Lo vi’ de la chjaetta!

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Continuiamo la passeggiata intorno alle tradizioni della nostra campagna con una “trovata” dei nostri nonni, una “penzata” che sta esattamente nel mezzo tra lo scherzo e l’illegalità. Abitualmente i contadini producevano nelle annate buone poco più vino di quello che era necessario per il desco familiare, perché la parte colonica dell’uva non era tale da consentire una grande produzione. Quando, agli inizi degli anni ’50, i “signori di città” scoprirono la genuinità dei prodotti della campagna circostante, i contadini, vedendoli arrivare in massa armati di damigiane per avere “lo vi’ de la chjaetta” (il vino direttamente spillato dalla botte), si trovarono in difficoltà perché la loro piccola scorta terminava ben presto. La ricerca del vino di campagna era stata stimolata dal fatto che si era sparsa la voce (di certo una leggenda metropolitana…) che un noto cantiniere maceratese, in punto di morte, avesse detto al figlio mentre lo assisteva al capezzale: “Figlio caro, ti confesso una cosa che tu, pur lavorando da venti anni nella nostra cantina, non sai: il vino si può fare anche con l’uva!” Se la circostanza fosse vera o no difficile dirlo, fatto sta che a Macerata tale modo di dire era diventato proverbiale. Quindi, per essere certi della genuinità del vino l’unico modo era di andare a prenderlo direttamente dalla botte del contadino. Infatti costui, facendolo per se stesso, lo produceva certamente secondo le giuste regole. Il problema era che il “vergaro”, lasciato il vino per la sua famiglia, ne aveva da vendere solo piccole quantità. Ma… il contadino, scarpe grosse e cervello fino, che ti pensa? Vuotata la botte telefona a un enopolio ordinando una cisterna di vino con cui riempire di nuovo la botte. Naturalmente chiedendo che la consegna venga effettuata al mattino molto presto o in tarda serata, orari in cui i “signori” non ci sono. A questo punto era sufficiente spargere la voce che era maturata una nuova partita di vino… in pochi giorni la botte era nuovamente vuota! E si ricominciava da capo. Il contadino “onesto” quel vino lo faceva pagare un po’ di più perché, come tutti potevano vedere, era… genuino vino di campagna… spillato da la chjaetta!                       

27 ottobre 2016

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