Il documento storico dal Comune di Pausula, 4 novembre 1921

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AI CONCITTADINI MORTI PER LA PATRIA – “Nel giorno che è sacro alla vittoria, nel giorno in cui la infernal bufera della guerra immane gittò l’ultimo bagliore, nel giorno in cui si compie in Roma il rito solenne che, nell’ignoto milite, glorifica la virtù di tutti i soldati d’Italia, nel nostro paese si posa il marmo sul quale abbiamo inciso i vostri nomi, o concittadini morti per la patria. Nessuna cerimonia ufficiale avrà luogo poiché in questa grigia ora che attraversa l’Italia, non lieta di tutti i desiderati benefici pel conseguimento dei quali voi immolaste le vostre gagliarde esistenze – nessuno può avere l’ardire di elevare una voce che sia degna del vostro santo martirio. Troppi calici furono alzati in vostro onore, troppi squilli di tromba hanno echeggiato – troppe parole hanno ormai magnificato o maledetto l’opera vostra. Oggi noi tramandiamo alla posterità il ricordo dei vostri nomi, segnando insieme, senza distinzione i nolenti e i volenti, gli umili e gli eroi, e dopo aver semplicemente offerto alla vostra virtù una austera corona di bronzo, ci inchiniamo reverenti spargendo lauri e fiori dinanzi a voi in un tacito e mesto atto di gratitudine immensa più solenne di qualsiasi cerimonia, più eloquente di qualsiasi celebrazione, fornendo l’augurio fervido e ardente che nella perfezione dei tempi, mercè la nostra opera concorde nel bene come voi foste concordi nella tenacia del dovere, del vostro grande sacrificio, abbia a sprigionarsi la fulgida luce che da vita alle fortune della patria – che sia per dileguare le tristi ombre degli odi e delle miserie – illumini il trionfo di tutti gli umani diritti”.

Dalla residenza Comunale, addì 4 Novembre 1921.

 

LA GIUNTA MUNICIPALE

Angelo Pietro Cacciurri – Tito Berini – Alfonso Giustozzi – Vincenzo Marinozzi – Alessandro Compagnucci – Modesto Cacciurri – Segretario Comunale Carlo Firmani.

 

Novembre 1921, l’Italia è in una situazione politica-economica gravissima: siamo appena usciti dal “Biennio rosso”, nel gennaio a Livorno i socialisti si sono scissi formando il Partito Comunista d’Italia, gli scioperi anche se in maniera minore continuano.

 

Mussolini costituisce il PNF

La crisi economica è molto seria, il conflitto sociale aspro: il 9 novembre 1921 a Roma Mussolini costituirà il Partito Nazionale Fascista evoluzione dei Fasci Italiani di Combattimento. Tutte le rosee aspettative auspicate dalla guerra vittoriosa sono naufragate, perfino quelle territoriali stabilite dal Patto di Londra del ‘15; la “vittoria mutilata”, come la definì Gabriele D’Annunzio che aveva terminato la sua impresa di Fiume nel dicembre del ‘20 preso letteralmente a cannonate dal Regio Esercito (“Natale di sangue”). Le promesse fatte nei momenti più bui del conflitto, di dare le terre ai contadini, erano cadute nel nulla, come le speranze dell’interventista – mito del sindacalismo  rivoluzionario – Filippo Corridoni, speranze che la vittoria avrebbe portato all’emancipazione della classe operaia con la conquista di diritti degni di una vera e grande democrazia.

 

Uno scritto fuori dalle righe

Nello scritto della Giunta, stampato dalla tipografia Ciocca su cartoncino pieghevole 18×28 in occasione della posa della lapide dei caduti, si avverte evidente il forte senso di disagio rispetto alle aspettative della guerra vittoriosa. Uno scritto “fuori dalle righe” della retorica imperante, dove volutamente si dichiara che nessuna celebrazione ufficiale verrà tenuta perché niente potrà degnamente onorare la vita dei caduti per la patria, caduti partiti per la guerra “nolenti” o “volenti”,  caduti “umili” o da “eroi”. Il riferimento all’interventista Corridoni (“volenti”) e agli “eroi”, Corridoni e Niccolai, è fin troppo palese e chiaro: chissà perché. Lo scritto si conclude con un augurio, che lo sforzo della Giunta verso il bene, sforzo tenace come quello dei combattenti, possa portare la patria a “fortune” e al trionfo “di tutti gli umani diritti”.

 

La lapide incompleta

La lapide dei caduti di Corridonia collocata inizialmente sulla facciata dell’ex municipio, il palazzo a fianco del teatro Velluti in piazza del Popolo 21 oggi sede di uffici comunali – come evidenziato dallo storico Pietro Molini – manca del nome di  38 caduti perché gli atti di morte, compilati dai relativi reparti di appartenenza, furono resi noti all’anagrafe comunale dopo la predisposizione della lapide. Presenta anche due cognomi  scritti erroneamente. I nomi sono incisi a mano, cosa chiaramente evidenziata dalla difformità delle lettere sia nell’altezza, che nello spessore e disallineamento delle righe. Tale deficienza si è ripercossa sia nella lapide posta in piazza Corridoni, sia in quella presso la Chiesa di S. Croce. La lapide fu quindi spostata all’entrata del cimitero cittadino dove ancora adesso è presente.

 

Il “Fascio Littorio”

Da notare il “Fascio littorio” in fondo allo stampato, il simbolo della “Coalizione Liberale” di destra (“Blocchi Nazionali o Patriottici”) composta da conservatori, Fascisti e Popolari (in moltissimi collegi), che si presentò  alle amministrative del 31 ottobre 1920. L’anno successivo alle politiche del 5 maggio questi partiti, a eccezione dei Popolari, confluirono nei “Blocchi Nazionali” utilizzando il simbolo del “Fascio Littorio”.

 

Due Cacciurri

Nella Giunta municipale sono presenti  due  miei  parenti:  il quasi omonimo Modesto Cacciurri, mio nonno, e Angelo Pietro Cacciurri suo cugino. Mio nonno fu chiamato alle armi il 30 luglio 1902, ma pagando il “Premio di Legge” di lire 200 ottenne di essere destinato alla Terza Categoria e lasciato pertanto in congedo illimitato. Fu richiamato l’11 luglio 1916 a 34 anni, e assegnato al Deposito del 2° Reggimento Genio Zappatori, quindi inviato al 72° Battaglione Fanteria Brigata Puglie. Durante la disfatta di Caporetto di fine ottobre 1917, il 72° che era a riposo, tentò di ripiegare, ma molti furono i morti e i prigionieri, tra cui Modesto. Venne liberato il 10 dicembre 1918 e ritornò a casa il 18 gennaio 1919. Nonostante tutte le mie ricerche non sono riuscito a sapere in quale campo fu tenuto prigioniero: non raccontò mai nulla della guerra e della sua prigionia. (Si ringrazia il sig. Pietro Molini per le foto del cartoncino)

Modestino Cacciurri

28 maggio 2018

 

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