Francia Nova e Francia antiqua

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di M. Arduino e F. Cortella

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Il tema è sempre lo stesso e anche i documenti negli MGH ci svelano, piuttosto apertamente in realtà, che la prima Francia non era a nord delle Alpi; ne abbiamo conferma, a esempio, anche negli scritti di Notker, il monaco di San Gallo. Un rapido accenno all’epoca storica è utile ad approcciare e poi a proporre gli elementi di riflessione sul tema, cioè il caso “delle due Francie” che Notker solleva di certo involontariamente. Negli ultimi anni del regno di Ludovico il Pio giungono a maturazione le tensioni con i suoi tre figli-figliastri: Lotario, Ludovico (il Germanico) e Carlo il Calvo. Alla morte del padre, nell’840, i tre figli vengono a guerra aperta finché non trovano un accordo nel Trattato di Verdun (843) in cui si sanciscono i confini dei tre regni: di Lotaringia, dei Franchi Occidentali e di Germania. Secondo la nostra reinterpretazione della storia di quel periodo, siamo oltre il giro di boa dell’abbandono della terra avita (le Marche) da parte dei maggiorenti della etnia egemone in Europa che appunto lasciano l’originale Francia Salica. Questo territorio è troppo piccolo e “decentrato”, per permettere che vi possano convivere non uno, ma addirittura tre “imperatori” che non hanno la forza di eliminarsi a vicenda. La necessità di portare i centri del potere in luoghi baricentrici ai territori da controllare si legge bene nel trasferimento oltralpe dei maggiori personaggi della corte di Carlomagno sopravvissuti all’imperatore. Con la migrazione di questi esponenti della cultura, anche molti Benedettini abbandonano la Francia Salica: questo è il vero importante segno “politico” del cambiamento, piuttosto che le battaglie. La prima manifestazione dell’emigrazione di un gruppo è l’applicazione del toponimo della terra d’origine al nuovo insediamento, preceduto dall’aggettivo “nuovo/a”. Il Notker scrive alla fine del IX secolo un “Gesta Karoli” considerato fra i principali testi sull’argomento. Rileggendo il testo del monaco sangallese (Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Germanicarum, Nova series, vol. XII), si leggono i toponimi giustificativi della “diaspora” nell’impero e lo spostamento delle tre corti dalla Francia Salica verso i territori d’oltralpe. Ne riporto uno stralcio scan del volume cartaceo:

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Siamo alla fine del IX secolo e si parla di una nuova Francia, come oggi si parlerebbe di una nuova Zelanda a esempio; ma dove sarà mai questa nuova regione ribattezzata di recente se “nova”? Ci pensano i trascrittori ad informare nella nota 5 a piè della stessa pagina:

scritte arduino 2La Francia nova è quindi in “Austria” (solitamente trascritto Austrasia) dove c’è il villaggio recintato anzi città, di/della nuova Francia, [che] ad ogni modo compare con nome pronunciato [in lingua]Teutonica Wirciburg. L’autore in queste righe apre una voragine che inghiotte la localizzazione germanica della terra d’origine dei Franchi quando precisa che al suo tempo, dopo almeno un secolo di presenza del dominio franco della regione, l’attuale Franken (la Franconia) è Francia nova, ovvero il luogo di un nuovo insediamento di “Francesi”, di fatto tale Francia non può essere vicina o addirittura confinante col territorio dell’originale Francia. Notker, nel seguito (pag 31), puntualizza:

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La lingua usata è il Latino, pertanto il significato del vocabolo antîquus non si presta a illazioni: c’è un’altra Francia ancora “viva”, ma che esiste da un tempo così “anteriore” da superare anche la definizione più usata in quel periodo per indicare insediamenti dalla lunga storia, cioè vetus. Questa Francia antiqua dove la mettiamo? Se la “nuova” è nel centro dell’attuale Germania, la “patria lontana” del gruppo che si trasferisce non può essere a un tiro di schioppo, in Renania o giù di lì. A nessuno verrebbe mai in mente di chiamare con lo stesso nome, ma “nuovo”, una regione vicinissima abitata dagli alleati-sudditi bavaresi. Niente paura: siamo in Germania a fine Ottocento e siamo nel campo delle “autorevoli” opinioni: mettiamo la Francia antiqua dove ci fa comodo, lì nel delta paludoso del Reno dove, non essendoci alcuna vestigia o testimonianza materiale, ci può stare di tutto come nel cappello del prestigiatore. Infatti, sempre nella nota 5 di pag 27, si può leggere la spiegazione:

scritte arduino 4I toponimi vengono costruiti ex nihilo dagli storici tedeschi fornendo una spiegazione priva di riferimenti oggettivi: aggiungono “Ost” a Francia nova per inventare una situazione simmetrica e opposta a quel titolo di Rex Francorum Occidentalium che assumerà Carlo il Calvo, mentre per arrivare alla “France” e al “Roi de France” dovranno passare altri 3 secoli. “…Mais c’est en 1204, sous le règne de Philippe Auguste que pour la première fois la titulature royale parle de roi de France au lieu de roi des Francs”; http://fr.wikipedia.org/wiki/ Royaume_de_France visita del 12/04/2014.

Diviene a questo punto facile disquisire sul differente peso che si vuole dare al toponimo Francia. La primigenia “Francia renana” esiste, per noi, solamente nelle opinioni dei medievisti dell’Ottocento: come avrebbe potuto scomparire dalla toponomastica moderna la terra in cui prende coscienza e forza il popolo franco che dominerà l’Europa se chi vi comanda è stato sempre lo stesso almeno fino al XII secolo? È completamente all’opposto la situazione della “antiqua” Francia Salica Picena dove si impose, dopo l’imperatore Federico II, la ragion di stato pontificia che obliterò la presenza dei Franchi/Piceni. Ma saranno altre le circostanze in cui suggerire le possibili spiegazioni al perché di tale situazione.

 

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