“Il rosso fiore della violenza” – XLV puntata

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Era il crepuscolo di un giorno qualunque per M., paesino del Gargano. I suoi abitanti, riuniti attorno al desco, stavano consumando la cena. Chi possedeva un televisore condiva il cibo con le pessime notizie del giorno, prima d’andare a letto a far brutti sogni. L’annunciatrice televisiva, atteggiando il viso a viva tristezza, annunciò che a S., città del Nord, durante una manifestazione sindacale alcuni individui col viso coperto da passamontagna avevano fatto fuoco con pistole e bombe molotov provocando un morto e decine di feriti. Gli ascoltatori non prestavano molta attenzione: i morti e i guai degli altri non fanno notizia.

 

Un nome e un cognome…

Ma un nome e un cognome, associati a quello del loro paese, li fece sobbalzare come tante molle, svegliandoli dal caldo torpore della cena. “Che ha detto?” Chiese un capo di famiglia al figlio che faceva da interprete televisivo. “Papà, ha detto che hanno ucciso  Mario La Torre, il figlio di Matteo ‘u cafone’”. – “Chi?” – “Papà, quello che s’è arruolato nella polizia, non te lo ricordi più?” – “Ah sì, adesso mi ricordo: Mario, l’eterno disoccupato!” – “Gesù, Gesù!” Cominciò a urlare la padrona di casa la quale, correndo verso la finestra, la spalancò affacciandosi: “Angelina, Angelina, hai sentito che ha detto la televisione?” – “No, sto in cucina a lavare i piatti, perché che ha detto?” – “Hanno ucciso Mario, il figlio di Matteo ‘u cafone’”. – “O Madonna mia! Povero figlio e com’è successo?” – “Lo sai no che sta in polizia? Oggi a Nord c’è stata una mezza rivoluzione con sparatoria: una pallottola ha acchiappato proprio a lui, poverino!” La notizia, scambiata ad alta voce, richiamò l’attenzione di tutto il vicinato e velocemente fece il giro del paese. La gente si riversò nelle strade per commentarla, ognuno apportando una propria versione dell’accaduto e contrastando energicamente le altrui affermazioni. Dopo un po’ i morti erano tanti e i feriti addirittura non si contavano. E quella che era stata un’isolata manifestazione di piazza si tinse dei colori d’una rivoluzione estesa all’Italia tutta.

 

Chi lo dirà al padre? e a Carmelina?

 “E ora chi glielo va a dire al padre?” – “Ah! Io non ho il coraggio!” Rispose un secondo paesano, arretrando istantaneamente. “Ci penserà Carmela, la fidanzata del figlio”. Intervenne un terzo. “A Carmela chi lo dice?”  Aggiunse un quarto. “Queste sonouella che era stata un’isolata manifestazione di piazza presto si tinse dei colori di una rivolquellq cose da femmine, a noi non interessano!” Rispose un altro che così chiuse il discorso dei compiti e delle responsabilità degli uomini del paese. “Carmela  è  la  compagna  di Angela Maria,  la  figlia del fabbro”. Confermò un’altra paesana. Stabilito chi dovesse essere il messaggero di morte partirono tutte insieme verso la casa di Angela Maria, sorella del brigadiere di pubblica sicurezza Antonio Lauriola che tanto aveva caldeggiato l’arruolamento di Mario. Appena giunti nei pressi della casa si riformò di nuovo il capannello e ricominciarono a palleggiarsi la responsabilità su chi dovesse essere  il designato. Alla fine la donna più anziana del gruppo avanzò di due passi, distaccandosene per meglio evidenziare il suo ruolo. Si mise a urlare con tutto il fiato che aveva in gola: “Angela Maria, Angela Maria, affacciati alla finestra che ti devo dire una cosa”. Quella si affacciò che stringeva ancora tra le mani un piatto che stava lavando: “Che vuoi comare Giovanna?” – “Hai sentito che ha detto la televisione?” – “No”. – “Hanno ucciso Mario, il figlio di Matto ‘u cafone’!” Angela Maria urlò di raccapriccio , lasciandosi sfuggire di mano il piatto che andò a infrangersi rumorosamente ai piedi  della comare. “Che dici! O Madonna del Carmine, ma è proprio vero?” – “È vero si, purtroppo!” – “Mamma santissima e mo’ chi glielo dice a Carmelina?” – “Noi siamo venute apposta da te, perché tu la conosci meglio di noi”. Riprese a dire la comare Giovanna. “Sì,sì, mo’ ci vado!” Scese a precipizio, inseguita dal gruppo, che respirava affannosamente per l’ansia e per la corsa.

 

“Fatti coraggio Carmela…”

“Carmela, Carmela. Sono Angela Maria, scendi giù, ti devo dire una cosa!” Carmela s’affacciò: “Che vuoi a quest’ora? Sono impicciata, mó sto sciacquando i piatti!” – “Carmela è accaduta una disgrazia!” – “Madonna del Carmine, chi è morto il padre di Mario?” Chiese Carmela allarmata. “No, no!” Rispose Angela Maria, tutta eccitata. “E chi allora? Ti prego dimmelo, non tenermi sulle spine!” Pregò a mani giunte Carmela allarmata e in cuor suo già temeva che fosse accaduto qualcosa di grave al suo Mario che sapeva impegnato nella sua prima prova pratica in quella lontana manifestazione sindacale, ma non aveva il coraggio di fare il suo nome. “La televisione ha detto che ad S., a Nord, c’è stata una sparatoria con un morto”. Riattaccò a parlare Angela Maria che cercava di darle la notizia un po’ alla volta, quasi a volerne attutire la drammaticità. Il capannello dei paesani si stringeva sempre di più addosso alle protagoniste e, nel silenzio più completo, attendeva con ansia che il dialogo arrivasse al nocciolo. “Madonna santissima a S. ci sta anche Mario mio! Dai, dimmi cosa è accaduto, non farmi morire di crepacuore!” Carmela insisteva pur avendo già percepito, prima che la notizia uscisse dalla bocca dell’amica, il drammatico contenuto, nella folle speranza che non si trattasse del suo Mario. “Fatti coraggio Carmela, Mario è morto!” Disse alla fine l’amica, scoppiando a piangere. Carmela senza un gemito si afflosciò a terra svenuta. Le comari come se avessero ubbidito al comando d’un invisibile direttore d’orchestra, esplosero tutte  insieme in un coro di urla, di pianti e di commiserazione per quella disgrazia che così duramente aveva colpito Carmela. C’era chi le slacciava il colletto della camicia, chi le faceva vento con lo zinale e chi le passava sotto il naso una boccetta d’aceto, arrivata senza sapere come in mezzo a quel capannello di gente stravolta proprio in quel preciso tragico momento. Il padre di Carmela, svegliato da quello strepito, s’affacciò alla finestra…        

continua

19 aprile 2018

 

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