Il libro scritto dal giornalista Giuseppe Porzi, ed edito dalle Edizioni Simple di Macerata, ha una sua razionalità d’impostazione: due personaggi in dialogo fra loro s’un soggetto, il popolo italiano, con asterischi che di tanto in tanto richiamano la lettura di stralci degli articoli della Costituzione Italiana. Semplice, si può dire ma così non è. I due personaggi sono Giacomo Leopardi e Giuseppe Prezzolini, ottocentesco il primo e di metà novecento il secondo, nel mezzo ci sono i costumi degli italiani che vengono messi a nudo secondo il modo di vedere e d’interpretare dei due letterati, non troppo distanti nel tempo fra loro con, però, in mezzo, una società che muta sempre più velocemente, influenzando il dialogo fra i due. Poi c’è il lettore, oggi dei primi anni del duemila, che vive l’attualità degli italiani, presi dalle discussioni, troppo spesso sterili ed egocentriche, che si svolgono sui social. Il lettore legge e si barcamena tra le diverse espressività dei due linguaggi e, mentre sfoglia le pagine, pensa e considera. E c’è anche Giuseppe Porzi, direttore d’orchestra, che interviene/fa intervenire la Costituzione Italiana con le sue perle. Il dialogo fra i due protagonisti è serrato, fatto di brevi frasi che lasciano il tempo per riflettere, a volte permeate di pessimismo, a volte intrise di entusiasmo, con gli italiani che, in qualche modo, riescono a cavarsela. A volte il paragone con altri popoli è impietoso per certi versi, per altri quasi esaltante. L’autore del libro fa la parte del giornalista imparziale, mette nero su bianco i fatti (in questo caso le opinioni sia del Leopardi che del Prezzolini) e non esprime giudizi, lascia questo compito ai lettori, ognuno in base alla propria preparazione dovuta al grado di cultura, alle esperienze vissute, alla conoscenza dei popoli con cui, in questo mondo divenuto tanto facile da percorrere, ha avuto contatti. Bravo Porzi. Ha gettato il sasso nello stagno e i cerchi si allargano.
Fernando Pallocchini
23 settembre 2018
