I primi popoli italiani: gli Aborigeni, mitica popolazione dell’Italia centrale

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Molto si è discusso sulle origini dei vari popoli italici, la maggior parte degli studiosi riferisce che sarebbero stati indoeuropei venuti dal nord. Ma nessun autore individua quel magnifico territorio, in cui le più diverse etnie nascevano come funghi. Sarebbe molto più credibile che un popolo preesistente abbia attinto e metabolizzato influssi orientali; come desumibile dalle varie divinità italiche, dalla grafia, dalla cultura, dai sistemi di governo e dalla musica ritmica (saltarello). Molto spesso sono evidenti analogie e/o provenienze greche o fenicie: il gioco della Morra anche delle campagne marchigiane, dai latini detta micatio, era praticato pure dagli Egiziani, come evidenziato da un affresco sepolcrale (Anthony Rich – Dizionario delle antichità greche e romane volume II pag 103 Milano 1869).

Si cercherà di togliere la polvere da cui sono sommersi vari testi antichi, sintetizzando e riportando (in corsivo) il testo originale; la libera trascrizione, seppure più scorrevole, potrebbe sembrare meno affidabile.

Colucci -Antichità Picene – Fermo, 1786

Trattando dei Primi Abitatori del Piceno, che vi ebbero stanza ed imperio… Aborigeni, Siculi, Liburni, Enotri, Auſonj, Peucezi, Umbri, Pelasgi, Etruschi, Galli… Poi con evidente riferimento al secolo d’oro, si domanda chi, in questa regione, fosse stato il primo, ad istituire  la bella società, figlia e riparatrice del bisogno.

 

Vallemont (1649-1721) – Gli Elementi della Storia – Venezia, 1714

Il Paese Latino è la parte più celebre dell’Italia… Questo Paese fu prima abitato dagli Aborigini, poscia dagli Equi, Aurunci, Ermirici, Latini, Rutuli, Volsci, Sabini, Sanniti. Io darò la seria Cronologìa dei Re, senza entrar nella loro Storia, ch’è sparsa di moltissime favole. (NdA: anche nel 1600 non tutti credevano alla cicogna…)

 

Ferdinando Saracinelli – Elementi di storia – Torino, 1823

Quando si cominciò a popolare l’Italia dopo il diluvio?

Mon. Passeri1, nella parte II della storia de’ fossili del Pesarese…, crede, che non sia questo avvenuto se non più secoli dopo il diluvio. Pensa che in quei remotissimi tempi non fosse per anche aperto lo stretto di Gibilterra (?)… finché coll’andare degli anni o per terremoto, o per forza delle acque stesse, o per altra cagione aperto il passo … invita nelle riaperte contrade gli abitatori.

1 Giovan Battista Passeri (Pesaro 10 novembre 1694-4 febbraio 1780) archeologo, letterato, avvocato, Arcivescovo di Pesaro (1741 – 1754)

 

Guarnacci Mario (Volterra, 1701 -1785) – Origini Italiche – Roma, 1785

Dei primi abitatori d’Italia. L’Italia tutta fu da prima popolata dagli Etrusci. Questi sono gl’istessi, che i vecchi Umbri, che gli Aborigeni, che i Pelasgi, e che altri antichissimi nomi italici. Perché erano così distinti non di origine, ma di nome per le diverse abitazioni e diversi principati. E questi erano in Italia poco dopo il diluvio.

 

Il diluvio universale

Il diluvio non può essere considerato solo un mito. È ricordato, da infinite culture, con eventi analoghi, come punizione divina per empietà generalizzate in: Grecia, Mesopotamia, Israele, Irlanda, Paesi Islamici, India, Scandinavia, Australia, America, Aztechi, Maya, Cina, Malesia. Certamente c’è una gran confusione sulle date: dal 10500 a. C. (supposti segni evidenziati sulla Sfinge) al 2348 a. C. Vari autori si sono cimentati nella spiegazione del fenomeno, spaziando dallo scioglimento dei ghiacciai (riscaldamento globale?), alla caduta di un immenso meteorite, a piogge interminabili, piogge con terremoti che spaccano le montagne facendo uscire le acque in esse contenute. E ci sono anche altri che scomodano guerre nucleari nonché esplosioni contemporanee dei numerosissimi vulcani sottomarini e di quelli terrestri.

 

Le Antichità Romane, di Dionigi D’Alicarnasso (nato 100 circa a. C.), volgarizzate dall’Ab. Marco Mastrofini Milano, 1823. Questo storico, di evidente origine greca, sembra fondamentale per la comprensione degli eventi storici avvenuti intorno al 1400 a. C.

Si dice che i Sicoli, barbara gente ed indigena, sieno i più antichi de quali s’abbia memoria,…, compresi  gli Aborigeni, uomini già sparsi in villaggi senza mura pei monti. Quindi i Pelasghi mescolati con alcuni de’ Greci unironsi ad essi (gli aborigeni) per la guerra contro dei confinanti, e cacciati del tutto i Sicoli circondarono molte città di mura… fino alla guerra trojana serbarono il nome antico di Aborigeni: ma intorno a quei tempi cominciarono  a  chiamarsi  Latini…   Ora  questi Aborigeni da quali comincia la gente romana, dimostrasi che derivino da sè stessi, e siano appunto naturali d’Italia… i “Pelasghi ,i quali albergavano in Dodona (Epiro), … poiché si avvidero che eran di aggravio, non bastando la terra a nutrire tutti in comune, se ne involarono, mossi dall’oracolo che ordinava loro di navigare in verso la Italia, allora chiamata Saturnia. Con molte navi, passarono il mar Jonio, per giungere in parti presso la Italia. Ma pel vento di mezzogiorno1, e per la imperizia de luoghi, portati più oltre capitarono a una delle bocche del Pò chiamata Spineto e quivi lasciarono le navifabbricarono una città col nome appunto della bocca del fiume…, portarono decime vistosissime in Delfo alla Divinità… Da ultimo però, lasciarono la città… quelli che eransi dirizzati entro terra, superando i monti d’Italia, capitarono a paesi degli Umbri, vicini degli Aborigeni2... pigliarono da principio per forza i lor campi dove posarono, arrogandosi ancora alcune cittadelle degli Umbri. Successivamente si alleano con gli Aborigeni dalle tante milizie, combattono contro vari popoli compresi i Siculi, conquistano anche Crotone, città grande e felice… Pelasghi ed Aborigeni abitarono promiscuamente molte città fabbricate da loro o tenute un tempo da Sicoli: tale era la città dei Ceretani, Agilla detta in quei giorni, e tale era Pisa, e Saturnia, ed Alsio ed altre, espugnate col volger degli anni da Tirreni. I Sicoli, (già spinti a sud) riunendo figli,  mogli e monete in oro ed argento e trascorsa tutta l’Italia inferiore, apparecchiarono infine delle barche nello stretto, e notandovi il flusso e quando era ſausto, passarono dalla Italia in su l’isola vicina… un tempo chiamata Trinacria per la figura sua di triangolo.

Per Filisto di Siracusa i fatti sarebbero avvenuti 80 anni ante guerra trojana. Non tutto però era favorevole: si verificò una grande siccità che intristiva la terra3, i frutti non restavano sugli arbori, cadevano immaturi, i semi non vegetavano, le spighe erano vuote, i pascoli secchi, le fonti eran guaste, impicciolite o spente dagli estivi calori, malattie e morti frequenti, aborti sia animali che umani, nati vivi ma non vitali, se scampavano i pericoli del parto, mutili, o storpi, o manchevoli per altro disagio, non erano utili, onde si allevassero. Si rivolgono inutilmente all’oracolo, sacrifici umani, scoppiano rivolte, ecc. Lasciano le loro case, alcuni tornano in Grecia, altri verso i barbari e la gente Pelasga errò dispersa in più terre… Si narra che passassero nel territorio di Riete, habitassero con gli Aborigeni, e poſcia per forza si insignorissero della nobil città di Cotila, e anche scacciassero i Reatini fuori del loro paese, e edificaſſero alcune forte città, fra le quali fu Cure.

Mirsilo di Lesbo descrive le stesse cose, anche se li chiama Tirreni e non Pelasghi.

Zenodoro Troezenio hiſtorico dice che passarono alcuni forastieri dagli Vmbri nel territorio di Riete, & havendovi alquanto dimorato, alfine ne furono scacciati dai Pelasgi. Notare a pag 34 Falerio e Fascennio, ancor esse un tempo deiSicoli, abitate dai Romani… per lunghissimo tempo in esse durarono molti antichi usi già proprii de’ Greci come l’ornato delle arme da guerra, gli scudi all’argolica e le aste. Quest’ultimo argomento dovrà essere trattato più diffusamente.

 

Nota 1 – L’asserzione conferma la teoria delle “correnti superficiali dell’Adriatico” (vedi “la rucola”n°217 oppure  connettersi al link http://larucola.org/2016/08/13/correntisuperficialidelladriatico). Personalmente non conoscevo il testo di Dionigi di Alicarnasso, andavo avanti spinto dalla logica. Il mare e il mondo hanno regole eterne. Chiaramente non sono un lupo di mare, però varie volte, sui porti marchigiani, ho assistito alle lunghe discussioni degli appassionati di nautica, che disquisivano sui rischi provocati da “lu Garbì” (vento comunemente chiamato Libeccio). Il libeccio è un vento Foehn, generalmente è abbastanza forte, caldo, spira da sud ovest, perde umidità e si riscalda superando gli Appennini ed è detto vento di caduta. I diportisti lo temono. Le numerosi navi dei pelasgi non potevano andare di bolina (andatura che permette di risalire il vento mantenendo un angolo tra i 60 e i 37 gradi rispetto al vento reale), motivo per cui il vento, più forte della corrente che li avrebbe portati in Saturnia (nelle attuali Marche) li spingeva da mezzogiorno. La loro traversata era stata veloce, non hanno visto il promontorio del monte Conero, e di conseguenza sono approdati poco più a nord, nella zona oggi identificabile come basso Veneto. Poi, come sopra descritto, sarebbero discesi dal nord. Non vorremmo che quando gli storici dicono che nel piceno arrivavano popoli dal nord facciano riferimento ai pelasgi: costoro erano solo andati un po’… lunghi!

 

Nota 2 – I piceni erano i più importanti fra gli Aborigeni.

 

Nota 3 – L’innalzamento globale della temperatura, la diminuzione delle piogge non è solo una caratteristica del XXI secolo: a quanto pare c’è stato di peggio!

 

Questa volta risparmio ai lettori de La rucola altre considerazioni. Sono appagato dalla ricerca: gli Aborigeni e i Piceni erano autoctoni. L’ho sempre pensato. Se dovessi errare, mi sentirei in buona compagnia.

Nazzareno Graziosi

3 febbraio 2018

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