Cesare Giusepponi, orologiaio: “Se potessi riporterei indietro le lancette!”

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Gli orologi sono argomento gradito; ho già scritto di un tolentinate, prigioniero di guerra in India, che riparò orologi per conto dei britannici e in seguito di un moderno tecnico specializzato di San Benedetto del Tronto.

 

L’apprendistato da Alceo Medori

Cesare Giusepponi è un civitanovese che ha dedicato la vita a riparare gli orologi. Proveniva da Civitanova Alta quando, nel 1954, iniziò l’apprendistato presso la più importante orologeria della città, quella di Alceo Medori. Questa si trovava in corso Umberto I in un seminterrato, per accedervi bisognava scendere tre scalini; aveva i pavimenti di tavola, oggi si potrebbe definire un bugigattolo. Vi lavoravano già tre-quattro addetti. Alceo era un orefice esperto, capace di valutare anche brillanti e pietre preziose.

 

Il laboratorio in via Vela

Dopo diciannove anni, nel 1972, si mise in proprio aprendo un laboratorio in via della Vela. Nel corso degli anni ha ricevuto varie offerte per entrare in qualche centro di assistenza autorizzato, ma lui ha preferito restare un artigiano indipendente e rimanere in città. Nel suo laboratorio si nota un apparecchio che, simulando il movimento del polso, ricarica gli orologi automatici.

 

Gli orologi a pendolo

Fanno bella mostra anche alcuni pendoli in attesa di riprendere le oscillazioni che hanno ispirato poeti e scrittori dell’Ottocento. Il nostro orologiaio amava riparare gli orologi a pendolo, ma ormai quelle casse intarsiate sono oggetti di antiquariato. La loro riparazione richiede troppe ore lavorative e oggi i clienti non accettano i preventivi esosi.

 

Gli orologi a quarzo

Negli anni ‘70, con la comparsa degli orologi al quarzo avvenne un cambiamento importante. Cesare li considera una categoria a parte, seppure ai primi orologi al quarzo svizzeri si potessero cambiare alcune parti, come la bobina e il circuito. Mentre nell’orologio meccanico classico si potevano sostituire dei pezzi, oggi gli orologi di fascia medio-bassa sono in gran parte stampati e le riparazioni si limitano al minimo.

Cesare lavorava con orologi di media qualità, i quali hanno subito la concorrenza di quelli economici. I problemi sono gli stessi: i circuiti sono sempre più commerciali e le casse di una volta erano progettate meglio e ritardavano l’azione dell’ossido causato dalla condensa. Con un orologio troppo economico c’è poco da sperare in una buona riparazione.

 

Gratificanti i meccanismi meccanici

La sua migliore gratificazione è rimettere in moto i meccanismi meccanici di qualche decennio fa, revisionandoli, se dovesse servire sostituendo qualche pezzo e poi di vedere il cliente felice. Perciò ricorda con piacere le seguenti marche: Vetta, Lorenz, Eberhard, Paul Watch, Vincar. Cesare si rifornisce da due magazzini uno di Ancona e l’altro di Milano, anch’essi un po’ in crisi perché gli artigiani del suo settore, nelle Marche, sono rimasti in pochi. Non è facile trovare i ricambi, se si è fortunati, ci vuole più di un mese. Un’altra problematica prospettata dal mio precedente intervistato è questa: le principali case orologiere “riservano” i ricambi per i loro centri di assistenza.

 

Obsolescenza programmata

Già trenta anni fa Cesare si era accorto di un fenomeno saltato ai clamori della cronaca solo negli ultimi anni: la obsolescenza programmata. Molte aziende, se non tutte, ne fanno largo uso per incrementare le vendite. Prodotti troppo economici e obsolescenza programmata hanno fatto perdere il piacere del buon orologio di una volta. Tanti giovani con lo smartphone, sempre in mano, non hanno bisogno dell’orologio al polso, usano quello del dispositivo aggiornato via Internet. Per non parlare poi dello smartwatch (l’orologio intelligente). Mentre oggi il tempo slow è stato riscoperto per i pasti, in ogni attività credo sia utile, ogni tanto, fermarsi a riflettere, ripensare a ciò che si sta facendo e riordinare le idee. Non è certo tempo sprecato. Per ogni cosa ci vuole il tempo che ci vuole.

Eno Santecchia

5 aprile 2018

 

 

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