A quissu je va in fumu lu cervellu!

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La frase “a quissu je va in fumu lu cervellu” aveva due significati, entrambi negativi. Il primo era che il soggetto in questione avesse un cervello tanto modestoda avere la stessa consistenza del fumo. Il secondo era legato al fatto che le cinghie di trasmissione dei vari meccanismi comandati dal pedale (ruota per affilare le lame, piatto per fare i vasi, lama per tagliare il fieno) erano realizzate artigianalmente, con materiali di scarsa qualità e usate fino all’eccesso. Per cui, se sollecitate troppo slittavano sulla puleggia e si troncavano con una fumata. In tempi più vicini il detto faceva riferimento al fatto che i motori di “prima generazione” erano poco resistenti alla fatica e che, quando erano sottoposti a uno sforzo prolungato ed eccessivo… “rendevano l’anima a Dio” con una vistosa fumata. Il paragone tra i cervelli e i motori era molto calzante sino a qualche anno fa. Oggi assai meno perché si ha la netta impressione che vadano in fumo più facilmente i cervelli delle persone che i motori delle macchine.

Cesare Angeletti

04 febbraio 2017

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