La storia di Macerata a piccole dosi, XIV puntata

Print Friendly, PDF & Email

Liberamente tratta da “Storia di Macerata”,

origini e vicende politiche

di Adversi, Cecchi, Paci

 

Sotto Francesco Sforza:

mai così vessati

 

Rapidissima avanzata – L’avanzata degli Sforza nelle Marche fu rapidissima. Il 7 dicembre 1433 il loro esercito era a Jesi che il giorno dopo si consegnò e già l’11 era a Montolmo che fu presa e saccheggiata il giorno successivo. I maceratesi, che avevano ricevuto una lettera da Francesco Sforza nella quale si diceva inviato dal Concilio contro Papa Eugenio, furono impressionati dalla rapidità e dalla ferocia degli avvenimenti per cui prestarono obbedienza. Lo Sforza lasciò a Macerata il suo luogotenente Foschino degli Attendoli e passò a conquistare altre città. Caddero Fermo, Osimo, Recanati e Ascoli. Il 9 gennaio del 1434 il Papa Eugenio IV assolse lo Sforza dalle scomuniche e lo nominò Marchese della Marca.

 

Subito le vessazioni – La città di Macerata cominciò ben presto a essere vessata sia con l’invio di uomini a ogni battaglia che con il pagamento di taglie sempre più onerose e, addirittura, richieste in anticipo. E ancora al Comune, già indebitato, toccò il pagamento di sentinelle e cavalieri nonché una forte spesa per fortificare la cinta muraria con la costruzione di torrioni e scarpate. Questa instabilità economica, tra l’altro, rendeva impossibile trovare un Podestà che governasse: tutti rifiutavano l’incarico. Nel 1435 si dovette pagare anche lo sverno delle truppe sforzesche, i maceratesi prestati all’esercito dello Sforza non venivano rimandati a casa e, anzi, il Comune doveva pagare il loro soldo.

 

Intromissioni amministrative e giudiziarie – Nel 1436 ogni famiglia dovette contribuire con un uomo armato per sostenere le battaglie contro San Ginesio, Camporotondo, Camerino e oltre; la città dovette ospitare per l’inverno 150 cavalli, alloggiare soldati e rifornirli di grano. Poi lo Sforza s’intromise nel governo di Macerata imponendo i Podestà: il malcontento iniziò a serpeggiare. A tutti questi gravami si aggiunsero intrusioni nella vita giudiziaria con la liberazione abusiva di condannati. Il Comune dovette subire ancora richieste per armare 500 uomini con un onere annuo di 186 ducati; un ennesimo contributo di 400 ducati per il matrimonio di Francesco Sforza con Biancamaria, figlia di Filippo Maria.

 

Un mutuo dagli ebrei – Per queste spese si dovettero prendere soldi a mutuo dagli ebrei. Nel 1439 le finanze erano allo stremo, mancavano alla popolazione derrate alimentari a causa delle continue richieste sforzesche. In tutta la provincia si aveva sentore di rivolta e lo Sforza, per sedare eventuali moti di ribellione, inviò in zona 2000 fanti e 500 cavalli al comando di Michele Attendolo.

 

Che accadeva in giro – Nicolò Piccinino, ostile allo Sforza, nel marzo del 1440 si diresse su Perugia intenzionato a venire nella Marca ma fu dissuaso dalla concentrazione di grandi forze sforzesche. Nel gennaio del 1442 Cristoforo Mauruzi da Tolentino si trasferiva in Umbria per unirsi alle forze del Piccinino. Nel maggio Francesco Sforza nominò governatrice della Provincia sua moglie Biancamaria il cui padre, intanto, si era alleato con Papa Eugenio IV e con Alfonso d’Aragona che aveva assoldato il Piccinino. Costui s’impadronì di Todi, poi di Camerino e con 7mila uomini assediò Belforte. Il 20 luglio conquistava Sarnano, il 26 ebbe Montefortino mentre Giovanni Sforza subiva una sconfitta in Abruzzo. Pareva che tutto volgesse al peggio per gli Sforza quando Alfonso d’Aragona si riappacificò con loro, seguito dal Piccinino. Il 3 agosto Eugenio IV dichiarò ribelle lo Sforza e il 20 agosto Tolentino si ribellò a Francesco Sforza. Costui, che aveva perso numerose città non tollerò la perdita di Ripantrasone che riprese e depredò con ferocia: Il fatto irritò il Piccinino che conquistò alla Chiesa Gualdo Tadino. Un vero caos.

 

Curiosità… impositive e non

 

La cacciatrice – Per favorire Biancamaria, moglie di Francesco, grande e appassionata cacciatrice, si proibì a tutti di esercitare qualsiasi attività venatoria.

 

Alloggio al futuro genero – La città doveva provvedere all’alloggio di Sigismondo Malatesta, promesso sposo di Polissena, figlia di Francesco Sforza.

 

I 100 cavalli – Macerata fu costretta a provvedere all’alloggio per 100 cavalli di Francesco Ottoni da Matelica.

 

Maceratesi sforzeschi – I maceratesi Ridolfino, Simone di Bartolomeo, Francesco di Cola tenevano per gli Sforza favorendo l’imposizione di tasse, consigliando l’accettazione di Podestà sforzeschi e fornendo personalmente masserizie alla corte di Francesco.

 

La bombarda – Il Consiglio deliberò di fornire buoi per il trasporto della bombarda donata allo Sforza dai veneziani; questa doveva servire per l’assedio di Tolentino ma, alla fine di giugno, l’inusitato strumento era ancora presso il mulino di Macerata.

 

I due fratelli – Giovanni Mauruzi da Tolentino, accampato a Macerata e di parte sforzesca, se non si fosse firmata la pace il primo settembre 1442 tra lo Sforza e la ribellata Tolentino, avrebbe dovuto combattere contro il fratello Cristoforo che difendeva quella città.

continua

 

A 7 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti