Gente strana, i maceratesi: riservati, forse troppo riservati

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Gente strana, i maceratesi. Non per nulla vengono chiamati “pistacoppi” e non è un brutto appellativo. I piccioni, infatti, hanno le ali, il che permette loro di elevarsi (in volo) al di sopra degli altri. E da sopra i tetti delle case guardano giù, osservano quel che accade senza essere fisicamente coinvolti. Non sono timidi i maceratesi, no, questo no e nemmeno scorbutici. Piuttosto gradiscono una certa riservatezza. Tanto per portare un esempio che riguarda noi, come La rucola, vi raccontiamo che quando uscirono oltre 20 anni fa i primi numeri di questo giornaletto in bianco e nero, la curiosità dei pistacoppi era tanta di leggerlo, perché si vociferava che “sparasse” come mai nessuno aveva fatto a Macerata. Ebbene, lo acquistavano dal giornalaio  ma  non  uscivano  dal  negozio senza prima aver occultato il nostro A4 tra le pagine di un quotidiano, in modo che non si vedesse. Riservatezza. I gravi fatti di questi ultimi tempi, accadimenti (guarda caso…) preelettorali in un momento critico per la politica italiana, avvenuti proprio nella tranquilla Macerata hanno confermato l’indole dei maceratesi: sono volati sui tetti e da lì hanno osservato. Certamente non sono rimasti indifferenti, hanno sofferto per quanto è stato inflitto a Pamela come se fosse avvenuto per i loro figli. Hanno anche provato sofferenza per la loro città, sputtanata a livello planetario e non per loro colpe. Tutto il problema è nato dalla inettitudine governativa e dalla bramosia di denaro di tutti quelli che ci hanno lucrato sopra. Lasciamo da parte l’accoglienza  che  è  tutta un’altra cosa. Da veri pistacoppi, addolorati sì ma anche curiosi, da sopra le tegole si sono messi a osservare le varie sfilate, più o meno telecomandate, più o meno motivate, senza partecipare. Non ci si dica che hanno partecipato! Una città di oltre 40mila abitanti se avesse partecipato ancora ci sarebbe in tour la coda degli sfilanti. No. La prima sfilatina ha visto solo i pistacoppi dei centri sociali una razza a parte che si sveglia quando gli fa comodo. Un’altra sfilatona, coordinata a livello nazionale venuta giù con motivazioni (anti fascismo e anti razzismo) che nulla c’entrano con Macerata era composta da tutta gente da fuori, con qualche maceratese politicizzato, come nella successiva sfilata dove erano più le sigle (si fa per dire) che i partecipanti. Nemmeno la fiaccolata li ha visti partecipi: troppo vicina alle elezioni. Ora la vita è ripresa normale e la riservatezza dei pistacoppi è sempre lì inscalfibile. C’è stata l’ennesima sfilata, più spontanea questa volta, ma i maceratesi ne sono stati pochissimo coinvolti, almeno fisicamente, appena un centinaio di persone, alcuni esponenti politici compresi (anche se le buone intenzioni di questi ci lasciano sempre un po’ dubbiosi per via del vecchio detto: non tira se non coje…).

Eppure è stata una manifestazione con le giuste motivazioni: nel nome di Pamela sono state coinvolte altre giovani vittime e il grido unanime è stato contro ogni forma di violenza perpetrata su tutti i soggetti deboli.  

             

Fernando Pallocchini 

3 maggio 2018   

 

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