Fra’ Pietro da Montolmo, presunto beato

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Nello stradario corridoniano esiste una via intitolata al Beato Pietro da Montolmo. Affermo “presunto beato”, poiché non esiste traccia della sua beatificazione in alcun elenco ufficiale della Chiesa cattolica. Fra Pietro da Montolmo, della famiglia Ducaina di stirpe bizantina, era un minore francescano morto nel 1241 quasi certamente a San Marino nel convento scomparso, situato nella frazione di Murata. Il convento fu abbandonato quando i minori si spostarono dentro le mura in quello annesso alla Chiesa di San Francesco iniziata nel 1351 e terminata intorno al 1400. Lo storico locale Pier Paolo Bartolazzi (1824-1888) riporta con poca convinzione in Memorie Francescane che il Civalli asserisca Pietro essere morto a Montolmo.  Sempre il Bartolazzi cita che il frate è menzionato per l’anno 1241 dal Wadingo (Luca Wadding 1588-1657) nei sui Annales Minorum (Tomo III) pubblicati tra il 1625 ed il 1654. È però antecedente agli Annales lo scritto di Marco da Lisbona (1511-1591) Delle Croniche de’ frati minori. La versione che ho potuto consultare tradotta da Orazio Diola fu pubblicata a Venezia nel 1589. Nel capitolo XII (p.466), D’alcuni Huomini Santi che fiorirono in questi tempi nell’Ordine, scrive: “Fra Pietro da Mont’olmo religioso di molta perfettione in questo tempo morì, e per la sua Santità fece molti miracoli”.

Luca Waddingo
Luca Waddingo

 

Segue poi il racconto di tre miracoli avvenuti dopo la morte. Una giovane su’l transito da morire viene portata dalla madre a toccare la salma e la faccia alla figliola rinvenne subito e con stupore di tutti i circostanti, la figliola se ne tornò sana con la sua madre a casa. Un uomo da Monte Rubiano stroppato [storpio] tutto da un lato si fece portare al sepolcro del santo, e incominciò ad invocare San Francesco ch’aiutasse il Beato F.Pietro suo Discepolo e fermatosi a lungo vicino al sepolcro guarì. Infine una donna di Fermo stroppata alla schiena fu portata al sepolcro del Beato F.Pietro e quivi fatto oratione, se ne levò sana. È importate rilevare che il paragrafo Delle Croniche è intitolato F. Pietro da Montolmo con nessun titolo aggiuntivo. Per altri personaggi, come a esempio per fra Giovanni da Fermo, il paragrafo è intitolato Santità del Beato fra Giovanni da Fermo. Ritengo quindi che il termine “beato” non indicasse una ufficializzazione da parte della Chiesa,  ma solo una constatazione delle grandi doti mistiche del religioso: un  elogio  o, al massimo, una  speranza  sulla  sua  futuraelezione alla gloria degli altari. Sempre il Bartolazzi lo definisce “beato”, ma molto probabilmente solo per dotare i cittadini di un compaesano a cui raccomandarsi in Cielo. E poi, beato o no, i miracoli sembrava che li avesse davvero fatti, e quindi perché privarsi di un protettore locale solo perché qualcuno non si era presa la briga di iniziare o finire un processo di canonizzazione? Padre Sigismondo da Venezia nella sua Biografia serafica francescana del 1846 lo definisce religioso di grande virtù e santità, predicatore insigne e operatore di Miracoli. Bisogna considerare che fino al XII secolo provvedevano i vescovi nella loro diocesi alla beatificazione dei defunti. Alessandro III (1100 ca.-1181) rivendica a sé le cause di canonizzazione, Gregorio IX (1170 ca.-1241) inserisce la norma nel Corpus Iuris Canonici e Sisto V (1521-1590) crea la Congregazione dei Riti: comunque fino al XIV secolo le cose non erano sempre molto chiare e regnava una certa confusione. Si poteva essere chiamati “santi” a furor di popolo o per strane vicissitudini, come per quella di messer Ciappelletto di boccacciana memoria!

13 agosto 2016

 

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