“Il Cristo velato”, quando un’opera d’arte dà una emozione diversa

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Spesso ho chiarito che né una poesia e nemmeno uno scritto nascono a caso! Essi originano da un’emozione, da un qualcosa che è accaduto e che ha fortemente motivato la nostra mente, il nostro mondo interiore, sino a portarci a trascrivere quanto sentiamo. Ammiro spesso la scultura del Cristo Velato, sita nel Museo Cappella Sansevero a Napoli, realizzata dallo scultore Giuseppe Sanmartino nel 1753, che Sgarbi ha analizzato criticamente con somma maestria. Eppure, un pomeriggio dello scorso luglio, mentre la osservavo di nuovo, sentii un brivido di emozione diversa. L’espressione del Cristo in realtà sembra quella di un dormiente, forse perché in procinto della sua resurrezione, ma quel velo, proprio quel velo che lo ricopre, è come se dividesse la sua divinità dal mondo terreno. E in realtà questa nostra caduca vita non è pervasa anch’essa da un “velo”, un velo che non consente di essere lontani da quello “spirito del male”, che ci tiene distanti l’uno dall’altro, che ci vieta di essere amabili, onesti, sinceri, rispettosi, altruisti, pur mantenendo la nostra identità, il nostro mondo privato, affettivo, familiare! Ma il “serpente del male”, con quel sottile velo, serpeggia, strisciando, sotto mille forme mefistofelicamente camaleontiche, tra noi esseri umani! …e chi non è molto accorto o semplicemente è una persona candida, spoglia di cattiveria, deve ingoiare la sua cicuta! Un velo così impalpabile, quasi inconsistente, ma importante! Il nostro corpo, i nostri organi interni, così delicati, delicatissimi, sono difesi dalla pelle, così sottile da sembrare un velo! di Poesia. Eppure l’epidermide ci protegge così perfettamente da consentirci di vivere! Sono le riflessioni su questo “velo” che mi hanno portata a stilare la poesia “Il Cristo velato”, che lo scorso 14 ottobre è stata premiata a Recanati al Concorso di Poesia. Essermi trovata in quel luogo, Recanati, a pochi passi da Palazzo Leopardi e dal Colle dell’Infinito e sentirmi chiamare “poetessa” dai membri di quella qualificata giuria, è stato un premio senza pari! … “ove per poco il cor non si spaura”…

Fulvia Foti

 

Il Cristo Velato

di Fulvia Foti

 

Un tremore di frigida realtà:

morde l’anima tradita.

Tutto ne è pervaso intorno:

non è più azzurro il cielo,

solo fantasmi di nuvole

coprono, come un pietoso

velo di evanescenti forme

la volta notturna…

Non è più azzurro il mare,

nel mistero dei suoi profondi

abissi nasconde la verità.

Non è più verde, il prato,

ove corolle di fiori

tentano di rallegrarlo invano!

Come un Cristo Velato

così una vile parola ha

steso un velo, sull’universo

intero…

Sui pensieri,

sulla volontà,

sulla speranza,

sull’inutile Cuore …

Può il sadismo giungere a tanto?

O è una velata, tortuosa scusa,

perché il subdolo profano

cancelli quanto di più vero

e Sacro invece c’era?

Forse era Amore!

6 gennaio 2018

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