoperti, che mi farà apprezzare di lui aspetti fino ad allora rimasti nascosti dietro il paludamento del direttore generale: continuiamo a vederci e a sentirci, commentando vicende e personaggi dell’azienda, anche se sempre meno frequentemente.

 

L’acquisizione di CARILO e Mediocredito delle Marche

Nel febbraio 1997 se ne va anche Giancarlo Rosati, accordatosi con l’azienda per un prepensionamento. Il suo posto è molto ambito, soprattutto il direttore generale vorrebbe un pesarese, ma stavolta il presidente si impone e ad aprile il direttore generale mi comunica, senza troppo entusiasmo, che mi hanno nominato capo servizio; anzi, forse per marcare ancor più negativamente tale momento, aggiunge acidamente “ma protempore, ovviamente!” Stranamente ho la prontezza di replicare, altrettanto acidamente “…come per tutti, direttore!” e me ne vado, contento del risultato per il quale mi stavo preparando da 25 anni, meditando poi sul fatto che sarò io a veder andare via lui e non viceversa! Continua intanto l’opera di consolidamento interno e di espansione esterna dell’azienda, con l’apertura di numerosi nuovi sportelli e soprattutto con l’acquisto dalla Banca di Roma della Cassa di risparmio di Loreto, che entra così a far parte del gruppo Banca delle Marche. Viene anche riacquistata la quota azionaria della CARIPLO, ceduta alla Commercial Union (oggi AVIVA) in un quadro di iniziative legate al settore assicurativo, mentre il cumulo delle partecipazioni delle aziende fuse porta al controllo del Mediocredito fondiario delle Marche e poi alla sua incorporazione. Nel corso degli anni seguenti vengono create altre società-strumento, soprattutto nel settore finanziario, mentre viene ceduta allo Stato la società di riscossione, confluita in Equitalia. L’ultima variazione significativa avverrà nel 2007 con l’ingresso nel capitale azionario della Fondazione Cassa di risparmio di Fano. Ma torniamo all’inizio del lavoro a Jesi: il Consiglio di amministrazione, a differenza di quanto era avvenuto in CARIMA, è quasi la somma dei consigli precedenti e nelle riunioni in sala ci sono ben 21 consiglieri, 5 sindaci oltre al direttore generale, al vicedirettore generale e a me! Una trentina di persone, non sempre attente e “disciplinate”, tanto che a volte si formano gruppi diversi che parlano e commentano tra loro, mentre io mi rivolgo al presidente per chiedere, ironicamente: “Quale consiglio verbalizzo!?”. Nel corso degli anni, anche per sollecitazione della Banca d’Italia, il numero si riduce un pochino, anche se un mio amico sostiene che abbiamo più amministratori e sindaci della Citybank americana, presente in tutto il mondo con migliaia di sportelli e decine di migliaia di dipendenti!

In foto: Camillo Piazza Spessa

19 giugno 2017

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