L’ombra lunga della Sublime Porta… e dell’industria farmaceutica

Sembra nato dalla fantasia di una esperta scrittrice di saghe familiari quale Sveva Casati Modignani o uscite dalla penna di un autore di thriller. Con questi e altri ingredienti ben shakerati (segreti alchemici, commerci con l’Oriente, lotta contro le lobby, emigrazione) sarebbe un buon giallo ambientato all’ombra della Sublime Porta. Invece sono le documentate vicende degli antenati del professor Nicola Corrado, docente a riposo dell’Università “Federico II” di Napoli.

 

La foto color seppia

Tutto ebbe inizio da una foto color seppia ereditata dal padre Diego. Senza avere altro documento, il professor Corrado è riuscito a scoprire e ricostruire le assai complicate vicende di guerre, emigrazioni di tre generazioni dei suoi predecessori, attivi in ambito medico, farmaceutico e commerciale. Le sue ricerche si sono estese in Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Cipro e Turchia, poi grazie a Internet ha ritrovato della documentazione persino all’Archivio Medico di New York e ha conosciuto un cugino di origine libanese che vive a Osaka in Giappone.

 

Il medico Michele

Non si è potuto recare ad Aleppo in Siria perché quando l’aveva deciso, scoppiò la devastante guerra civile che l’ha distrutta. Inizialmente ha supposto che l’uomo della foto fosse il nonno paterno, farmacista, Nicola Corrado (1859 – 1926), già sottufficiale dei Bersaglieri. Dopo le lunghe e laboriose ricerche venne a scoprire che l’uomo ritratto nella foto è il fratello di Nicola, il medico Michele (1848 -1900) il quale pubblicò una serie di lavori sulla febbre dengue e sul colera. Era il direttore sanitario del vilâyet (circoscrizione amministrativa) di Aleppo. L’uomo con il tarbush in capo, ripreso a mezzo busto, mostra sul petto le onorificenze probabilmente ricevute dal Bey di Aleppo per  aver contrastato l’epidemia di colera proveniente dalla Mesopotamia e sviluppatasi tra 1876 e il 1900.

 

La cura per il cancro della pelle

Il capostipite Diego, scopritore di una “polverina” per curare il cancro della pelle senza bisturi, finì in cattiva fortuna. La sua decadenza iniziò nel 1870 quando era dirigente del Protomedicato Borbonico, probabilmente perché la classe medica piemontese sostituì quella borbonica. Egli subì l’ostracismo dei Savoia, così i figli pensarono bene di emigrare. La storia si dipana da Napoli seguendo le tracce di tre fratelli Corrado: Michele, medico; Nicola, farmacista; Francesco, commerciante (1849 – ?); emigrati tutti e tre verso i territori dell’Impero Ottomano.

 

Emigranti

Nicola e la sua famiglia, stranamente, s’imbarcarono dal porto di Livorno. Quello dei tre che ha avuto maggiore successo è stato Michele con la sua lotta contro il colera fermato alle porte di Aleppo, come documentato da diversi consolati. Nicola divenne il capo dell’ufficio import-export della “Società di Navigazione Italiana” a Mersin (antica Cilicia), in Turchia. Francesco, commerciante di tappeti orientali, intorno al 1900 spedì in regalo dalla Turchia al fratello Vincenzo un calesse, tappeti e stoffe damascate, poi scomparve misteriosamente. Vincenzo era più giovane e medico, ed era rimasto a Napoli.

 

La guerra italo-turca

I problemi più gravi dei tre fratelli Corrado e delle rispettive famiglie iniziarono con lo scoppio della guerra Italoturca (1911- 1912) poco conosciuta in generale e meno nel particolare. Pochissimi sanno che fu appoggiata anche da alcuni vescovi e finanziata anche dal Banco di Roma per recuperare i debiti non onorati da imprenditori libici.

 

Centomila italiani espulsi

Quella guerra fu disastrosa per almeno centomila italiani espulsi da tutto l’Impero Ottomano in seguito al decreto datato 5 febbraio 1912 emanato dalla Sublime Porta come ritorsione dei cannoneggiamenti navali italiani ai Dardanelli e a Beirut di Siria. Professionisti, impiegati, ecc., esclusi vedove e sacerdoti, furono licenziati ed espulsi. I Corrado ripararono a Larnaca (Cipro) a bordo della nave “Maria Teresa”. Diego aveva con sé quattro familiari, si suppone fossero tre sorelle e il fratello Vincenzo di cui qui si perderà traccia.

 

Licenziato da Mussolini

Diego ritornerà in Italia via Porto Said (protettorato inglese); in patria, quale indennizzo, gli fu assegnato il posto nelle Regie Ferrovie nel 1913 a Napoli. Si sposò con una rifugiata palestinese. Il 1 maggio 1923 Diego scioperò insieme con i ferrovieri socialisti e fu licenziato in tronco da Mussolini. Gli fu offerta la riammissione in servizio solo se entro cinque giorni avesse fatto la tessera del PNF. Ma non s’iscrisse ed emigrò in Francia, dove visse come commerciante di tessuti e con documenti da “nomade”.

 

La “polverina”  che guarì 624 casi di tumore

Vediamo cos’era quella polverina. La chimica nata con Lavoisier era ancora una scienza relativamente giovane, la “polverina” era un preparato scoperto con gli esperimenti inizialmente alchemici e poi farmaceutici di Diego, nato a Monteleone di Calabria (attuale Vibo Valentia) nel 1814 durante l’occupazione fran cese di Gioacchino Murat. L’uomo poi emigrò a Napoli, il suo motto era: “Noli me tangere” (nessuno mi deve toccare), riferendosi alla chirurgia, infatti, egli aspramente combatté i metodi chirurgici tradizionali nella cura del tumore della pelle, chiamato scirro in ambito sanitario. Durante la sua carriera medica era riuscito a guarire 624 casi di tumore della pelle, tutti documentati.

 

Il giallo s’infittisce

A questo punto il giallo s’infittisce perché Diego, alla sua morte, non lasciò in eredità a Vincenzo, suo unico figlio medico, laureatosi a Napoli, la formula della polverina. Chissà perché! Finché non entra in scena un altro personaggio, scrittore e giornalista francese: Pierre Fontaine. Negli anni Trenta del Novecento egli si appassionò tanto alla storia di Antonio Corrado (figlio di Michele) nato ad Aleppo il 13 aprile 1889, impiegato all’ambasciata italiana a Beirut (Libano). Pierre conobbe Antonio in Francia, ove tentava di brevettare la formula della “polverina” appartenente al nonno Diego, avuta dalla zia Matilde. Fontaine scrisse il libro “Enquestes noires” dove si raccontano dei tentativi fatti per abilitare all’uso questo farmaco e delle angherie subite dalla classe medica e farmaceutica. Sostenendo che la medicina ufficiale ha sempre osteggiato violentemente qualsiasi forma alternativa alle ricerche della potente industria farmaceutica mondiale.

 

Scomparse misteriose

Oggi le ricerche continuano alacremente, mancano all’appello: Francesco scomparso misteriosamente quarantenne nell’Impero Ottomano, del quale non si sa altro e Vincenzo ancora presente dopo lo sbarco a Larnaca e poi scomparso prima che il fratello arrivasse a Porto Said, per imbarcarsi per l’Italia insieme con le tre sorelle. Il giallo continua! Partendo dalla vita di Teresa, la dottoressa Vanna D’Amato sta scrivendo un romanzo storico. La figura di Teresa Franchi (1858 – 1925), moglie del farmacista Nicola e nonna del docente universitario, è molto affascinante per lo stile di vita moderno per la sua epoca. Era senza dubbio una donna coraggiosa: ebbe un figlio da Nicola prima del matrimonio, e fu la prima a partire da sola verso Alessandria d’Egitto, poi seguita dal marito.

Eno Santecchia

20 febbraio 2018

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