L’ altro… Tullio Moneta

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di Cesare Angeletti

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Su vari articoli, che ho letto con avidità e su un libro si è tracciata, eccellentemente, la figura di Tullio Moneta, comandante mercenario e uomo di avventura. Questa è la narrazione della seconda parte della sua vita. Io ho avuto il piacere di conoscerlo prima quando, ancora studente, stava a Macerata. Ogni fine anno si svolgevano allo Stadio dei Pini, fra gli alunni degli istituti superiori, le gare d’istituto e, di tale manifestazione, i protagonisti che si alternavano nelle vittorie erano i ragazzi della ragioneria e quelli dell’agraria. Gli alunni del classico e dello scientifico erano meno “portati” per tali fatiche fisiche. Alla fine di ogni competizione, nel tardo pomeriggio, c’erano gli sfottò dei vincitori ai vinti e c’era per usanza che gli alunni della scuola vincitrice avevano pronta una bara di cartone nella quale era d’obbligo infilare uno dell’altra scuola in segno di vittoria e di sfottimento estremo. La cosa avveniva sempre con tremende baruffe tranne quando a tenere la bara era Tullio Moneta perché allora il malcapitato della nostra scuola, l’agraria, che veniva “ catturato”, visto con chi aveva a che fare, nella bara ci entrava da solo. Tullio era il protagonista del dopo gara e nessuno di noi, anche io che facevo sollevamento pesi, judo e lancio del martello e quindi ero in ottima forma fisica, osava cimentarsi con lui. Ricordo che in una scaramuccia, alla quale ero intervenuto per difendere un amico, Tullio sparò un cazzotto, d’alto in basso, io lo vidi arrivare e lo schivai solo in parte. Le sue nocche strisciarono sulla mia faccia e solo con un guizzo riuscii a non prendere la sventola sulla spalla, che sicuramente sarebbe stata distrutta dalla botta ma, nei giorni successivi, la mia guancia era come se qualcuno ci avesse passato ripetutamente la carta vetrata. Tanti sono gli episodi scolastici creati dalla poca attitudine alla disciplina di Tullio e tutti si concludevano con lui davanti al preside, che era alto un metro e sessantacinque e che lo minacciava alzando un dito. Tullio lo osservava come il gigante Golia guardava Davide prima della mattonata. Ho un altro ricordo di Tullio che con gli amici era una persona veramente eccellente e sempre disponibile a dare una mano. Verso la fine degli anni ‘50, primi anni ‘60 a Macerata c’erano più di cento orchestrine la maggioranza delle quali era composta da batterista, un paio di chitarre e, a volte, un sassofono e una voce solista. Solo le grandi avevano gruppi di suonatori con i fiati. Ebbene Tullio e alcuni suoi amici avevano creato la “Blood suckers”( succhiatori di sangue ) e lui suonava in maniera splendida il trombone a tiro o a culisse e c’era con loro anche un abilissimo suonatore di tromba. Le serate con loro erano sempre un successo sia per la bravura e per la simpatia ma con Tullio c’era un problema: quando in sala lui adocchiava una bella ragazza, le brutte non le vedeva proprio, dopo una serie di scambi di sguardi, posava il trombone e iniziava l’azione d’attacco. C’era già in lui, a quei tempi, lo spirito del guerriero e del conquistatore e devo dire, a suo onore, che le conquistate erano tante e tutte veramente di alta qualità. Poi è partito per l’avventura e quelli descritti qui sono rimasti ricordi cari per noi che abbiamo avuto il piacere e l’onore di averlo avuto come amico. Oggi Tullio è tornato e io, con questi ricordi, dato per scontato il suo valore di combattente, ho voluto rendere omaggio alla sua simpatia e alla sua bravura come musicista.

 

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