La cassetta di Leopardi e lo “Lo Zibaldone”, galassia di sentimenti

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L’immenso manoscritto dello Zibaldone di pensieri di Leopardi era costituito da fogli singoli di varie dimensioni, che il poeta teneva tutti assieme in una cassetta: una cassetta che lo seguiva in ogni suo spostamento. Le prime pagine de “Lo Zibaldone dei Pensieri” non hanno data ma a posteriori, tra il 1819 e il 1820, il poeta aggiunge una nota alla prima pagina del manoscritto: “Luglio – Agosto 1817”. Per offrire una marginale idea di questa opera, possiamo, in un sintetico riassunto, esporre quel che essa compendia e tratta: sei argomenti.

1 – Trattato delle passioni, qualità umane, ecc.;

2 – Manuale di filosofia pratica;

3 – Della natura degli uomini e delle cose;

4 – Teoria delle arti, lettere, ecc. Parte speculativa;

5 – Teoria delle arti, lettere ecc. Parte pratica, storica ecc.;

6 – Memorie della mia vita.

Lo Zibaldone è custodito presso la sezione manoscritti della Biblioteca Nazionale di Napoli e i fogli che lo compongono raggiungono il ragguardevole numero di 4526. Dalla seconda parte, “Manuale di filosofia pratica”, trascrivo queste parole indirizzate alla “Speranza”: “L’uomo non può assolutamente vivere senza la Speranza, come senza l’Amor Proprio. La disperazione stessa contiene la Speranza: quelli che non sperano meno godono della loro disperazione e meno disperano e conservano la Speranza, benché languida e visibile in mezzo alla disperazione. Insomma, la disperazione medesima non sussisterebbe senza la Speranza. Il piacere della disperazione è ben conosciuto e quando si rinunzi alla Speranza e al desiderio di tutti gli altri, non si lascia mai di sperare e desiderare questo”. Nel prossimo anno ricorre il bicentenario della stesura dell’Infinito. Questo è un “memento” per coloro che seguono Giacomo Leopardi e la sua vita. Desideravo informare coloro che volessero avere (qualora ciò si potesse) una conoscenza dello “Zibaldone”, che ne esiste una edizione economica a soli 10 euro. Ora termino trascrivendo da “Memorie della vita” sempre dello Zibaldone: “Cangiando spesse volte il luogo della mia dimora e fermandomi dove più e dove meno o mesi o anni, m’avvidi che io non mi trovava mai contento, fintantoché io non aveva delle rimembranze da attaccare a quel luogo. Colla rimembranza egli mi diveniva quasi il luogo natio (le rimembranze sono effetto del tempo, del suo lento fluire e provocano un vago sentimento di piacere: languido, indefinito, legato ad oggetti e luoghi di momenti di vita!). Ed è manifesto che in questa facoltà e copia di ricordanze annesse ai luoghi abitati da me, io non poteva averla, se non con successo di tempo e col tempo non mi poteva mancare”. Lo Zibaldone: “una galassia di sentimenti”.

Fulvia Foti

28 maggio 2018

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