“Vietato non toccare!” Museo Tattile Statale Omero in Ancona

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Forse non tutti sanno che esiste nelle Marche un museo dove l’arte, e la scultura in particolare, va toccata, accarezzata, vissuta e assaporata anche attraverso il tatto. Il suo slogan promozionale è “Vietato non toccare!”, a differenza di tanti altri musei dove integerrimi custodi ti guardano storto se già ti avvicini all’opera esposta.

 

Museo Omero di Ancona

Parliamo del Museo Omero di Ancona, una istituzione che si distingue in campo nazionale, e non solo, per le iniziative che vi si svolgono, in particolare a beneficio dei non vedenti, ma valida e benemerita in tante occasioni, che estende una preziosa azione culturale a un pubblico sempre più vasto e indifferenziato. In questo Museo c’è una mostra di artisti marchigiani che oltre a essere interessanti per le loro ricerche, hanno suscitato in noi antichi ricordi.

 

I 5 allievi di Peschi

Vi hanno esposto dal 7 luglio fino al 16 settembre cinque artisti di provata militanza, che già in altre occasioni si sono trovati insieme a proporre i rispettivi lavori. Sono gli ascolani Paolo Annibali e Giuliano Giuliani, il maceratese Egidio Del Bianco, l’anconetano Valerio Valeri e l’urbinate (potentino di nascita ma marchigiano d’adozione) Rocco Natale. Ricordiamo in particolare una loro mostra all’Atelier dell’Arco Amoroso nel lontano 1987. A presentarla era nientemeno che Umberto Peschi, indimenticato artista sempre più apprezzato nelle Marche e considerato da tutti e cinque gli espositori loro maestro. Ci chiedevamo, in occasione di quella mostra che sanciva una sorta di sodalizio tra i cinque, se i lavori potessero considerarsi inclusivi di una tradizione marchigiana esistente. Ne fummo convinti, oltre tutto per effetto di una manualità che trovava e trova ancor oggi fondamento e origine in una tradizione artigianale espressa sia in forma nobile, attraverso l’arte, ma anche più diffusamente nel territorio sotto forme di raffinatezza da essere considerarla come valido esempio di design applicato avanti lettera.

 

Paolo Annibali

Paolo Annibali nei suoi lavori inserisce l’allusività e la metafora utilizzando una figurazione moderna in cui figure e ambiente (perché sempre le sue figure risultano “ambientate”) instaurano una sorta di rappresentazione che non esclude l’ironia, dando vita a un racconto che prende alcuni spunti dal teatro e dalla letteratura.

 

Egidio Del Bianco

Egidio Del Bianco accentua la valenza architettonica delle sue forme adombrando dietro la schematicità delle linee e degli intagli la persistenza di un umanesimo entro cui si consuma la mai risolta disputa tra razionalità ed empirismo, tra scientificità e poesia.

Egidio Del Bianco

 

Giuliano Giuliani

Giuliano Giuliani sembra discostarsi sempre più dalla figura, con una inversione di tendenza rispetto a una produzione iniziale già esibita al Premio Marche, in una delle sue ultime edizioni, per “assaporare” più intensamente il fascino della materia (che nel suo caso è il travertino) attraverso “non forme” dal precario equilibrio e consistenza, dove natura e artificio s’intersecano armonicamente.

 

Natale Rocco

Natale Rocco è lo scultore che più si avvale dell’assemblaggio, collegando materiali “arcaici”, come pietre e legno, con elementi in ferro che si richiamano a una utensileria agricola evocante remote etnie e tradizioni ancestrali.

 

Valerio Valeri

Valerio Valeri, che nutre un antico e inesausto amore per il metallo (è stato insegnante di oreficeria), gioca con esso, ritagliandolo e assemblandolo con elegante senso plastico e fantasia, persino decorando le superfici con incisioni o riporti, in riferimento a una poetica marinara e mitologica da cui è stato sempre attratto. Ci è piaciuto, per descrivere i rispettivi stili  e linguaggi, riprendere alcune notazioni che già utilizzammo per recensire quella loro prima mostra, a dimostrazione di una linea di coerenza e di una fede nell’arte e nella scultura che i cinque hanno mantenuto e difeso senza recessione nel tempo.

 

Il curatore Nunzio Giustozzi

Non ce ne voglia per tale “invasione di campo” il curatore della presente esposizione, il critico d’arte Nunzio Giustozzi che curandola ne ha anche sapientemente tracciato la presentazione in un bel catalogo stampato in occasione di questa mostra; a ragione egli identifica nelle opere presentate dai cinque artisti, e “nell’originalità delle loro poetiche, gli orientamenti della scultura contemporanea”. Una esposizione, dunque, che si richiama a una storia interessante da ricordare, una mostra meritevole di essere visitata nella sua versione più attuale.

Lucio Del Gobbo

22 settembre 2018

 

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