Macerata, la città di Pirandello

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pirandelloUna delle più divertenti battute di Totò era quella di essere divenuto “uomo di mondo” avendo fatto tre anni di militare a Cuneo. Luigi Pirandello era già “uomo di mondo” quando capitò dalle nostre parti, per il servizio militare svolto presso il Distretto, allora allocato a Palazzo Conventati. Della permanenza in città qualcosa gli rimase, tanto è vero che provvide a riportarlo in una delle sue migliori commedie, “Il piacere dell’onestà”, scritta nel 1917 ma da noi presentata al Politeama Piccinini solo dopo 9 anni, dalla sua Compagnia teatrale e con la sua presenza. “Torna per la seconda volta in città” così titolava infatti l’Azione Fascista il 3 ottobre del 1926, recensendo positivamente l’opera. Nessuna notizia veniva data invece dall’altro giornale locale, “Il cittadino”, peraltro impegnato vanamente a restare in vita di fronte alla concorrenza. Come è noto la commedia ha un protagonista principale, Angelo Baldovino, concittadino, giocatore pieno di debiti, un individuo senza una grande moralità che accetta la proposta di sposare una signorina di buona famiglia, in attesa di un figlio frutto di una relazione nascosta con un nobile ammogliato. Come corrispettivo l’azzeramento dei numerosi debiti, in cambio di un matrimonio fittizio perché divenuta signora Baldovino avrebbe continuato la sua relazione con il marchese. Ma Baldovino, nel corso della commedia, da niente qual era considerato, si trasforma e alla fine dimostra di essere molto più onesto dei signori che, avendolo comprato, ritenevano di poterlo usare a proprio piacimento, non lesinando anche colpi bassi per screditarlo agli occhi della moglie fittizia, che sicuramente alla fine saprà fare la scelta migliore. Nel primo atto della commedia vi è un bel ricordo della città, quando uno dei personaggi racconta del colloquio avuto con il protagonista, in una notte d’estate, lungo il viale delle mura “illuminato dalla sprazzare di una miriade di lucciole”. L’atmosfera creata nella notte estiva dalla moltitudine di luci intermittenti, unita ai discorsi filosofici e surreali di Baldovino, gli avevano dato l’impressione di non essere più sulla terra ma di vivere in una contrada di sogno “strana, lugubre, misteriosa, ove le cose più inverosimili, più bizzarre, potevano avvenire e sembravano naturali e consuete”. Le lucciole lungo il viale delle mura sono sparite da tempo ma l’atmosfera strana, misteriosa, surreale descritta da Pirandello è ancora rimasta? E il piacere maceratese dell’onestà dove si trova? Mah! Se tornasse Pirandello…

Siriano Evangelisti

 

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