La storia di Macerata a piccole dosi, dodicesima puntata

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Liberamente tratta da “Storia di Macerata”,

origini e vicende politiche di Adversi,

Cecchi, PaciUn periodo travagliato

 

La tremenda vendetta del figlio di Boldrino

Nel 1393 Macerata rinforzava le sue difese che si dimostrarono efficacissime quando, nel maggio, i condottieri della famigerata Compagnia di San Giorgio, Azzo da Castello e Biordo de’ Michelotti, corsi in aiuto di Giovani Aretino (figlio di Boldrino) fecero scorrerie nel territorio maceratese. Contro questi il Tomacelli assoldò Conte da Carrara e in giugno… “postisi a campo a lato delle mura, ed erano 2500 cavalli e assai fanti, facevano grandissimo danno e guasto nel contado, tagliando le vigne ed altri alberi e ardendo tutta la contrada; e questo guasto faceano 400 uomeni che v’erano, perché erano istati della brigata di Boldrino. Costoro diceano a quelli della città che voleano ch’elli dessono preso il Marchese della Marca fratello del Papa, il quale aveva a tradimento morto Boldrino loro caporale; e veramente li cittadini, per non ricevere tanto danno, l’erebbono dato preso se non fosse gli ambasciatori de’ Fiorentini che vi si trovarono, li quali andarono a quelli della compagna (ndr: compagnia di ventura) e tanto adoperarono che patti si fecero così che i terrazzani dessono loro mille fiorini e che l’ossa di Boldrino fossono rendute loro e così fu fatto; e quelli della città, con molte croci e lumi innanzi e con grande onore, accompagnarono quelle ossa insino fuori della città e quelli della compagna le ricevettono e portaronle poi dove a loro piacque. Poi li detti ambasciatori fiorentini feciono quivi una concordia tra quelli della compagna e ‘l Papa fra uno mese desse loro fiorini 10mila d’oro e quelli della compagna sicurarono tutte le terre che si reggeano sotto la Chiesa per un anno”.

 

Il ritorno sotto i Varano

Il Tomacelli e Conte da Carrara, nel settembre assalirono Camerino ma furono sconfitti e fatti prigionieri. Macerata stipulò allora un trattato con Gentile da Camerino. Conte da Carrara, liberato, la strinse d’assedio per ricondurla alla chiesa ma fu sconfitto: i Varano ricominciarono a sentirsi padroni di Macerata e vi inviarono il loro luogotenente, Antonio da Camerino, a dettare legge. Iniziò un fenomeno migratorio, primi si allontanarono i forestieri seguiti poi dai cittadini invisi al regime.

 

 

Il ritorno di Antonio di Vanni di Simonuccio

Fu in questo periodo che, pur sotto l’egida dei Varano, Antonio di Vanni di Simonuccio s’impadronì del governo di Macerata e provvide subito a perpetrare uccisioni e rapine. Contro i Varano e il loro seguace, intanto, fuori città combattevano gli esuli che ricevettero in aiuto, da parte del Papa, il capitano di ventura Mostarda da Strada. Costui nel 1396 si avvicinò alla città e la liberò dalla “servitude tyramnica et a dominio dominorum de Varano” riconducendola in grembo alla Chiesa. Il 30 aprile Macerata tornò “Ad statum perfectissime libertatis”.

 

Breve rinascita

Cominciarono a tornare esuli e sostenitori della Chiesa mentre un bando del Consiglio garantiva la permanenza “libere et secure” dei seguaci dei Varano. Si cercò di riformare gli statuti e per difendersi dalle rappresaglie dei Varano si strinsero alleanze con Francesco da Montolmo, Giovanni da Montelupone, Antonio da Monte Santo, Andrea da Montefano e Recanati.

 

Peste, imposizioni e bande

Nel frattempo era tornato nella Marca il Marchese Tomacelli che impose a Macerata un podestà di sua nomina, questo mentre nel territorio facevano ripetute scorrerie le bande armate comandate da Conte da Carrara, Mostarda da Strada e Paolo Orsini. Conte fece una scorreria su Macerata che, per liberarsene, dovette pagare una taglia. Nel 1399 e nel 1400 la città fu vittima della peste che infieriva sulle persone, al pari del Tomacelli che, invece, infieriva continuando a imporre i podestà.

 

Arriva anche Braccio Fortebracci da Montone

Nel 1406 giunse in zona il più audace e temibile condottiero dell’epoca, Braccio Fortebracci da Montone, che prese a occupare città, a depredare il territorio di Ancona, di Recanati e la città di Ascoli. Macerata dovette pagare 600 ducati a Braccio per essere lasciata in pace.

 

Il dominio del Migliorati

In questo periodo fu eletto Rettore della Marca Ludovico Migliorati che continuò ad angariare Macerata. Il nuovo Papa lo destituì e lui cambiò bandiera passando al re di Napoli Ladislao che conquistò quasi tutta la Marca. Ci furono scontri e capovolgimenti di fronte fin quando il Migliorati, di nuovo, passò ad altro schieramento, questa volta quello dei Malatesta. Nel 1410 i maceratesi tornarono all’obbedienza del Papa Gregorio VII ma già nel 1411 ritornavano sotto il Migliorati dovendo però subire le scorrerie dei fuoriusciti: non era un periodo di pace.

continua

 

 

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