Concetto Procaccini, un montolmese mazziniano e garibaldino

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Il mazziniano Concetto Procaccini partecipò alla spedizione dei Mille con la prima colonna di rinforzo comandata dal generale Medici. Incorporato nella Brigata del conte Izenschmid Mibitz, fu congedato dall’esercito garibaldino il 30 novembre 1860 ricevendo come paga per sei mesi di arruolamento lire 341, centesimi 99, ducati 80 e grana 47.

 

Concetto Procaccini

Nato a Montolmo il 12 agosto 1828, Concetto Maria Raffaelle era figlio di Carlo, nato il 18 febbraio 1804, che si trasferì nel 1826 a Montolmo da Sant’Elpidio e sposò Teresa Paoletti. Dal matrimonio oltre Concetto, nacquero Maria Giuditta Fortunata (1830), Alessandro Giuseppe (1832) e Filippo Gregorio Valerio (1834). Si laureò in legge a Macerata e fervente mazziniano, nel 1858 fu arrestato dal governo pontificio ed espulso dallo Stato. Risulta dallo Stato delle Anime che emigrò a Genova.

 

Favorì la fuga di un frate

Si legge nella sentenza del Tribunale Supremo della Sagra Consulta che nel 1854 avesse favorito la fuga del frate domenicano Giuseppe Frigeri, che nascosto prima da Cesare Latini di Mogliano, con l’aiuto del Procaccini e dello jesino Giacomo Acqua studente universitario a Macerata, riuscì a fuggire all’estero. Partecipò attivamente alla preparazione della spedizione garibaldina del 1860. Morì il 6 aprile 1893 a Napoli di cui fu segretario comunale nel 1865.

 

Fitta corrispondenza con Mazzini

Fedelissimo del Mazzini ebbe con lui una fitta corrispondenza; fu amico anche di Giorgio Asproni (Bitti 1808 – Roma 1876), patriota e uomo politico sardo. Significativo è il suo epitaffio Non flectar (Non mi piego); nel suo Diario politico cita diverse volte il Procaccini. Concetto partecipò come rappresentante della Società dei Reduci di Macerata all’Anticoncilio di Napoli del 1869, una iniziativa nata in contrapposizione del Concilio Vaticano I promossa da Giuseppe Ricciardi (Napoli 1808 – 1882)  a cui aderì entusiasta Garibaldi.

 

Concilio e anticoncilio

Il Concilio Vaticano I fu indetto da Pio IX e si aprì a Roma l’8 dicembre 1869; fu il Concilio dove fu sancita la infallibilità del Papa quando parla ex-cathreda come dottore universale della Chiesa. Di chiara matrice fortemente anticlericale e massonica i lavori dell’Anticoncilio furono tenuti a partire dal 9 dicembre 1869 al Teatro S. Ferdinando di Napoli alla presenza di 461 partecipanti in rappresentanza di 62 logge massoniche, 34 società operaie, 25 associazioni italiane e 26 straniere, 63 gruppi di liberi pensatori italiani, 27 stranieri, 58 deputati e 2 senatori. L’assemblea risentì fortemente anche delle idee socialiste, con la presenza anche di associazioni femminili per l’emancipazione della donna. Va ricordato che nel ’65 giunse a Napoli l’anarchico socialista Bakunin che interagì fortemente con il movimento repubblicano mazziniano.

 

Carceri pontificie e patrie galere

Il Procaccini dovette conoscere oltre alle carceri pontificie anche le patrie galere del Regno d’Italia per cui tanto si era profuso. All’inizio del 1869 vi era grande agitazione per una presunta sommossa mazziniana. La polizia si stava muovendo e in aprile passò all’azione per reprimere uno scoppio violento. A Napoli furono arrestati accusati di mene o complotto mazziniano alcuni cospiratori tra cui la contessa Giulia Cicala Caracciolo, Concetto Procaccini e l’avvocato suo giovine di studio Marziale Capo.

 

L’arresto

“Il Procaccini fu preso mentre stava al Municipio, ove era impiegato al corso publico, distribuendo permessi ai padroni di carrozze o dando multe ai cocchieri di carrozzelle. Fu fatta una perquisizione del suo tavolo, ove venne trovato un testamento politico a suo figlio, in senso tutto republicano. Del resto le prove, a quanto dicono, della sua complicità nel complotto, si avevano già da molto tempo e per deposizione di alcuni delli arrestati che confessavano ogni cosa. L’autorità era, del resto, sulle tracce dell’associazione repubblicana da qualche settimana; ora fra li affiliati all’alleanza circola la voce di essere stati traditi da qualcuno dei militari, che aveva fatto mostra di accettare le proposte, per poi svelarle alle autorità. Il segnale di questo moto mazziniano doveva essere dato dal Comitato centrale residente in Milano. È voce pubblica che l’avviso dovesse giungere in questi giorni, ma pare che Napoli non dovesse insorgere che dopo Milano, Genova, Brescia, Torino, Bologna… Il Concetto Procaccini fu condotto al castello dell’Uovo; li altri in altre prigioni, tutti al segreto…

 

“Una cella che aveva appena la larghezza di un tavolo”

Tentarono di fare proseliti nell’esercito, qualcuno finse di aderire per infiltrarsi, per poi alla fine denunciare la cospirazione. I mazziniani furono internati e destinati al carcere duro. Marziale Capo è stato un personaggio rilevante della Sinistra Storica, proprietario e redattore del giornale “Napoli” (fondazione 1884) fu eletto in quattro legislature della Camera dei Deputati a partire dal 1876 fino al 1892. Riguardo alla detenzione del Procaccini ci fu addirittura una interpellanza parlamentare del Nicotera che chiedeva spiegazioni circa la detenzione del Procaccini in una cella che aveva appena la larghezza di un tavolo. La notizia era apparsa sul giornale Il Pungolo.

 

Il rifiuto

Il guardasigilli Michele Pironti rispose che non si trattava di carcere duro, ed era dimostrato ciò anche dalla fuga di notizie. Inoltre al detenuto era stata offerta una cella più grande che aveva però rifiutato, dichiarando al direttore delle carceri che in una così piccola ci stava molto bene! Ritengo che la risposta fu data in tono di sfida e non certamente per il piacere di vivere praticamente murato vivo. I detenuti comunque furono rilasciati pochi mesi dopo per mancanza di prove. Che cosa avrà pensato il Procaccini per aver prima visitato le carceri del reazionario e illiberale Pio IX e poi quelle del tanto liberale Re Galantuomo? In fondo nel 1858 anche i pontifici dopo averlo trattenuto qualche mese nel forte di Paliano nel frusinate, lo avevano infine rilasciato ed espulso dallo Stato.

 

Chiamò Washington il primogenito

Il Procaccini aveva sposato certa Carmellina ed aveva chiamato il suo primogenito Washington: evidentemente aveva forti simpatie per i democratici-massoni degli Stati Uniti. Concetto fu corrispondente di diversi giornali tra cui Il Dovere. Fu promotore del Congresso di Porto San Giorgio in cui insieme a Costantino Tamanti fondò l’Associazione Democratica Marchigiana, primo nucleo del movimento repubblicano post-unitario. Alessandro, il fratello di Concetto, era il padre di Anchise Giuseppe Procaccini, nato a Pausula il 19 ottobre 1869 e morto il 4 novembre 1937. Di professione maestro, è ricordato come un discreto poeta dialettale.                                  

Modestino Cacciurri

8 giugno 2018

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