Immigrazione e Sanità

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Affrontiamo un argomento difficile (perché, purtroppo, politicizzato per interessi personali), quello degli immigrati in Italia. A gennaio 2015 erano 5,8 milioni di persone (dato Eurostat); oggi si stima siano ben oltre i 6milioni. Tanti. Troppi, anche perché arrivati in tempi brevi. Si può dire una invasione. Non entriamo nel merito del business, ne abbiamo scritto in modo esaustivo e documentato ne La rucola  n° 199, ma parliamo della mancanza di coordinamento statale a fronte della “voracità” degli affaristi di ogni genere che lucrano sull’accoglienza. Un flusso così imponente (quasi un esodo biblico) che entra in una nazione organizzata per far vivere 50 milioni di residenti crea uno squilibrio. Quando si crea un’azione bisogna pensare “avanti”, cioè alle conseguenze che questa azione porta su vari livelli. Proseguiamo con un esempio: Sanità. Entrando 6 milioni di persone queste creano uno squilibrio molto forte da assorbire. Chi arriva da un altro continente ha le difese immunitarie contro i mali del luogo di provenienza, non contro i virus del nuovo posto. Un legislatore accorto, ben sapendo cosa sta causando favorendo la massiccia immigrazione, si prepara all’accoglienza. Come? Potenziando il comparto sanitario, per affrontare i nuovi degenti che non potranno non esserci. In Italia cosa si è fatto? Il contrario. Regione Marche: si riducono i posti letto, si chiudono gli ospedali, i degenti si concentrano in strutture (vedi l’ospedale di Macerata) non potenziati a sufficienza, anzi. Risultato? I malati, italiani ma non solo, sono costretti a stare decine e decine di ore lungo i corridoi del Pronto Soccorso adagiati su una barella. Poi i benpensanti ottusi si lamentano e criticano gli italiani accusandoli di razzismo. Non è così! Gli italiani non sono razzisti, sono solo arcistufi di essere governati da personaggi equivoci che non hanno alcun interesse nella cura della propria Nazione.

 27 gennaio 2017

 

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