Nell’officina di via Mozzi, 62 – Macerata

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…il lavoro era duro ma a me piaceva.

Ciccarelli Duilio

 

“Nell’officina di via Mozzi, 62 – Macerata” è un libro fortemente voluto da Sara Ciccarelli, il cui più grande desiderio è quello che il padre Duilio sia ricordato, nella speranza che l’esempio di vita di questo valente artigiano possa essere uno sprone in questi tempi difficili, in cui bisognerebbe rimboccarsi le maniche e accingersi a lavorare autonomamente. Il volume è stampato da Stampalibri e pubblicato dalle Edizioni Simple.

 

Amore per Macerata

Dalla bella lettera scritta da Sara, che ha accompagnato il libro fin nella redazione de La rucola, vi proponiamo alcune frasi: “Mio padre aveva degli amici al Nord (Genova, Milano) che lo sollecitavano ad andare a lavorare nelle industrie presso le quali loro avevano delle attinenze ma lui, anche se ha

attraversato alcuni periodi di difficoltà, ha voluto sempre persistere nel lavoro autonomo e rimanere a Macerata, dove ha conseguito anche grandi soddisfazioni”.

 

Clienti affezionati

“A Macerata tra i suoi clienti più fedeli c’erano persone importanti come l’avvocato Italo Cervigni (per il Palazzo Torri e altro), l’architetto Cortellucci, l’architetto Anna Verducci e famiglia, Mario Tarlazzi, gli Andreoni, la signora Acquaticci, l’avvocato Giuseppe Sabbatini, il C-mune. Quasi sempre voleva gestire il lavoro lui, con intelligenza, senso artistico e accuratezza; i clienti, che lo conoscevano e lo apprezzavano, si fidavano di lui”. Ecco, parole che illustrano bene situazioni di altri tempi, oggi sempre meno frequenti: clienti fedeli, il rispetto per le persone che se lo sono guadagnato e tanta passione per il proprio lavoro e, ancora, fiducia. Non ultimo c’è l’orgoglio, documentato dalle foto di Duilio con le sue opere.

 

Il libro

“Faccio salti nel tempo avanti e indietro…non sono uno scrittore… perciò scrivo secondo come mi vengono in mente questi ricordi” . Duilio Ciccarelli ripete più volte queste parole per giustificare al lettore una mancanza di consequenzialità nel suo racconto, che è scritto di prima mano e senza alcuna progettualità. Il fabbro di San Lorenzo (attuale via Mozzi) delega al tratto della penna i suoi ricordi, i suoi pensieri, le riflessioni sulla vita vissuta tra le due guerre mondiali e tante altre vicissitudini. Il libro è il depositario dei suoi sogni di bambino, dei sacrifici fatti in bottega da ragazzo (11 ore al dì e la domenica mattina), di dolori e brutture vissuti in guerra, degli avanzamenti di carriera documentati con cura (vedi foto), dei continui “no!” di papà Romano, dei sogni infranti di una carriera militare, della tanto amata nonna Pasqualina o “Pizzuta” . Era lei che copriva i nipoti con cuffietta e bavaglio, affinché, sembrando bimbi piccoli, si potesse portarli in treno gratis nella gita fuori porta della domenica. Duilio, a 8 anni, deve fare il capofamiglia. Quando la guerra finisce, la famiglia apre una bottega da fabbro e la parola d’ordine è una sola: lavorare sodo. Duilio vive gli orrori del fascismo e l’orgoglio per la dignità della sua famiglia che, per il lavoro svolto nella propria bottega e le zero lamentele, non è mai oggetto di rappresaglie da parte del fascio. Il servizio militare è presso la Regia Arma Aeronautica di Parma. Poi la seconda guerra mondiale a Tripoli. Bombardamenti continui a cui sfugge anche per miracolo, clima torrido, zanzare micidiali, cimici, pidocchi. Nel libro foto e documenti (diplomi scolastici, foglio matricolare dell’Aeronautica…), intestazione della lapide di Duilio e sua moglie (morta 30 anni prima), due stornelli e una poesia che Duilio ricorda cantare da bambino.

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