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Politica / Ultime notizie

“Immigrazione” proviamo a comprendere attraverso un apologo

30 Marzo 2018 - by larucola
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Menenio Agrippa è rimasto famoso nella storia per l’apologo delle braccia e dello stomaco che, insieme con accordi successivi, sanò il dissidio tra plebei e patrizi. Oggi, in Italia, siamo nella stessa situazione, differente nei termini ma molto simile nella sostanza: molta parte del popolo è in dissidio con i governanti e il motivo del contendere è il numero eccessivo di migranti e i costi da sostenere per la loro accoglienza in un periodo di vacche magre (per il popolo…). A questo punto, per la comprensione, facciamo i Menenio Agrippa degli anni 2000 e vi raccontiamo un apologo.

 

L’apologo

Una persona ha le sue abitudini alimentari, cioè mangia cibi che conosce e che sa gli fanno bene e ne mangia in quantità sufficiente per non stare debole ma anche per non sentirsi troppo pieno. Poi arriva un tizio prepotente che lo obbliga a nutrirsi più del necessario e, come se questo non bastasse, lo costringe ad assumere cibo tossico, guasto. Il risultato è che il corpo di questa persona ingrassa per il troppo mangiare poi si deteriora a causa del cibo avariato; in più gli fa spendere denaro che economicamente, non essendo utilizzato per le sue necessità quotidiane, lo mette in crisi.

 

Il parallelo

Immaginiamo che il corpo di questa persona sia lo Stato Italiano, che ha un suo equilibrio interno di popolazione e che il cibo introdotto a forza siano gli immigrati (da qualsiasi parte del mondo provengano). Quando sono troppi si crea uno squilibrio, se poi tra questi arrivassero (come sono arrivati) elementi indesiderati perché tendenzialmente delinquenti, lo Stato (che non è una entità virtuale ma è composto dai cittadini, anche immigrati già bene integrati) subisce un danno (droga-prostituzione-stupri-assassinii-furti). In più i soldi spesi per l’accoglienza creano uno squilibrio economico nel senso che si sarebbe dovuto spenderli per esigenze interne della nazione data la crisi.

 

Un po’ di dati

L’immigrazione va avanti da una dozzina di anni e solo nel 2013 l’Italia spendeva 1.800.000 euro al giorno, vale a dire che (cifra approssimativa ma vicina alla realtà) fino a ora  sono stati  spesi 6,5 miliardi di euro e sono state accolte oltre 7 milioni di persone (anche qui cifra approssi mativa per difetto, come sopra ricavata per media non avendo potuto controllare tutti gli anni e tutte le cifre da Istat). Tra costoro, quelli che fuggono da situazioni belliche, cioè i richiedenti asilo politico o altra forma di protezione, all’inizio del 2016 erano solo 155.177, ai quali se   ne sono aggiunti 70.000 nel 2016 e pochi altri ancora nel 2017. Quindi possiamo dire che tutti gli altri (milioni di persone) sono (passateci un brutto termine) “manovalanza”, così almeno si sono affrettati a dire i politici, nel senso che “ci dovranno pagare le pensioni” (terminologia terribile – non nostra – che lede la dignità della gente accolta perché presuppone una specie di schiavismo).

 

Conclusione

I politici al comando sono come quel prepotente: hanno ingozzato l’Italia con un numero eccessivo di migranti senza alcun controllo preventivo, permettendo in questo modo l’entrata di soggetti che non sono stati in grado d’integrarsi e si sono dati alla delinquenza, senza peraltro che siano state previste forme efficienti e sicure di espulsione. Macerata, purtroppo e suo malgrado, ne è stata un esempio lampante.

 

Che fare?

Ora, come tirarsi fuori dagli impicci? È chiaro che gli stranieri che si sono integrati, lavorano e hanno messo su famiglia, sarebbe disumano mandarli via. Diversa è la situazione di coloro che hanno permessi scaduti, non hanno un lavoro e vivono border line. Costoro generano solo danni, a tutti, italiani o stranieri integrati. Essendo difficile una verifica dei soggetti al momento dell’arrivo, questa va fatta attraverso i centri di accoglienza (tipo il Gus) dove chi non è in grado di integrarsi deve essere segnalato ed espulso. Non crediamo sia così difficile da fare.

 

I nostri disoccupati

Piuttosto, una parte di quei miliardi spesi per l’accoglienza sarebbe stato meglio investirli per creare lavoro per i nostri disoccupati (sono circa 2.800.000) che, guadagnando, avrebbero rimesso in circolo ogni mese più di 2 miliardi di euro con benefici effetti sulla economia interna del paese. Ma, forse, qui non ci si poteva speculare abbastanza…

Fernando Pallocchini 

30 marzo 2018

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