Briglie sciolte all’immaginazione

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di Medardo Arduino

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Sì, almeno una volta, invece della deduzione ragionata, voglio proporvi di lasciar correre insieme con me l’immaginazione. Delle due colleghe, immaginazione e fantasia, che lavorano nello stesso ufficio e per lo stesso “capo” scegliamo l’immaginazione che costruisce scenari virtuali ma rispettosi della fisica reale, in altre parole esiti solo pensati ma possibili; fantasia, la collega meno razionale fra le due che fa volare gli asini e cinguettare gli elefanti sui rami dei baobab, la lasciamo da parte. Siamo al piano superiore della chiesa di Santa Maria a piè di Chienti. Di questo edificio mi sono occupato con intensità soprattutto al piano terra, analizzandone le strutture, ora al piano superiore due testimonianze separate fra loro dallo spessore del muro, mi hanno stimolato a lasciar andare l’immaginazione. Nel deambulatorio superiore, quasi al centro dello stesso, ad altezza degli occhi si nota, saldamente murato nel tamponamento delle arcate più antiche, un frammento trapezoidale in pietra chiara scolpita a piccolo rilievo, al centro campeggia una croce “greca” precorritrice di quella “di Malta” e ornata ai vertici dei bracci con il ricciolo delle croci Basiliane o dei “monaci d’oriente” come li identifica Camillo Lilii. Ai lati della croce due rosette a sei petali come il “fiore della vita” e al disopra il nastro intrecciato simbolo del cielo. Ho letto di questo oggetto in alcune pubblicazioni solo una impersonale didascalia: frammento di decorazione scolpita. Questo è nella sostanza vero, ma vorrei spingermi oltre: la croce è un simbolo che non rientra nei soggetti “decorativi” e non l’ho mai vista a campire spazi con solo fine di riempirli. Di regola ne troviamo una sola per lastra o per fianco di sarcofago… sì questa mi sembra proprio una decorazione funebre giusto nello stile dei “monaci d’oriente”. Anche se differente per materiale è però simile e di egual significato, a mio avviso, di quella che fotografai all’abbazia di Pomposa e che vi ripropongo:

frammento abbazia pomposa

In questo frammento è però più visibile il bordo superiore che lo qualifica per stele o faccia laterale del coperchio di un sarcofago, con la volumetria più o meno come imma-2questi Ravennati. Adesso tocca all’immaginazione: sapete (e se non lo sapete andate in libreria a colmare il gap) che nel mio saggio “Basilicam quam capellam vocant” identifico la chiesa dell’Annunziata come luogo della tumulazione dell’imperatore Carlo e nel disegno di Ademaro da Castel Potenza (scorso numero di La rucola) vedo il tumulo/tugurio fatto con lastre decorate nel quale fu sepolto il Carlone seduto: posso proporvi di immaginare che questo frammento caparbiamente conservato sia parte di “quel” tumulo funerario? All’altro lato del muro, cioè nella concavità dell’abside tutta affrescata, l’illuminazione a moneta ha rischiarato un’immagine sacra poco diffusa ma che mi è familiare:

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Il Cristo trionfante o anche Pantocratore è l’immagine, meglio l’icona più classica dei monaci d’oriente; molto rara a nord della Sicilia ma relativamente presente nella nostra regione (ne ho trovate tre). Questa è decisamente caratterizzata, racchiusa nella “mandorla” come le icone più antiche, contornata dagli angeli con ali di forma insolita e differente da come avrebbe dovuto dipingerle un artista di scuola giottesca nel XIV sec. data a cui si vorrebbe far risalire l’affresco. Nella sua visione religiosa l’imperatore cercava di identificarsi come immagine in terra di questo Dio onnipotente. Sempre l’immaginazione mi riporta al Cristo che troneggia nella cupola della Cappella Palatina di Bad Aachen e a una nota che spiega:

 

…Le mosaique ornant la cupole a di-sparu au XVIII siècle mais est connue par une gravure et des descriptions… Le mosaique actuelle… est l’oeuvre de l’architecte belgie J.B. de Bethune, elle fut executee entre 1879 et 1881 par les ateliers de Antonio Salviati a Venise. http://fr.wikipedia.org /wiki/ Chapelle_Palatine%27_Aix-la-Chapelle-26-1-2014

 

un’altra nota dice:

 

…The dome was decorated initially with a fresco and later with a mosaic. After a fire these were replaced with a 19 century reproduction as the same iconography as the original if not the stilistic qualities

http://en.wikipedia.org/wiki/palatine_chapel_aachen-26-1-2014

 

A lasciar viaggiare l’immaginazione, l’affresco di casa nostra ha tutti gli ingredienti “des descriptions” che servirono al De Bethune per fare il mosaico di Aachen e rispetta anche la seconda nota che ci dice che la cupola era inizialmente affrescata. Certo solo l’immaginazione può al momento far pensare al consolidamento di mezza cupola della basilica dopo un terremoto e al mantenimento dell’affresco del Cristo con ricoloritura dell’originale (come sempre si fece per restaurare) nella basilica che, ci dice Eginardo, Carlomagno fece costruire a sue spese. Questa stessa immaginazione ci direbbe che le “descriptions” usate dall’architetto belga erano proprio azzeccate o che Le Marche sono una regione zeppa di riscontri casuali.

 

Nota del Direttore: Il puzzle della Francia Antiqua incastra pezzi…

 

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