Verba volant scripta manent

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Il M5S Macerata ha dichiarato fin dall’inizio del mandato elettorale che sarebbe stato un controllore, ma soprattutto che sarebbe stato propositivo, e le tante mozioni e interrogazioni presentate fino a oggi dimostrano che stiamo onorando gli impegni. È incredibile, invece, il comportamento della maggioranza in occasione della delibera sul Patto di collaborazione, patto che permetterebbe ai cittadini di essere collaborativi nella gestione della città, in cambio di sgravi fiscali.

Dopo la bocciatura, circa un mese fa, della nostra proposta di studio per un’iniziativa sostanzialmente identica, il Baratto amministrativo, bocciatura presumibilmente avvenuta per motivi “politici” e non di sostanza, ci viene presentato un regolamento sui Patti di collaborazione sul quale era, ed è, nostra intenzione lavorare con serietà, per integrarlo o modificarlo nelle parti carenti.

Il regolamento, composto da tante pagine, viene consegnato ai vari gruppi consiliari il mercoledì (6 aprile) con la strana pretesa che in una notte il M5S potesse studiarlo e potesse presentare le osservazioni il giorno dopo in Commissione consiliare (7 aprile). In Commissione invece, proprio per l’esiguo tempo messo a disposizione, ci limitiamo ad astenerci e lavoriamo intensamente nei giorni seguenti, in molti, sul regolamento consegnatoci. Con spirito altamente collaborativo e certi di portare miglioramenti sostanziali al Regolamento, seguiamo l’unica strada democratica che ci resta per proporre le nostre variazioni, cioè presentiamo una serie di emendamenti, per la precisione 64.

Vogliamo con forza sottolineare ai cittadini che per noi il Patto di collaborazione, se fosse realizzato con criterio, sarebbe importantissimo, perché permetterebbe una lodevole sussidiarietà tra pubblico e privato. Nella discussione in aula, prima dell’esame degli emendamenti, sia i nostri rappresentanti, sia altri dell’opposizione chiedono un rinvio della discussione della delibera, proponendo di lavorare insieme a un regolamento migliore da presentare magari tra 4/10 settimane, visto che non vi è alcun carattere d’urgenza che obblighi ad approvarlo con tanta tempestività. Ma la maggioranza si chiude a riccio e di fatto, nonostante il passaggio di vari emendamenti integrativi e migliorativi, lascia invariato un Regolamento di cui, per le sue vistose carenze, i cittadini con tutta probabilità non usufruiranno.

In definitiva una medaglia messa dalla maggioranza che, dopo la bocciatura della nostra mozione sul baratto amministrativo, si era probabilmente trovata in difficoltà coi suoi stessi elettori.

 

Perché il Patto di collaborazione approvato è un pessimo regolamento?

1 – All’art. 5 del Regolamento vengono elencati una serie di argomenti che il documento si propone di sviluppare, tre dei quali tuttavia nel prosieguo del medesimo vengono misteriosamente dimenticati (probabile risultato di un copia-incolla errato);

2 – Al cittadino per lavori utili alla città viene riconosciuto un “abbuono” fiscale non superiore al 30% delle imposte comunali che lo stesso deve pagare. E’ semplice quindi fare due conti e realizzare che il contributo sarebbe ridicolo e totalmente disincentivante. Nelle città in Italia dove tra imposte e tasse si paga di più, infatti, la cifra non supera gli 800 euro, per cui a Macerata, il cittadino benestante che volesse avvalersi del Patto riceverebbe un contributo di 200/300 euro annui, mentre coloro che ne avrebbero più bisogno avrebbero solo briciole;

3 – Al cittadino, in aggiunta a quanto detto, viene chiesto anche di assicurarsi contro la responsabilità civile verso terzi (costo minimo 100/200,00 €) mentre non si parla affatto di responsabilità sugli infortuni e sugli adempimenti previdenziali obbligatori per legge. Si chiede al cittadino di assumersi la responsabilità dell’attività svolta per la città, per cui l’ operazione diventerebbe totalmente disincentivante.

 

Per fare un riepilogo di come dovrebbe operare il cittadino per stipulare un Patto di collaborazione possiamo dire che:

A – Deve presentare un progetto compilando dei fogli o comunque avviando una pratica burocratica, che potrebbe diventare costosa perché se non la saprai fare da solo ti dovrai rivolgere a chi la sa fare pagando il necessario;

B – Deve trattare con un’Assicurazione per coprirsi dai rischi personali e verso terzi; e come ben sappiamo un’assicurazione di questo tipo non scende mai sotto i 100/200 euro.

C – Deve infine fare un calcolo personale delle tasse che paga per capire quale contributo riceverebbe dall’amministrazione in cambio di una prestazione (massimo il 30%).

A questo punto il cittadino, accortosi che il Patto gli costerà anche qualcosa, se ne resterà a casa e sorge il legittimo sospetto che forse l’obbiettivo dell’amministrazione non è il vantaggio al cittadino.

 

 

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