La quercia della bambina

Print Friendly, PDF & Email

di Siriano Evangelisti

quercia

 

Anche se in numero minore, continuano a spuntare in città le gru, segno certo che un altro pezzo di verde, infilato – per dirla alla Montale – “dove l’azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto” è destinato a scomparire. Aumenteranno di conseguenza i cartelli con le offerte di vendita delle numerose agenzie immobiliari, offerte rivolte a una platea di abitanti che resta stabile grazie a una presenza massiccia di extracomunitari, refrattari all’acquisto. Fortunatamente resta ancora qualche albero a ricordare, tra mattoni e cemento, quegli angoli di verde che sino a qualche decennio addietro punteggiavano gradevolmente la città. Nel patrimonio arboreo residuo spiccano, e non poteva essere diversamente, le querce o roverelle, presenti in varie parti della periferia, un simbolo distintivo della Regione insieme con il picchio. Come proprio all’inizio di via Mameli, a lato della palestra del Convitto, si erge contorta ma massiccia come un monumento una quercia sicuramente centenaria, già presente quando nella zona era ancora officiata, nel mese di maggio e nei giorni festivi, l’antica chiesetta dedicata a Santa Maris Stella, ricostruita nel 1614 poi demolita negli anni ‘50. E’ di molto più giovane ma egualmente bella e rigogliosa, alta quanto il palazzo di cinque piani che le sta accanto, la quercia che vive qualche centinaio di metri più sotto, in via Barilatti. Ha una storia che vale la pena di ricordare: circa 40 anni fa la bambina che abitava al piano terra del palazzo provò a nascondere nel terreno due ghiande. Attecchirono entrambe e una venne salvata e curata con l’amore che i querciabambini sanno dare alle piante e agli animali. La quercia arricchì la zona il cui verde, poi, è stato fortemente penalizzato e sostituito da un bianco palazzone dall’aria surreale, in stile Saint-Tropez. In un quartiere fortemente antropizzato, con 5 scuole tra quelle materne e quelle superiori, con gli uffici giudiziari che verranno fra poco incrementati, con una Chiesa molto frequentata, con una stretta via sottoposta a traffico intenso, l’unica speranza di un piccolo ricambio d’aria resta solo negli alberi. Ma parlare di grave inquinamento non si può… anche perché non risulta che sia stata data indicazione del livello raggiunto dalle polveri sottili nel quartiere. Si sa, dagli ultimi dati, che la situazione di Macerata, nel complesso, è migliore rispetto a qualche altro capoluogo di provincia. Meglio così, perché se la centralina non vede… il polmone non duole! Perciò teniamoci ben stretti gli alberi.

foto Cinzia Zanconi

A 2 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti