La maestra della scuola di legno ai giardini Diaz

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Emerge dall’oblio il ricordo della maestra Giulia Carlini, insegnante presso la scomparsa “scuola di legno” ai giardini Diaz di Macerata; ve ne proponiamo la figura attingendo al libro “Voci dal cortile” scritto da Anna Zanconi.

 

Accoglienza

La maestra Giulia Carlini attendeva gli alunni ogni mattina sui gradini della scuola di legno, vestiva sempre di scuro e aveva i capelli brillanti come l’argento. Li pettinava soffici e vaporosi sulle orecchie e le incorniciavano il bel viso distinto, dagli occhi profondi. “Riverisco, signorina maestra!” la salutavano così i suoi allievi, come ella desiderava e mentre salivano i gradini li carezzava sul capo.

 

Rispetto per la natura

Durante le lezioni la maestra Giulia era severa, non sorrideva mai. Esigeva la totale attenzione dagli alunni e non era propensa a farli uscire dal banco perché lo scricchiolio del pavimento avrebbe recato disturbo alla classe. Quando sbocciavano le prime margherite sul prato esortava a non calpestarle ma le alunne ne coglievano un bel mazzolino  per donarglielo e lei non tralasciava il suo insegnamento: “Il vostro è stato un gesto gentile e gradito, ma i fiori, se li amate davvero, devono restare nel prato perché hanno una vita più lunga e serviranno alle api per il dolce miele che vi piace tanto”.

 

Il segreto

A volte guardava malinconicamente fuori dalla finestra e i suoi occhi facevano intuire un segreto. Un giorno spiegò perché l’autunno le faceva tristezza: “Vedete? Gli alberi hanno mutato il bel verde in pallide tinte e anch’io che sono in età autunnale ho i capelli che han cambiato colore, un tempo erano neri e lucenti…”. Ma il segreto gelosamente custodito nel cuore era un altro: la prima guerra  mondiale le aveva rapito l’amore, il

fidanzato che tanto amava era caduto in battaglia e di lui conservava dei dolcissimi ricordi. Un giorno Anna, accompagnata dalla mamma, andò a far visita alla maestra e lei  mostrò un carillon dicendo con voce tremante per l’emozione: “È l’ultimo dono del mio fidanzato, prima che partisse per la guerra e quando mi sento sola ascolto volentieri queste note che me lo fanno sentire vicino”. Quel  giorno Anna scoprì cosa pensava  la maestra Giulia quando guardava fuori dalla finestra e sentì di volerle ancor più bene: ella aveva bisogno dell’affetto dei suoi scolari.

 

Il fulmine

Un mattina lampi e tuoni minacciavano tempesta e la maestra aveva lasciato aperta la finestra perché la stufa a legna faceva fumo. Un fulmine squarciò l’aria, un bagliore accecante riempì l’aula mentre il fulmine, rapido e saettante, faceva il giro dell’aula uscendo dalla finestra da cui era entrato. Tutti erano impietriti e il volto di Giulia era cereo, gli scolari corsero alla cattedra per essere rincuorati dall’abbraccio della maestra ma lei, ricompostasi, mise ordine dicendo: “Potevamo essere fulminati all’istante ma l’Angelo custode che  ognuno di noi ha sulle spalle ci ha vigilato e protetto… non dubitate mai di quest’Angelo che è il compagno della nostra vita”. Quel giorno la lezione si trasformò in una bellissima storia in cui gli angeli erano i protagonisti.

3 novembre 2018  

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