Un appello di civiltà affinché gli stadi siano liberi dalla violenza

Print Friendly, PDF & Email

La squallida vicenda che ha mostrato al mondo l’effige di Anna Frank (nata a Francoforte nel 1929, nascosta in una soffitta per fuggire alle persecuzioni naziste contro gli ebrei, uccisa nel ’45 nel forno crematorio di Bergen-Belsen a 16 anni), simbolo del genocidio di milioni di ebrei da parte dei nazisti appoggiati e sostenuti dalle leggi razziali del fascismo nostrano, in un adesivo antisemita (non è il primo) della Lazio contro la Roma (è una strategia plurinazionale delle forze negazionistiche e antisemite, perché gli adesivi di Anna Frank sono usciti anche in Germania), lascia tanta tristezza e tanta rabbia perché in più di settanta anni di democrazia non siamo riusciti a educare i giovani al rispetto della storia e delle persone. L’ignobile comportamento non può essere esorcizzato con l’omaggio di qualche minuto o di qualche ora ad Anna Frak o con qualche tardiva richiesta d’intestazione di strada, perché il bene della memoria, storicamente provata, è troppo prezioso.

 

La scuola ha le sue colpe

La scuola ha fatto troppo poco, con programmi limitati nel tempo, con libri di testo non  sempre chiari e adeguati, per educare i giovani a una chiara e critica preparazione civica, ai principi della nostra Costituzione. La scuola non è stata capace di instillare una passione pulita per lo sport. Sono un tifoso del Torino, nessuno meglio di me sa che lo “sfottò” è l’anima del calcio, ma mai l’odio e la violenza! Sogno un calcio pulito. Perché sporcare la Lazio che gioca bene e diverte e dona la possibilità agli sportivi veri di vivere uno spettacolo piacevole? Perché lo sport dovrebbe essere scuola di correttezza, invece con il calcio si fanno affari, speculazioni, e i tifosi, inconsapevolmente, e gli ultras ne sono la copertura. Tutto ciò agli appassionati di calcio rende dura stare allo stadio insieme con delinquenti e idioti.

 

Estremismi sottovalutati

Non esiste una violenza buona e una cattiva. Si sono tollerati e sottovalutati nelle curve gli estremismi e la situazione è degenerata: è venuto a galla il pensiero che era presente nelle menti dei sedicenti tifosi. Il Ministro dello Sport ha detto e scritto: “Tutto l’impegno possibile, affinché nessun rigurgito antisemita macchi lo sport italiano”. Allora insieme con quello degli  Interni, della  scuola, di ogni rappresentanza sportiva di tutte le parti politiche, costituisca una task force, al di sopra di ogni convenienza, per garantire in ogni gara tranquillità, libertà di credo e dignità a ogni persona di qualunque nazionalità o colore sia.

 

Un Presidente “sportivo” dovrebbe essere di esempio

Il Presidente della Lazio, Lo Tito, in aereo ha affermato (documentato e provato da un giornale nazionale) a proposito della deposizione di una corona in Sinagoga: “Andiamo a fare questa sceneggiata, il Rabbino è a New York, il vice ci sarà”. Sono parole vergognose detta da un Presidente che, per questo, dovrebbe dimettersi ed essere rimosso da ogni carica sportiva. Non c’è ammenda che tenga per la connivenza in un reato: è colpevole chi delinque, quanto chi regge il sacco. Abbiamo notato che alcuni “colpevoli” sono stati individuati e a costoro è stato comminato il daspo (allontanamento dagli stadi) da cinque a otto anni, ed è stata trovata la tipografia dove ci sono chiare le prove della stampa degli adesivi incriminati. Non è, quindi, un complotto come faceva capire Lo Tito e una parte di chi ha organizzato il “fattaccio” è composta da minorenni, un dato che potrebbe aggravare le posizioni individuali e che, comunque, presuppone la ricerca di mandanti. Lo Tito ha detto che in ogni gruppo esistono dei cretini, ma è troppo furbo per non capire la differenza tra un imbecille e un delinquente. La verità, purtroppo, è che l’antisemitismo è passato dal 20% al 29% e che l’odio per qualunque razza è in aumento.     

Lattanzi Giulio

13 gennaio 2017

 

A 7 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti