“Un faro nel centro storico di Macerata”? chiamare l’Enel…

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Saletta del Claudiani gremita per accendere “Un faro sul centro storico di Macerata” e qualcuno un po’ di luce ha cercato di farla, con Francesca D’Alessandro di “Macerata nel Cuore” a fare gli onori di casa. Ci ha provato Pezzanesi, Sindaco di Tolentino, appellandosi a quello che ormai è il fantasma dello “Spirito di Servizio”, affossato dall’egoistico senso del potere, dall’arrivismo, dal protagonismo, dal dio denaro e, buon ultimo ma non ultimo dagli “unti dal Signore” che fanno quel che gli pare. Ci ha provato il prof Rivetti appellandosi a teorie, ahimé valide, quali avere una visione politica proiettata nel futuro e scelte condivise (non con i 4 amici di partito) per conoscere le esigenze altrui… situazioni di consapevolezza oggi sempre più rarefatte. Ci hanno provato anche i “fuochi d’artificio” esplosi da Carlo Cambi a illuminare la scena… ma i fuochi da Natale a Capodanno sono stati vietati dall’Amministrazione maceratese. Tutto sommato una bella protesta che, però, serve a poco. Perché i mali, e non della sola Macerata, partono da lontano. Si dice: “Il pesce inizia a puzzare dalla testa” e tutto è iniziato quando sono stati dati poteri alle Regioni, guidate da politici di serie B che fanno e disfanno improvvisando (da noi basta dare uno sguardo alla Sanità… alla proposta della pista ciclabile per i terremotati – non attuata – e alla grotta di sale, sempre con le offerte per i terremotati, questa sì attuata). È il caso dei permessi concessi a raffica ai centri commerciali, numerosissimi in un territorio di poco più di 300mila abitanti, che hanno distrutto i servizi nei piccoli paesi dove rimangono a mala pena quelli più essenziali (il cibo) ma non ci sono più i servizi accessori comunque utili a chi dal paesello non si può spostare. Anche Macerata ha subito l’invadenza dei centri commerciali che l’hanno letteralmente circondata. Questi sono organizzati come un piccolo paese ricco di tutto, specialmente di ampi spazi per lasciare l’auto… gratis. Che si è fatto per riequilibrare le sorti commerciali del centro storico che, non dimentichiamo, è trainante per tutte le altre perifericità cittadine? Parcheggi a pagamento e multe, chiusura alle auto. Il risultato è sotto gli occhi di chi vuol vedere: “Il deserto dei tartari” (libro che Carlo Cambi vuol regalare a molti…). Poi Macerata è stata fatta diventare una città universitaria. Sapete cosa è una città universitaria? Un luogo che ai giovani offre sì cultura e futuro, ma anche servizi a basso costo a studenti squattrinati… e il centro odora così di pesce fritto congelato o porchetta che dir si voglia. Il costo delle stanze per gli studenti è un altro paio di maniche, che arricchisce chi le possiede e svuota di famiglie residenti il centro storico. Chi si ostina a dire che il centro è vivo non sappiamo con che occhi guardi. Noi, in attesa dell’inizio dell’incontro, abbiamo passeggiato una ventina di minuti, poco dopo le ore 18:00 e in periodo prenatalizio, per il centro storico insieme con un amico: abbiamo contato 7 persone (sic!) e tre questuanti africani, uno con il cappello a chiedere l’elemosina e gli altri senza nemmeno il cappello ma con le mani tese.

Tutto ciò è stato aggravato con l’accoglienza mistificata, ma questa è un’altra storia, cronaca ormai quotidiana di coltelli e droga.

Fernando Pallocchini

19 dicembre 2017           

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