Retroscena delle scorse elezioni comunali

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Quel “santino” calpestato

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Alle ultime elezioni amministrative, mi chiesero di dare la disponibilità del mio nome per poter presentare la lista “Sinistra per Macerata”, la prima volta declinai l’invito: non mi interessava. Poi vista l’insistenza (non riuscivano a raggiungere la quota necessaria) acconsentii. Non mi ero mai interessato direttamente, ho sempre delegato ad altri questo onere, ma visto che ero in ballo dissi: “Voglio provare, per vedere da dentro come funziona”. Così feci la mia brava campagna elettorale cercando voti tra amici e conoscenti, ci misi anche dei soldi per manifesti e santini da distribuire. Se il nostro candidato a sindaco avesse vinto ogni gruppo che lo sosteneva avrebbe avuto diritto a un assessore. Questo era l’accordo preelettorale. Il nostro candidato era il signor Romano Carancini, che io non conoscevo personalmente, così mi presentai a lui in piazza Cesare Battisti, alla chiusura della campagna elettorale e lo feci in maniera scherzosa dicendo: “Ho un portafortuna per lei!” Mi guardò sospettoso… lo rassicurai dandogli il mio “santino”. Passarono 5 minuti e il mio portafortuna veniva calpestato dagli astanti. Ci rimasi un po’ male, ebbi come un presentimento di noncuranza. Pensai: “Mah! forse gli sarà caduto…”. Vincemmo le elezioni (con un piccolo scarto) eravamo tutti felici e l’entusiasmo era alle stelle! Mi sentivo importante, con i miei 20 voti (ringrazio ancora le 20 persone che mi hanno dato fiducia) avevo contributo al successo! Alla riunione del gruppo si respirava aria di uguaglianza, avvocati, professori, studenti, postini,”ricchi e poveri” tutti uguali, tutti importanti! Mi sembrava tutto troppo irreale, comunque, ingenuamente, volli illudermi. Si dovevano selezionare i nomi da consegnare al neo eletto sindaco, che avrebbe scelto tra questi chi nominare assessore. Carancini preferiva il rosa. All’interno del gruppo c’era gente preparata che avrebbe potuto assolvere degnamente il compito, ma intervenne il comitato centrale che presentò nomi esterni al gruppo. Da buon ingenuo mi fidai di loro. A un’altra riunione si doveva scegliere il nome decisivo ma la scelta era già stata fatta: la signora Monteverde. Nessuno si  lamentò, tranne una signora, anche lei in lista, di cui non ricordo il nome, che si alzò e se ne andò via. Mi sembrò un po’ alterata, per cui chiesi al capolista Tartabini: “Che doveva andare via?” Lui fece spallucce e io rimasi deluso. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Credevo che i nostri probabili assessori del gruppo fossero d’accordo… invece no, non furono invitati, tranne uno messo lì perché, tanto, mai sarebbe stato scelto dal sindaco. Quello che allora proprio non digerii e oggi non dimentico, è sapere che alla signora Monteverde era stato chiesto di candidarsi, ma lei aveva declinato l’invito, poco interessata e poi aveva troppo impegno con la scuola essendo insegnante. Però, stranamente, quando le hanno offerto di fare l’assessore ha trovato sia interesse che tempo da dedicare. L’opportunismo, scusatemi, è un vizio o una virtù? Un’altra storia. La signora Manzi, lei me la ritrovai vicesindaco senza che fosse stata eletta da nessuna parte. Certamente la legge prevede questa possibilità… ma non trovate poco dignitoso non candidarsi, non prendere alcun voto e ricoprire una carica prestigiosa, mentre gente che ci ha messo la faccia (nonché tempo e denaro), prendendo anche tante preferenze, si è poi ritrovata con niente tra le mani? Non trovate ci sia qualcosa che non va? La dignità non è più di moda? Ho voluto vedere da dentro e ho capito una cosa: finché fai comodo ti fanno credere di vivere a Camelot… quando non servi più ti accorgi di essere vissuto in Nepal. Tra un po’ ci saranno nuove elezioni e la storia si ripeterà: altri sherpa e altri scalatori… opportunisti!

Giorgio Ranieri

 

In foto da sx

Monteverde – “Albertone”/Ranieri – Manzi

 

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