Alberto Fermani

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In un racconto piccolo piccolo

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L’ultima volta che ho incontrato Alberto stava passeggiando lungo la strada che costeggia il Fiastra, nei pressi della sua fabbrica, accompagnato da due cani. Era l’imbrunire, la lunga capigliatura brizzolata, un bastone in mano, un pastrano scuro a ripararlo dall’aria che cominciava a essere frizzante. Come ogni volta ho fermato l’auto, per rinnovare il piacere di un gradito incontro con un amico. “O Fernà, do’ vai? a yoga? oggi sei un po’ in ritardo…” – “C’è sempre un impiccio… e tu? Stasera sembri un pastore: le pecore dove le hai lasciate?” Uno scambio di battute sottolineato dalle nostre risate e ancora “Passeggio, mi fa bene respirare quest’aria buona, pulita… e prego…”. Questa ultima parola detta con un tono di voce più basso, intimo. Ecco, Alberto sapeva e si stava preparando nella quiete della natura, nel sicuro rifugio della preghiera che è concentrazione in sé. Adesso la scintilla che animava Alberto si è riunita alla grande luce del Creatore. Resta il ricordo. La stessa passione per le auto d’epoca che ci ha fatto incontrare in qualche raduno, lui orgoglioso del suo mezzo, io a scattare foto e a fare interviste. La stima che avevamo l’uno dell’altro. “Tu Alberto – gli dissi nel suo piccolo ufficio – hai una grande qualità che a molti manca: l’umanità.” Una dote che avvicina alle persone e te le fa comprendere e ti fa agire di conseguenza. Umanità ripagata da coloro che lavorano nella sua fabbrica, dai suoi collaboratori, affezionatissimi. Alberto Fermani è un uomo il cui successo internazionale è stato scandito dai fatti nel mondo della calzatura, per noi de La rucola è un sostenitore che ci ha grandemente apprezzato.

Per me è un amico.

Fernando Pallocchini

 

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