Suonatori o… suonati?

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di Cesare Angeletti

 cosce di pollo lesse

Nei miei sessant’anni di presentatore dilettante mi è capitato tante volte di avere il piacere di condurre concerti delle bande. I suonatori sono degli appassionati e valenti musicisti, alcuni dei quali sono anche ottimi solisti in orchestre ma in quanto a stranezze e superstizioni nessuno li eguaglia. Un sassofonista di grande abilità, che spesso era chiamato da orchestre di professionisti a dare una mano, quando salivamo sul palco faceva un rito: spostate le seggiole vicino alla sua, piazzava il leggio con gli spartiti, poi faceva tre giri, in senso antiorario, intorno alla seggiola e, rimesso tutto a posto, era pronto per esibirsi. Un altro straordinario suonatore di tromba, che aveva fatto anche concerti con i grandi del jazz, i quali conoscendone la bravura lo chiamavano a suonare con loro, aveva il pallino di sperimentare vari metodi per lubrificare i pistoncini del suo strumento. Una sera, nella piazza di un paese della nostra provincia, ci prepariamo per lo spettacolo e io ero, come solito. vicino a lui e mentre disponevo i miei appunti sul leggio, iniziai a sentire un tremendo cattivo odore che sembrava un misto della puzza che c’è quando si passa vicino a una raffineria di petrolio e quella di cibo andato a male. Alla mia richiesta di spiegazioni lui, candidamente, mi disse: “Sai, un mio collega mi ha detto che per lubrificare i pistoncini aveva usato la coca cola e la cosa era veramente una bomba e allora stasera ci provo pure io”. Immaginate l’odore della miscela venuta fuori mescolando coca cola e olio lubrificante che di solito si usa per la tromba. Ma forse la cosa più strana che mi è capitata, frequentando le bande e i relativi maestri, è stata la colazione con un famoso direttore. Non do alcuna notizia per identificarlo ma dico che era bravissimo per quanto era “estroso”. Dice il proverbio: “Fra il genio e la pazzia il passo è breve!” Beh! Lui in questo proverbio ci stava tutto. Ecco il fatto. Era mia abitudine, per preparare le serate e non fare figuracce, andare prima dal maestro per coordinare con lui il programma. Lui mi dice che il pomeriggio e sera ha scuola di musica per cui ci dobbiamo vedere al mattino. Io, che a scuola in settimana avevo un mattinata libera, accettai e decidemmo di vederci alle 8,30. Alle dieci, finito di accordarci per lo spettacolo, lui disse: “Ora andiamo a fare colazione!”. Accettai di buon grado e, usciti, mi avviai verso il bar. Mi chiamò dicendo: “Dove vai? Vieni con me!” e mi guidò verso un ristorante. Entrati, il bar era chiuso, si diresse verso la cucina urlando: “Siamo in due e dobbiamo fare colazione. Sedemmo a chiacchierare e dopo una decina di minuti arrivò il cameriere con, su un vassoio, due bicchieri di vino bianco e due piatti con una coscia di gallina lessa. Restai di stucco! Lui mi guardò sorridendo e mi spiegò: “Ecco questa è la colazione più straordinaria che si possa fare. Sana, genuina, facile da digerire e soprattutto… magnata la zampa de gajina, dopo cammini più spiditu per tutta la jornata!” Ancora oggi, a distanza di anni, a volte, mi torna in mente la famosa colazione fatta con la coscia di gallina lessa che sarebbe dovuta servire a farci camminare meglio per tutta la giornata!

 

A PROPOSITO DI POLLAME…

 

Uovo policromo

Un contadino vuol fare uno scherzo a una delle sue galline e le sottrae di nascosto un uovo per dipingerlo di tutti i colori. Poi lo rimette in mezzo alle altre uova e si mette a spiare le reazioni della chioccia. Questa però resta del tutto indifferente. Deluso, il contadino sta per tornarsene ai suoi lavori quando vede dall’altra parte dell’aia un gran putiferio: è il gallo che sta riempiendo di botte il pavone!

 

Uovo alla coque

Un contadino, molto giovane, entra per la prima volta in un ristorante assai chic. Consulta il menù poi, molto timidamente, chiama il cameriere e gli chiede: “Scusi, non ho mai mangiato il caviale e oggi vorrei proprio provare… ma, ditemi, cos’è?”. Risponde cordiale il cameriere: “Sono uova di storione, signore”. – “Benissimo… me ne porti due alla coque!”.

 

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