Appeso a un filo il destino di tanti ospedali

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Simone Livi chiede aiuto a tutti i Sindaci

 

E’ un balletto macabro, al limite della provocazione quello che da qualche giorno la Regione sta inscenando sulla sanità e sul futuro di tanti ospedali del territorio. Ogni giorno spunta una lista, ogni giorno un nome viene tolto e un altro ne viene aggiunto tra quelli che dovranno subire i ridimensionamenti previsti dalla famigerata spending review. Ho già avuto modo nei giorni scorsi di manifestare la mia solidarietà agli operatori sanitari costretti a lavorare in condizioni tremende, ma sono profondamente preoccupato per gli scenari che andranno a presentarsi non appena sarà terminata questa campagna elettorale. Da amministratore di un piccolo Comune dell’entroterra, dove la percentuale di popolazione anziana aumenta giorno dopo giorno, ho la sensazione che il 25 febbraio ci troveremo di fronte a una situazione mutata in maniera radicale. Oggi, per meri scopi elettorali e propagandistici, nessuno ci dice la verità. La situazione così com’è e come sarà non viene spiegata neanche ai Sindaci che, pure, sono la massima autorità sanitaria del territorio. L’ultimo “bollettino” ci dice che sono a rischio gli ospedali di Sassocorvaro, Pergola, Fossombrone, Cagli, Chiaravalle, Loreto, Sassoferrato, Cingoli, Matelica, Tolentino, Treia, Amandola, i presidi ospedalieri di Montegiorgio e Sant’ Elpidio a Mare, Inrca Fermo e forse anche l’ospedale di Camerino. Ma la pillola viene addolcita sottolineando come non si parli di chiusura ma di “riconversione”, con differenziazioni fra acuzie e lungodegenza. A parte il progressivo e inesorabile sbilanciamento verso il nord delle Marche della parte fondamentale della sanità, scorrendo questa lista, da cittadino e da amministratore mi chiedo quali saranno le conseguenze per la popolazione di questa rivoluzione e vedo uno scenario tremendo. Immagino quali difficoltà potrebbe avere un anziano di Sarnano se Amandola non garantisse più i servizi odierni o che fine farebbe un malato di Serravalle di Chienti a fronte della “riconversione” dell’ospedale di Camerino… Quello che potrebbe accadere, specialmente a fronte di un problema di salute urgente, è facilmente comprensibile. Per questo come vicesindaco di Sant’Angelo in Pontano ritengo necessaria una battaglia unitaria da parte degli amministratori di ogni colore politico per evitare che a fine febbraio un cittadino delle Marche meridionali, e soprattutto dell’entroterra, debba andare ad Ancona per curarsi anche una faringite. I presidi sul territorio non si toccano e i tagli alla spesa vanno fatti in altri settori, in primis sui costi della politica. La salute è un bene sul quale non si può speculare e non bastano le rassicurazioni odierne dei vertici dell’Asur, pronte domani a trasformarsi in lacrime di coccodrillo, scaraventando le responsabilità sui tagli voluti da Roma. Il direttore dell’Asur Ciccarelli si guardi intorno e invece di ridimensionare strutture indispensabili dia un bel taglio alle 308 auto blu in dotazione all’Asur Marche, fra cui le 23 dell’Inrca, le 22 degli Ospedali Riuniti delle Marche e le 10 degli Ospedali Riuniti di Ancona: questi sono sprechi, non la salute dei cittadini! I piccoli ospedali locali sono una risorsa dalla quale non si può e non si deve prescindere perché ancora oggi, e ci sono casi eclatanti solo di pochi giorni fa, servono a salvare vite e a dare certezze ai cittadini. Per questo lancio un appello a tutti gli amministratori, da Sud a Nord delle Marche, dall’entroterra alla costa: conduciamo insieme questa battaglia spogliandoci delle casacche politiche. Solo così riusciremo a far sentire forte e chiara la nostra voce.

Simone Livi

 

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