CORSO CAIROLI

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Tratto da Macerata tra storia e storie

di Fernando Pallocchini

Corso Cairoli
Corso Cairoli

A Macerata, nel 1700, per la festa di San Giuliano, c’erano le corse dei cavalli “barberi”. La prima corsa al trotto si svolse nel 1892 e vide alla partenza cavalli di valore internazionale. La tradizione continuò ai Giardini Diaz con il folto pubblico che assisteva dalla balaustra di viale Puccinotti. I maceratesi amarono le gare ippiche fino al 1924 quando l’interesse scemò e fu proprio in corso Cairoli che un gruppo di appassionati, tra questi Cesare Angeletti e Rodolfo Gentili, cercò di far rivivere antichi fasti. Per i festeggiamenti del quartiere si istituì il “Paliuccio delle Casette” e il successo fu travolgente. Nel 1984 si ebbero 14.000 spettatori! I cavalli partivano al galoppo da piazza Nazario Sauro e sfrecciavano tra due ali di folla stipate dietro le transenne. Oggi corso Cairoli è una via transitatissima, il traffico vi scorre incessante con tutti i suoi problemi ma anche con effetti benefici sul commercio. La via offre nei dintorni numerosi parcheggi, il che favorisce l’arrivo delle persone per cui può essere paragonata a un centro commerciale a cielo aperto, raccolto, percorribile a piedi perché pianeggiante, con piccole botteghe e ampi negozi la cui tipologia, mediamente è di buona qualità se non, in alcuni casi, ottima e spazia dai generi alimentari ai prodotti farmaceutici, dall’abbigliamento alle edicole (ben tre), da attività artigiane a prodotti di lusso (diverse gioiellerie), dai dolciumi agli occhiali. I bar sono eleganti, forno e pizzerie profumano, ci sono banche, agenzie immobiliari, prodotti tecnologici e il barbiere è all’angolo in modo che nulla sfugga…

Corso Cairoli visto da Porta Mercato
Corso Cairoli visto da Porta Mercato

La zona si chiamava Borgo San Giovanni poi, dopo Garibaldi a Macerata, fu rinominata Borgo Cairoli ma, per la gente, è sempre stata “le Casette”, per le 200 piccole case disposte in pittoresca fila ai lati della via. Come erano, “le Casette”, 50 anni fa? Facciamo un salto indietro nel tempo… in una via popolare piena di vita dal primo mattino fino a sera. Inizia don Lisè a suonare le campane e, già alle 5, si sente lo strusciare di Lisà Bellu, lo scopino. Alle 6 bussano alle porte i lattai (Ferrante, Marì de Mozzò, Stella de Corneto, Virgì de Moscetta) con il latte appena munto e Filomena de Fischjaì con la ricotta fresca. Aprono i caffè: Purassà, lu Ricciu, Calamante, l’aroma si spande e si svuotano bicchierini di “Garibaldini”, mixer di mistrà e alchermes. Alle 6.30 giungono i carretti degli ortolani Jescià e Birillu carichi di verdure poi è la volta delle contadine (Laurina de Vrangià, ‘Ngilina de li Grassi, Amalia de Mattiacciu) con le canestre in equilibrio sulla testa cariche di frutti. Alle 7 c’è il via vai dei fornai Cirlicchja, Priprì, Marino de Vutticillu, che portano tavolate di fragranti pagnotte e, dopo le 8, c’è la “pipinara” dei bambini che vanno a scuola. E inizia il lavoro degli artigiani… smazzola Vincè lu Callarà, smartellano i fabbri Suè e ‘Rnesto, batte la lamiera Fiore de Tàlia, pianta le “simicie” Gaudè il calzolaio fischiettando la marcia trionfale dell’Aida. Rispondono gli altri calzolai (Fernà, Gujè, Ughere, Vesellu) e piallano e segano i falegnami Lisà lu Fattoracciu e Varucchì e tornisce manichi per le falci Santì. Poi sono i bottegai a esporre la merce fuori dai negozi. Joà de Preò con salcicce, ciauscoli e affini; Lella de Ziffirì profuma la zona con baccalà e stoccafisso; Fiordinà lu Miricano e Bruno de Frondò vendono stoffe. Per i materassi c’è Jacumì de Santa Pupa; falci da Lanfrà, giornali da “Antò & Italia”, oggetti in terracotta da Marì la monga e da Adorna. Pentole in rame da Vincè lu callarà e bici da Ciccarellu. Ruote di biroccio appoggiate ai muri, sementi da Buschittà, aringhe da Fiecciarella, i fruttivendoli Rosa de Cicia, Moscetta, Virgì de Zaravija e, da Suè, i secchi. “Le Casette” si animano di casalinghe, passa Cirivacco lu stracciarolu, Massimì coi bomboloni alla crema, Vatilosse che vende lacci da scarpe e Ciccà, lo strillone… è un mondo scomparso, ricco di personaggi e di umanità, del quale oggi resta solo un nostalgico ricordo.

 continua

 

Foto di Cinzia Zanconi

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