Il convento e la chiesa di San Francesco a Macerata

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Un libro realizzato da

Gianfranco Pasquali e Mariella Troscé

s-francesco

 

“Il convento e la chiesa di San Francesco a Macerata – una storia lunga sette secoli” è un libro? Certamente, e pure bello e interessante anche se, a prima vista, potrebbe sembrare un elegante fascicolo per l’impaginatura originale, nonché per la confezione che è il giusto prologo, essendo color tonaca di frate e corredata da tanto di “cordone”, alla collezione di 14 tavole stampate in essa contenute, tratte da originali in acquarello realizzati da quel maestro che è Gianfranco Pasquali.

 

Disegni e foto

La trattazione è completa per quanto possibile con le documentazioni a disposizione e i disegni seguono passo passo le trasformazioni avvenute nei secoli e ci danno l’idea di come furono gli spazi dove oggi sorge il Palazzo degli Studi e si allarga la piazzetta Cesare Battisti. Poi, con l’avvento della fotografia, ci sono gli scatti a testimoniare il cambiamento radicale dell’area avvenuto per opera dell’architetto Cesare Bazzani. Disegni e foto che sottolineano la storia del convento e della chiesa, iniziata nel 1200 e terminata definitivamente con la demolizione totale del 1931.

 

Le palloctae

Per i lettori attenti, quelli che vanno oltre il fatto puramente tecnico e documentale, questo sarà un libro che li arricchirà nella conoscenza della storia della città di Macerata, di come fosse socialmente organizzata già nel 1200, quando 4 priori governavano la città per un solo bimestre, prima di essere sostituiti. E qui giocava un ruolo importante la chiesa di San Francesco, nella cui sacrestia, fino al secolo XV, si trovava la cassa magna di legno dove erano conservate le palloctae: palline di cera con dentro inserite strisce di carta o di pergamena con su scritti i nomi dei funzionari comunali e dei quattro priori.

 

L’arco di Sant’Antonio

Situazione particolare quella della chiesa di San Francesco e annesso convento, così incassata tra basse costruzioni, unita alla parte opposta della via posteriore (già via di Santa Caterina e oggi via Gramsci), accanto al palazzo De Vico, in modo da formare un arco, una corta galleria per il passaggio sulla strada. Proprio sotto questo arco c’era una porticina: l’ingresso all’ennesima chiesetta cittadina, quella di Sant’Antonio che dava il nome all’arco.

 

Resti quasi invisibili

Di tutto quel complesso oggi nulla resta. Quasi. Perché l’occhio attento di chi, come Gianfranco, fa il restauratore ha captato, alzando lo sguardo, sulla facciata scoperta di palazzo De Vico, sopra i tetti vicini, i resti di quanto è rimasto della struttura muraria della parete di sinistra del coro della chiesa di San Francesco: sono cordoli e capitelli residui appena visibili, rimasti lì giusto per dare una idea di dove arrivava il complesso e quale era la sua altezza.

 

Il soffitto perduto

All’interno del convento c’era una Libreria con un soffitto dipinto a tempera, di pregevole fattura, realizzato verso il 1650, con una complessa struttura e una imponente prospettiva centrale. Soffitto che voleva essere salvato dagli ingegneri Ruggeri e Federiconi ma che fu purtroppo distrutto dal Bazzani. Di questo resta una sola foto scattata dal Balelli nel 1931…

 

Abbiamo estratto solo alcune note dal lavoro di Gianfranco Pasquali e Mariella Troscé, il resto lo lasciamo alla vostra lettura.

R. D’Adderio

 

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