Il Maestro Sesto Americo Luchetti, scultore maceratese

Print Friendly, PDF & Email

Per chi, come me, non ama rinchiudersi in un gabbiotto scarrucolante, che pare sempre si debba fermare da un momento all’altro per poi pencola nell’abisso, una visita al Maestro Sesto Americo Luchetti rappresenta certamente una impresa alpinistica di tutto rispetto. I gradini sono molti – qualche centinaio e forse più – perché lo studio dell’Artista è posto proprio al sommo di un alto palazzo, che tocca da presso il verde parco dell’ex manicomio. Ma se la salita è dura, una volta giunti in alto, la cordialità dell’accoglienza e la bellezza del paesaggio ripagano più che abbondantemente dello sforzo fisico dell’ascesa.

 

Lo studio che guarda i Sibillini

Il Maestro è pronto a riceverti sulla porta, dispiaciuto di non esserti stato compagno nell’ascensore e t’introduce, con affetto, nel suo studio che si apre sull’intera catena dei Sibillini: i monti azzurri si mostrano di lassù in tutta la loro bellezza e accompagnano l’Artista per 10 mesi l’anno; i restanti due, Luchetti li trascorre proprio su quei monti, in un contatto più diretto e stimolante per la sua intensa attività creativa. Sarà forse per questo che, a 82 anni compiuti, le mani del Maestro non stanno mai ferme, sempre intente e ricreare, nella plastilina e nella creta, l’immagine di Madonne dolcissime o di Santi volitivi (si chiamino Francesco o Pacifico non importa) in un completo distacco dal mondo e da tutte le temperie che lo affliggono. Del resto, lassù in alto non arrivano i rumori della strada e anche le persone sembrano – viste dal balcone – molto piccole e lontane.

 

Autore di portali in bronzo

Si sta bene quindi nello studio di Luchetti, con le immagini di alcune delle molte opere realizzate negli anni, che ti guardano dalle pareti; l’attenzione del visitatore è subito richiamata da diverse riproduzioni delle porte in bronzo delle chiese di Montecassiano e di Petriolo. Sono opere di grande impegno e di sofferta partecipazione: del resto, realizzare le porte di una chiesa è come fissare nel bronzo l’immagine del divino, per l’eternità. Una impresa che rappresenta il degno coronamento dell’attività di un artista, come diceva Cantalamessa (ricorda Luchetti) dopo la realizzazione delle porte della nostra Madonna della Misericordia. E il Maestro ha al suo attivo ben due porte, delle quali ama parlare, per raccontare – quasi a minimizzare l’opera – piccoli fatti relativi alla loro ideazione, ai problemi di fonderia o, addirittura, a noterelle di cronaca, come la richiesta dei cittadini di Petriolo, i quali, entusiasti delle porte vollero che fossero benedette dal Papa. E, dato che tutte le strade portano a Roma, un bel giorno anche le porte di Luchetti arrivarono in piazza San Pietro, per ritornare poi a Petriolo, asperse debitamente dall’acqua lustrale da Giovanni Paolo II.

 

La figura della Madonna è una costante

Ma è la figura della Madonna una costante dell’opera del nostro artista; Luchetti infatti ha sempre cercato di riprodurre l’immagine della Donna celeste, in forme sempre uguali e sempre diverse, dall’aspetto dolce e nello stesso tempo dolorante. Un tema questo che vede Luchetti ancora impegnato e insoddisfatto nella sua ricerca: è infatti ancora fresca la creta con la quale è stata modellata la Madonna del Passetto, una idea per l’angolo migliore di Ancona, di fronte al mare. Una idea che si concretizza in una figura filiforme di donna, appoggiata a una vela-faro, con in mano una barca, la casa dei marinai, quasi una offerta al Figlio. È questa l’ultima immagine della Madonna, una proposta per ora, mentre in fonderia vede la luce la Madonna degli Ulivi di Tolentino, che tanti problemi tecnici sta creando al Maestro, impegnato a rendere compatibile la levità dei rami di ulivo e delle colombe che avviluppano la statua con la necessità di garantire la staticità dell’opera stessa, al centro di iridescenti giochi d’acqua. È una esperienza questa già vissuta con la Madonna del seminario nuovo di Macerata, la cui aureola è formata da un nembo di uccelli in volo: sembra diseguale ma se la si guarda attentamente – ti fa notare Luchetti – ben si accosta alle cime degli alberi che, sullo sfondo, formano una quinta naturale e sempreverde.

 

Il foglietto che scivola a terra…

Così, parlando d’arte e ricordando il passato, il tempo vola via veloce, gli azzurri monti lontani hanno ormai cambiato colore, sfiorati dai raggi del sole che cala, si accendono di luci misteriose: lassù abita ancora la Sibilla. A malincuore è ora di ridiscendere sulla terra: al momento del commiato, quasi per caso, scivola via dalle pagine di un libro un pezzetto di carta. Il Maestro lo raccoglie dal pavimento e me ne fa dono: è una splendida Annunciazione, disegnata a penna. Pur nello spazio ridotto le figure sono chiaramente delineate, con il messaggero alato colto nell’atto dell’arrivo, le vesti ancora mosse dal volo e la Vergine in timorosa attesa di un messaggio che la impaurisce e nel contempo la esalta. L’alta figura è tagliata in verticale da una lama di luce, che la illumina tutta e la isola, ponendola idealmente al centro della scena. È una immagine troppo bella perché sia ammirata da una persona sola, allora il dono del Maestro è stato riprodotto a corredo di questo breve scritto.

Siriano Evangelisti

17 ottobre 2018

A 7 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti